L’indipendenza di camminare a piedi.

Foto "Determined" by Ben Roberts - flick
Foto “Determined” by Ben Roberts – flick

Il mio post sulla decisione di vendere la macchina dello scorso giugno (qui) ha suscitato diversi commenti e mi è piaciuto molto questo articolo segnalato da ammennicoli sul mestiere di ciclista/genitore, che si può applicare anche a podista/genitore (pur se podisti e ciclisti si vedono fra di loro come cane e gatto).

Il resto dei commenti poneva invece l’accento sull’indipendenza data dal possesso dell’auto ed è una reazione comprensibile perchè, senza rendercene conto, tutti siamo condizionati dalla macchina. A me per capirlo c’è voluto un percorso lungo, fatto di tanti anni, che vi racconterò in breve.

Erano i primi anni del nuovo secolo e per dimagrire e rimettermi in forma avevo cominciato a corricchiare: prima 10 minuti, poi mezz’ora, poi un’ora. Dopo alcuni mesi iniziai a fare qualche garetta di quartiere, poi mi iscrissi ad una società sportiva e con gli anni feci anche la maratona. E siccome la corsa ti fa star bene e ti prende, cominciai a correre anche quando gli altri non lo avrebbero mai fatto, cioè con la pioggia, il vento, la neve e il solleone. Nel 2010 feci perfino una maratona di 3 ore e 44 minuti tutta sotto l’acqua: d’altra parte se la prepari da quattro o cinque mesi e se hai speso la modica cifra di 50 o 60€ di iscrizione, la pioggia e il vento… gli fanno un baffo alla maratona!

Fino a qui è solo la banale storia di uno sportivo dilettante che corre e cammina nel tempo libero ma ad un certo punto capita qualcosa che ti fa scattare una molla e scopri che quello che di solito fai per sport puoi farlo anche nella vita di tutti i giorni. Ad esempio sei in coda in auto per andare a fare una banale commissione (tipo in banca o in posta) e quando arrivi a destinazione devi girare a vuoto per cercare un parcheggio libero. Imprechi, ti arrabbi, mandi a quel paese gli altri automobilisti e ti accorgi che, andandoci camminando, ci avresti messo lo stesso tempo e ti saresti stressato di meno… In bici addirittura saresti arrivato prima. A quel punto fai mente locale, ti accorgi che da casa tua al luogo della commissione saranno si e no due o tre km e che magari il giorno prima, allenandoti ne hai fatti almeno il triplo.

Alla fine della storia impari che l’indipendenza non te la dà l’automobile ma l’utilizzo del mezzo giusto al momento giusto… e meravigliosamente scopri che, specialmente in città, l’auto non è quasi mai il mezzo giusto, tranne forse quelle due o tre volte in cui vai a comprare i mobili all’Ikea!

Contromano in bicicletta.

Foto "Ma dove vai, bellezza in bicicletta" by betulì - flickr
Foto “Ma dove vai, bellezza in bicicletta” by betulì – flickr

La strada dove abito è stretta, a senso unico e nelle ore di punta si forma una coda di auto a causa di un semaforo a duecento metri di distanza. Quando sono in bici e non c’è traffico, ad esempio alle 22.00 quando torno dalla palestra, faccio un pezzo di strada contromano. E se proprio sono costretto, tipo se mi viene incontro un bus, salgo anche sul marciapiede… Giuro, per lo stretto tempo necessario! Insomma, da buon ciclista urbano, faccio contemporaneamente due o tre infrazioni al codice della strada, ma l’alternativa sarebbe un giro più lungo su un viale molto trafficato dove le auto sfrecciano ad alta velocità… Se fossimo in Germania o in Austria collezionerei multe a iosa, ma lì la costante presenza dei vigili in strada è controbilanciata dall’altrettanto presente rete di piste ciclabili…

Sarà che io per primo ho la coscienza sporca o per lo spirito di corpo che nasce tra noi ciclisti urbani,  ma quando da pedone incrocio un ciclista sul marciapiede davanti a casa mia, mi scanso e faccio posto per farlo passare. I motociclisti e gli scooteristi invece mi fanno arrabbiare parecchio: primo perchè, al contrario dei ciclisti, occupano tutto il marciapiede e per farli passare dovrei scendere io in strada (con i rischi relativi), secondo perchè, anche se vanno con un filo di gas, sono troppo pericolosi e rischiano di stendere chi esce dalle case e terzo perchè, rispetto ai ciclisti, sono arroganti. Dalla mia pluriennale esperienza, pur avendo entrambi torto,  il ciclista si scusa e ringrazia mentre il motociclista s’incazza e pretende pure di avere ragione. E poi i motociclisti inquinano l’aria che respiro e quindi sono antipatici a prescindere!

L’altro giorno torno a casa da lavorare e mi viene incontro, sul marciapiede, una ragazza in bicicletta. Io sono l’unico pedone e capisco che lei non si aspettava di trovarmi. Sono frazioni di secondi: appena mi scorge, vedo il panico nei suo occhi… E’ in bicicletta, sul marciapiede, contromano ed è pure straniera: magari si aspetta una ramanzina da parte mia! Invece io, senza nemmeno pensarci e con lo spirito del ciclista urbano, mi faccio da parte, le faccio un segno con la mano e le dico: «Vieni, vieni, passa!». Lei si scioglie in un sorriso a 32 denti, passa pianissimo e quando mi incrocia sussurra un timido: «Scusi, grazie!»

E’ un gesto che mi capita di fare molte volte, sia come pedone che come ciclista, ma questa volta ha avuto un significato speciale perchè, per la prima volta nella mia vita, ho incrociato una ciclista urbana con l’hijab!

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P.S. Mi scuso per non aver fatto un post sulla Pasqua e non essere passato nei vostri blog a farvi gli Auguri. Purtroppo, tranne i giorni rossi nel calendario, ho sempre lavorato e il resto del tempo l’ho dedicato alla famiglia e a Pasquetta anche al giardinaggio (che nel mio caso è più un terrazzaggio)…

Terra Nuova di Aprile 2015: molto interessante (imperdibile per i romani).

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Foto tratta dal sito terranuovalibri.it

Da quando sono rimasto orfano de “Il Salvagente” una delle riviste che leggo più volentieri è Terra Nuova. Vi segnalo alcuni articoli apparsi sul numero di Aprile 2015 che mi sono sembrati molto interessanti.

Tanto per cominciare se abitate a Roma questo numero è imperdibile: c’è uno speciale di 12 pagine, con tanto di mappa e indirizzi, dedicato  a tutto quello che è biologico, solidale ed ecosostenibile nella capitale. Dai mercati contadini ai negozi del biologico vengono segnalati oltre 80 luoghi interessanti.

Se invece siete dei ciclisti troverete un articolo dedicato alle Ciclofficine, con gli indirizzi di quelle presenti in tutta Italia. Cosa sono le ciclofficine? Sono dei luoghi dove dei volontari insegnano gratuitamente (o a offerta libera) a grandi e piccoli a ripararsi da soli la propria bicicletta. Nel frattempo, mentre si  lavora di brugola, si socializza e si conoscono persone e iniziative interessanti.

Per concludere segnalo anche un articolo dedicato ai nuovi contadini di Genuino Clandestino e l’intervista a Naomi Klein sul suo ultimo libro “Una rivoluzione ci salverà. Perché il capitalismo non è sostenibile“.

E poi c’è una notizia curiosa sulla frutta urbana, ma questa merita un post tutto suo… che leggerete prossimamente!

La bicicletta dei ricordi.

Ho appena letto un bellissimo post sul blog di Silvia (Ricordi), che racconta di babbi e di biciclette e mi ha fatto venire in mente una bicicletta che ha segnato la mia vita.

Era un giorno di primavera del 1995 e mio suocero se ne tornò dall’orto con una bicicletta olandese da donna, trovata abbandonata ad un cassonetto. Il mezzo era davvero in condizioni pietose ma mio suocero, come l’amico della famosa canzone di Lucio Battisti, era uno che con i cacciaviti sapeva davvero far miracoli. Fu l’unica volta in cui, lui esperto e io imbranatissimo in qualsiasi cosa che sappia di bricolage, lavorammo insieme. Lui smontò la bicicletta, la riparò e l’ingrassò mentre io ridipinsi tutto il telaio: metà bianco a pallini bordeaux e l’altra metà bordeaux a pallini bianchi.

Alla fine venne fuori una bicicletta bellissima che, dotata di apposito seggiolino, divenne il mezzo di trasporto con cui andavo quotidianamente dai nonni a prendere e riportare mia figlia che allora aveva un anno e mezzo e non andava al nido. Quella bicicletta  divenne la compagna di tante avventure: bastava un pomeriggio libero e in una ventina di minuti portavo mia figlia in campagna a vedere le paperelle nel lago, i cavalli, le caprette e le galline. Quando con la bicicletta arrivavo dai nonni e scampanellavo era una festa, mentre quando tornavamo a casa, spesso mia figlia si addormentava nel suo seggiolino.

Dopo pochi mesi un tumore si portò via improvvisamente mio suocero e quella bicicletta rimase come un ricordo dell’unico lavoretto fatto insieme. Mia figlia crebbe e così il seggiolino fu spostato dal manubrio alla ruota posteriore e, quando anche lei ebbe la sua bicicletta, finì in soffitta. Continuai ad usare quella bici per molti anni fino a quando mia moglie mi regalò una city bike nuova fiammante di negozio. Non avendo spazio dove tenerla la regalai a un muratore albanese per il quale divenne l’unico mezzo di trasporto. Da allora non l’ho più vista ma resta ancora nel mio cuore.

p.s. questo post non ha foto a corredo perchè vorrei, qualora la ritrovassi in un qualche cassetto, mettere una foto della bici originale.

La felicità è una bicicletta di seconda mano.

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Foto “1358” by Sévère FOSSI – flickr

Quello di oggi è un post speciale e perciò vorrei tornare a un tema che mi sta molto caro: quello delle adozioni a distanza. Come sanno i miei più vecchi lettori, nella mia famiglia abbiamo due adozioni a distanza fatte col Movimento Shalom e che portiamo avanti ormai da 7 anni: una in India a nome mio e di mia moglie ed una in Burkina Faso fatta da mia suocera. Con 200€ all’anno (ovvero meno di 0,55€ al giorno) si aiuta un bimbo poverissimo ad andare a scuola, mangiare ed essere curato in caso di malattia, ma soprattutto si creano dei legami e si sperimenta una relazione di amicizia e affetto che unisce una famiglia del nord del mondo ad una del sud. E spesso da questa amicizia ne esce “arricchita” affettivamente e spiritualmente più la famiglia del Nord che quella del Sud.

Una settimana prima di Pasqua mia suocera trova nella buca delle lettere una strana busta piuttosto voluminosa. La apre e scopre che arriva da Laurentine, quella che lei chiama “la sua bambina in Africa”. Dentro c’è la letterina in cui Laurentine ci racconta come sta, ci manda la sua pagella scolastica, alcune foto e anche dei regalini: tre portachiavi-portaspiccioli artigianali in pelle fatti a mano e molto belli. Nella letterina ci vengono spiegate le foto (non le ho messe nel post perchè sono a casa di mia suocera e non ho potuto scannerizzarle). In una  c’è lei con i fratelli e la sorellina: in tutto sono 5, tre maschi e due femmine, figli di una coppia in cui la madre fa lavoretti saltuari e il padre fa il contadino. Laurentine ci aggiorna anche su come vanno i lavori in campagna: in una precedente lettera ci diceva che il padre aveva seminato delle noccioline mentre stavolta ci racconta che ha seminato dei fagioli e che una parte del raccolto verrà donata alla mensa della scuola come contributo per i pasti dei figli.

C’è poi un’altra foto che ha fatto commuovere tutta la nostra famiglia. Ogni volta che mia suocera scrive una letterina a Laurentine (di solito due volte l’anno: a Pasqua e a Natale) allega una piccola somma: a volte 10€ a volte 20€. La somma non è dovuta dall’adozione ma è un gesto che mia suocera fa di sua spontanea iniziativa ed è il modo più semplice per far avere un regalino alla ragazzina, in quanto sarebbe complicato spedire giocattoli, vestiti o altro… Le volte precedenti Laurentine ci aveva fatto sapere che con quei soldi la famiglia aveva comprato le scarpe ai bambini mentre stavolta ci fa sapere che, mettendo insieme i soldini di due letterine, il padre le ha comprato una bicicletta e ci invia una foto in cui lei sorride felicissima sul suo nuovo “Vélo”… Oddio, anche lei ammette che la bici proprio nuova non è: ad andar bene sarà di seconda o di terza mano, è senza parafanghi, con evidenti tracce di ruggine ma con le manopole e i pedali nuovissimi. Sembra proprio come quella della foto che ho trovato su internet e che ho messo ad inizio post, con la differenza che nella nostra foto c’è Laurentine a cavalcioni, con i piedi che a malapena toccano terra e che ride felice come una regina… D’altra parte volete mettere la differenza tra fare due volte al giorno 6 km per andare e tornare da scuola a piedi o farli in bicicletta anche se… come diremmo dalle mie parti la bici è “marca Ruggine e modello Scotch”?

Ecco, il sorriso di Larentine in bici è il regalo più bello che potevamo ricevere per questa Pasqua e di ciò ringraziamo lei e il Movimento Shalom. Se ancora non l’avete, pensate all’emozioni che vi potrebbe regalare un’adozione a distanza… Fateci un pensierino: sono tantissime le onlus che vi permettono questa esperienza…

p.s. Perchè il post di oggi è speciale? Perchè è il numero 1.000… Grazie a tutti voi per questo traguardo!

Blog Action Day 2012: “The Power of We”

Locandina Blog Action day
Locandina Blog Action day

Oggi 15 Ottobre 2012 è il Blog Action Day, la giornata in cui migliaia di blogger in tutto il mondo e di tutte le lingue scrivono un post dedicato ad un argomento comune. Dopo l’ambiente nel 2007, la povertà nel 2008, i cambiamenti climatici nel 2009, l’acqua nel 2010 e il cibo nel 2011, il tema di questo anno è The power of we che si può tradurre come “la forza di tutti noi“, la forza della gente, delle persone comuni, dei gesti piccoli che fatti da migliaia di persone possono cambiare il mondo…

Può sembrare strano, in un periodo di crisi come questo, che la gente comune possa avere la forza e il potere per cambiare le cose, eppure bastano gesti piccoli che a volte sembrano insignificanti…

Facciamo mente locale ad una giornata normale come quella di oggi e a quei gesti e a quelle scelte che compiamo quasi automaticamente. Pensiamo un po’ a cosa c’è  dietro ad ogni piccolo gesto o acquisto che facciamo e alle conseguenze che può avere per le altre persone o per l’ambiente…. Faccio tre esempi banali ma significanti….

  1. Stamani sicuramente avete iniziato la giornata con una tazzina di caffè. Che caffé avete  bevuto? Quello comprato al supermercato della mega multinazionale che sfrutta i contadini e che fa lavorare anche i bambini? Oppure un caffè equo e solidale, magari biologico, che rispetta l’ambiente, che offre un salario dignitoso ai contadini e alle loro famiglie. La vostra tazzina di caffè, per un bambino nel sud del mondo, potrebbe fare la differenza fra andare a scuola o essere sfruttato nei campi…
  2. Oggi sicuramente avete preso l’auto per le vostre attività quotidiane. C’erano dei tragitti, magari brevi che avreste potuto fare anche a piedi o in bici? O magari tratti più lunghi che avreste potuto fare con i mezzi pubblici? Avete mai pensato che anche le vostre piccole scelte sui trasporti potrebbero avere un peso sul riscaldamento globale del pianeta?
  3. Ad una certa ora magari avete buttato via la spazzatura… Vi siete chiesti se qualcosa di quello che avete buttato poteva essere salvato dalla discarica o dall’inceneritore? C’era qualcosa che poteva essere riusato, riparato, riciclato? I vostri abiti smessi, ma ancora buoni, potevano magari andare a qualche ente di beneficenza per qualcuno che poteva averne bisogno…

I nostri acquisti,  le nostre scelte, anche quelle più piccole e insignificanti, hanno un loro potere politico. Come dico io, si fa più politica col carrello della spesa che con la scheda elettorale. Volete un esempio attuale? Nel 2011 in Italia si sono vendute più bici che auto (qui la notizia).

E se al mio e al vostro gesto singolo si aggiungono quelli di altre decine, migliaia o milioni di persone… ecco che il “Power of we”, potrebbe cambiare il mondo….

Dobbiamo diventare il cambiamento che vogliamo vedere.

Mahatma Gandhi (politico e filosofo indiano 1869 – 1948)

4 passi nel Mugello (…ovvero nella mia infanzia)

san giovanni
Foto "san giovanni" by diamond_in_the_ruff - flickr

Domenica scorsa ho partecipato alla gara podistica “4 passi nel Mugello” che si è tenuta a Borgo San Lorenzo (Fi). Per uno strano  incrocio di date non avevo corso questa gara e l’ho fatto con immenso piacere perchè nel mio caso si è trattato di un vero e proprio percorso della memoria, sulle strade e i tracciati della mia infanzia e delle scorrerie di un gruppo di ragazzini che, tra la seconda metà degli anni ’70 e i primi ottanta giravano, su quelle strade a bordo di scassate “Grazielle” o su vecchie bici da donna, col sellino abbassato ma ancora troppo alte, tanto che i piedi non toccavano terra…

La gara di 12,7 km è un percorso collinare molto nervoso che si snoda sulle colline a Nord di Borgo San Lorenzo. La partenza è in Piazza Dante, per noi ragazzini dell’epoca “i giardini”, il luogo dei  giochi e di un’infanzia senza computer, internet, playstation e con la tv dei ragazzi che durava si e no un’oretta… Insomma stavamo nei giardini tutto il pomeriggio fra partite di pallone (col mitico Supertele che si bucava subito), nascondino e piste sulle quali giocavamo con le biglie dei ciclisti (Gimondi, Merckx) o con dei più prosaici tappi a corona… Inutile dire l’effetto del ghiaino sulle nostre ginocchia…

La gara attraversa il paese ed inizia a salire sulla via Faentina lasciando sulla destra la sede di Radio Mugello che ai miei tempi si chiamava M.F.M. (Mugello Full Music) ed aveva sede nei locali degli ex-salesiani in via Matteotti. Mi ci portarono per la prima volta le maestre delle elementari per partecipare al “Programma dei ragazzi”… Ci sono rimasto per oltre dieci anni facendo il deejay radiofonico, quando le radio erano libere come nella canzone di Finardi e come nel film Radiofreccia di Ligabue.

Dopo circa 3 km di salita si arriva a San Giovanni Maggiore,  bella chiesa romanica col campanile che vedete nella foto ma, che per noi ragazzi dell’epoca era sede, di un campo di calcio all’aperto e con libero accesso dove nelle estati afose correvamo sotto al solleone in improvvisate partite di calcio. A primavera gli insegnanti di educazione fisica delle medie ci facevano correre sulla strada di Collina (una parallela della Faentina) per poi arrivare a questo campo dove la lezione di ginnastica si trasformava nell’ennesima partita di calcio… Una volta prendemmo un bel rapporto perchè non arrivammo mai al campo…. Il professore, dopo averci attesi al campo per più di ora, ci ritrovò a metà percoso arrampicati su un cilegio carico di frutti maturi. Domenica scorsa il campo mi è sembrato coltivato e non dedito più al calcio…  ma le porte degli anni ’70 sono ancora là, tra il verde dell’erba alta  a mostrare la loro veneranda età…

Dopo San Giovanni il percorso della gara scende in un vallone per risalire nell’erta del Bosco di Corte, una salita durissima che porta sulla strada per Luco di Mugello dove si arriva salendo in leggerissima  ma costante pendenza. Luco è il paese di mia madre ma all’epoca era la sede dell’ospedale del Mugello e si andava lì a trovare i parenti ricoverati. Ricordo che a 12 anni presi la mia bici scassata e in un pomeriggio di Settembre andai da solo all’ospedale a vedere il mio cuginetto appena nato… Lo vidi ma presi anche una bella parte da mia zia che aveva partorito da poco… Oggi sembra strano, ma noi ragazzini dell’epoca giravamo in bici per chilometri su queste strade, in tutta tranquillità e senza che le nostre mamme si preoccupassero più di tanto (nessuno ti ritrovava perchè non esisteva il cellulare). Il traffico era poco: qualche auto, la corriera, qualche raro camion e trattore… Ogni tanto tornavamo a casa a piedi con le ginocchia sbucciate e con la bici scassata… un cerottino, una paternale, due colpi di martello alla due ruote e il giorno dopo si inforcava la bici di nuovo…

Da Luco la gara prosegue per Figliano passando per strade bianche, sentieri fra i campi e le coloniche che ancora punteggiano la campagna mugellana. A Figliano ultimo vallone da ridiscendere e risalire per ritornare in zona Corte e proseguire verso Borgo San Lorenzo con una leggera e costante discesa fino al traguardo, situato nei soliti giardini di Piazza Dante.

Erano più di venti anni che non ripercorrevo certe strade e la soddisfazione è stata veramente tanta. Tenuto conto che questa gara si è incastrata fra due mezze maratone (quella di Empoli dello scorso 10/4) e la prossima di Prato (25/4), sono contento anche del mio risultato atletico. Un complimento agli amici dell’Atletica Marciatori Mugello per la perfetta organizzazione della gara… Alla prossima!

La classifica della gara sul sito di Radio Mugello.

Piccoli segnali sulla gravità della crisi…

Foto Il pensionato, Guccini© by esci_le_foto - flickr
Foto "Il pensionato, Guccini©" by esci_le_foto - flickr

Nei giorni scorsi mi è capitato di fare delle piccole commissioni prima di andare in ufficio e perciò, per un paio di volte, ho preso la bicicletta ed ho attraversato buona parte di Firenze di mattina presto, nell’ora in cui molti sono ancora a letto, alcuni si stanno alzando e pochissimi sono nelle strade.

Trovo che viaggiare in bicicletta, nelle strade ancora silenziose e semideserte, offra un punto di vista diverso della propria città. L’aria frizzante di una bella mattina di primavera offre una sensazione piacevole di libertà e leggerezza ma, a guardare bene, oltre alle apparenze può capitare di assistere ad alcuni fatti che fanno veramente riflettere.

Un fatto che mi ha sconvolto, nelle mie peregrinazioni cittadine, è stato quello di aver trovato, in tre diversi casi, dei pensionati a frugare nei cassonetti dei rifiuti. Purtroppo nelle grandi città può capitare di trovare persone che frugano nei cassonetti, però di solito si tratta di individui che vivono ai margini della società (senza casa, barboni, nomadi, extracomunitari etc…). Quello che mi ha impressionato è che le persone che ho incontrato io erano dei normalissimi pensionati, come  in teoria potrebbero essere i miei genitori. Per capirsi erano persone “in ordine”, pulite e decorose. Dal loro aspetto si capiva che avevano una casa e che all’alba si erano alzati, lavati, fatti la barba e vestiti dignitosamente… per poi uscire a frugare nei cassonetti, sperando di non essere visti da nessuno. Infatti uno di questi pensionati, quando ha sentito arrivare la mia bicicletta, si è girato dall’altra parte con evidente imbarazzo…

Tornato a casa mi sono chiesto se si trattava di un caso oppure se effettivamente la crisi è così grave da indurre anche i pensionati a frugare nei cassonetti… Ho fatto un breve ricerca su internet e fra vari articoli riguardanti i pensionati poveri,  ho trovato questo:

ROMA – In Italia una un pensionato su due è povero con una pensione che non supera la soglia dei 500 euro al mese.
Sono quasi 14 milioni e mezzo le pensioni ed il 49% del totale pari a 7 milioni non superano la soglia dei 500 euro al mese. Di questi, quasi 1.800.000, pari al 12,4% del totale, non oltrepassano nemmeno la soglia dei 250 euro al mese.
Ad effettuare lo studio sull’identikit dei pensionati è stato KRLS Network of Business Ethics per conto di Contribuenti.it – Associazione Contribuenti Italiani.
Il risultato che emerge e’ molto allarmante. Se da un lato la spesa previdenziale continua ad aumentare, dall’altro gli importi corrisposti sono relativamente modesti e, per la metà, non superano la soglia di povertà.
La media dell’importo mensile erogato dall’Inps ai pensionati italiani e’ di 654,86 euro.
Ad innalzare la media ci sono i “pensionati d’oro”, circa 56mila titolari di pensioni, lo 0,39% del totale, che prendono più di 3.000 euro al mese.
“I pensionati italiani ed in particolare quelli del sud sono tra i più poveri in Europa – afferma Vittorio Carlomagno presidente di Contribuenti.it Associazione Contribuenti Italiani – Serve un’armonizzazione europea del sistema pensionistico ed una politica economica seria che ponga al centro del sistema economico l’uomo con i suoi bisogni.”

comunicato stampa tratto dal sito dell’Associazione Contribuenti Italiani (19 Aprile 2009)

… e intanto da Roma, dopo aver detto che la crisi non c’era, hanno cambiato ritornello ripetendo che la crisi è già passata e stiamo vedendo la fine del tunnel… Per favore, politici, sindacalisti, industriali e giornalisti tutti:  le vostre balle andatele a raccontare a qualcun altro!

Che tristezza un paese che non sa dare una vecchiaia serena ai propri nonnetti!