La Cina è vicina (quasi quanto Milano).

L’algoritmo di Ebay mi ama. Memore di un passato remoto in cui, con godimento reciproco, ci frequentavamo spesso, da un po’ di tempo è tornato a tentarmi con molte offerte speciali. Sedotto dagli sconti di Ebay, nel 2019 ho fatto due o tre acquisti. L’ultimo è una bottiglia termica ecologica in acciaio inox da 1,5 lt. comprata a metà prezzo da un gentilissimo venditore cinese.

La mattina successiva all’acquisto il mio pacco era già all’ufficio postale di Ningbo e poi, passando per Shanghai, è stato spedito in Italia tramite posta ordinaria. Tracciando il pacco ho scoperto che in 12 giorni è arrivato a Milano (9.216 km in linea retta, 11.325 km in auto). Da Milano a Firenze mi sarei aspettato che il pacchetto ci mettesse meno tempo di quanto ha impiegato per arrivare dalla Cina. Infatti ci ha messo “solo” 11 giorni, sostando nei vari uffici e facendo un viaggio un po’ a zig-zag: da Milano a Novara, da Novara a Sesto Fiorentino, da Sesto Fiorentino a Firenze. Tutto ciò per fare i 316 km che separano Milano da Firenze (e meno male che non abito su un’isola minore o sperduto su qualche monte).

Avevo urgente necessità di questa borraccia? No, ma questo non giustifica i tempi di consegna. Poi ci si domanda come mai l’Italia non cresce e non esce dalla crisi. Un politico risponderebbe che per risolvere questi problemi servono nuove infrastrutture, strade, ferrovie e colate di cemento.  Ma si dimentica che a fronte del viaggio Milano-Firenze (3 ore e mezza in auto, 1 ora e 40 in treno) il mio pacco è stato più tempo giacente in uffici che in movimento (fermo 5 giorni al Centro Smistamento Internazionale di Milano, 3 giorni al centro Operativo di Milano, 2 giorni a Novara, 1 giorno a Sesto Fiorentino – Firenze).

L’Italia è un po’ come il mio pacco: sembra che si muova ma in realtà è quasi immobile. O forse è l’algoritmo delle Poste che non mi ama quanto l’algoritmo di Ebay.

Il tempo delle cattedrali.

Vedere Notre-Dame in fiamme fa male, molto male… Potrei raccontare delle mie disavventure a Parigi (nel 2007 sono stato salvato dai  sapeurs-pompiers) ma non voglio fare un post di ricordi personali.

Notre-Dame fa male perchè, prima di tutto è un simbolo. Notre-Dame non è una cattedrale, è LA cattedrale! Ce ne sono centinaia di cattedrali, sicuramente più belle di Notre-Dame, ma se penso all’idea stessa di cattedrale, togliendo (per puro campanilismo) il Duomo di Firenze, rimangono due sole grandi chiese: la cattedrale del passato (Notre-Dame) e quella del futuro (la Sagrada Familia). Ci sono tanti luoghi di culto (non solo cattolici) che sono immensi, altri che custodiscono opere d’arte ma solo pochi sono quelli che io definisco “cattedrali”: ovvero oasi dello spirito, bolle di pace dentro alle città, astronavi fuori dal tempo… Ma cosa rende una chiesa di pietra un’astronave dello spirito?

Secondo me innanzitutto c’è qualcosa di mistico, un senso di pace che ti prende quando ci entri. Sei a migliaia di km da casa, in un luogo che magari  non hai mai visto eppure quando ci metti piede e alzi lo sguardo ti senti come “essere a casa”. Trovarti in un luogo e sentirne la serenità: un luogo “sconosciuto” ma allo stesso tempo “familiare” dove la tua anima trova pace. Può essere una chiesa ma potrebbe essere anche un bosco… una cattedrale della natura. Saranno solo suggestioni, ma non è un caso che le cattedrali sono costruite su antichi templi e magari i templi su strutture ancora più antiche e sempre riconosciute come luoghi spirituali. Ci sono teorie di linee e nodi energetici sui cui sorgerebbero molti luoghi di culto. Un esempio è la linea energetica che unirebbe le tre grandi chiese dell’Arcangelo Michele: Mont Saint Michel, la Sacra di San Michele in Piemonte e Monte Sant’Angelo sul Gargano. Chissà…

Le cattedrali sono anche astronavi fuori dal tempo. Chi l’ha fondate e ne ha iniziato la costruzione è morto senza vederne la fine, forse ne ha visto solo un piano o le fondamenta. Chi ha fatto il tetto o la Flèche come Viollet-le-Duc  a Notre-Dame è arrivato dopo 6 secoli da chi magari aveva scolpito i portali nel 1250. A Notre-Dame c’è il Gotico ma anche il Rinascimento, il Barocco , il Neoclassico e ci sarà in futuro qualche nuovo stile che ancora non immaginiamo… magari in un quadro o in un arredo. Partire dal passato ed essere proiettati nel futuro, oltre le generazioni, è il fascino delle cattedrali: sopravvivere in età alle vite umane e portarne il segno di tutte (come ad esempio l’astronauta nel portale della cattedrale di Salamanca). E’ questo che attira tante persone alla Sagrada Familia di Barcellona: vedere una cattedrale in divenire pur sapendo che non basterà una vita per vederla completata. Nel nostro mondo consumista del tutto e subito i tempi delle cattedrali sono un’assurdità e anche investirci dei soldi senza averne un tornaconto immediato può sembrare senza senso… E’ come piantare un seme sapendo che i primi frutti di quell’albero li mangeranno i tuoi nipoti, quando ormai tu sarai morto da anni. In fondo anche chi finanziava le cattedrali nel Medioevo al massimo sperava di averne un tornaconto nell’altra vita, magari accorciando la permanenza in Purgatorio.

Infine le cattedrali sono forse l’unico monumento davvero di tutti. Quelle pietre nel tempo sono state calpestate da ogni strato sociale: dai mendicanti agli imperatori che andavano a farsi incoronare, dai fedeli che vanno alla messa fino ai turisti, da chi vi cercava rifugio per l’anima a chi più prosaicamente per scampare alla giustizia.  E anche in quelle opere d’arte che ammiriamo col naso all’insù, c’è di tutto: dall’artista famoso, fino all’umile scalpellino o falegname che ha dato forma fisica al progetto del grande architetto. E non di rado nelle mura esterne delle cattedrali c’è qualche effige di animale che ha partecipato ai lavori… cavalli, asini e muli che hanno trainato le pietre o il legname per costruire quei muri. Per questo odio profondamente chi fa pagare un biglietto per entrare in una cattedrale, che è e dovrebbe restare una “casa” di tutti, indipendentemente dall’essere religioso o meno…

Insomma, dai poveri ai ricchi, dal medioevo a oggi la storia di una comunità (cittadina ma anche continentale) è racchiusa in quell’astronave chiamata cattedrale. Per questo fa male vedere Notre-Dame in avaria…

Bologna, l’altare dei sacrifici al dio delle ferie!

Foto
Foto “Appenninico Minuetto” by Antonio Martinetti – flickr

Anche se vivo a Firenze da 27 anni,  sono nato e cresciuto in Mugello, sull’Appennino a nord di Firenze. Noi mugellani (ma anche i casentinesi come mia moglie) siamo dei toscani un po’ anomali. Di solito non andiamo al mare in Versilia: il nostro mare è l’Adriatico, anche per le gite dalla mattina alla sera. Basta “scollinare” e sei in Romagna! Che tu faccia il passo della Colla, il Muraglione o i Mandrioli in un tempo ragionevole arrivi a Faenza o Forlì e da lì al mare il passo è breve! Resta negli annali la storia di un mio compagno di classe che disse alla madre che andava a trovare un amico e invece andò dalla mattina alla sera a Rimini facendosi tutta la tratta andata e ritorno col Ciao Piaggio. Chi in gioventù ha messo le sue chiappe su un Ciao immagini farsi in un giorno 280 km… per stare 3 ore sulla spiaggia di Rimini! Fosse andato a Punta Marina avrebbe risparmiato 50 km, ma per un adolescente degli anni ’80… Rimini era Rimini!

Già andare al mare era di per sè un viaggio: se i tornanti dei passi appenninici ti davano il mal di mare c’era sempre il treno, lungo la mitica ferrovia faentina, una delle più belle linee italiane. Il treno partiva da Firenze all’alba, arrivava a Borgo San Lorenzo e da lì saliva sull’Appennino tra gallerie, viadotti e panorami spettacolari con castagneti, ruscelli e cascate. Quando intravedevi i tre colli di Brisighella, che annunciavano la pianura, sentivi già aria di mare e di lì a poco saresti arrivato a Ravenna per poi fare tutte le stazioncine della costa: da Punta Marina a Rimini passando per Cervia, Cesenatico, Gatteo, Bellaria e così via.

Eravamo tra gli anni ’80 e gli ’90 del secolo scorso e la ferrovia faentina era sempre affollata, nonostante fosse ottocentesca, lenta e senza aria condizionata. Oltre ai panorami, c’era un altro motivo che ce la faceva preferire: era sicura! La strage dell’Italicus del 1974, quella della stazione di Bologna del 1980 e quella del Rapido 904 del 1984 erano un buon motivo per andare in treno al “nostro” mare di Romagna, ma …senza passare da Bologna!

Questi pensieri mi sono tornati in mente l’altro giorno, quando ho visto lo scoppio dell’autocisterna sulla tangenziale di Bologna. Cambiano i tempi, la politica, la società eppure, quel suo essere snodo della viabilità, ha reso ancora una volta Bologna l’immenso altare su cui avvengono i sacrifici umani al dio delle ferie! E meno male che è andata bene perchè le vittime potevano essere molte di più!

Raccontare vite.

Foto presa da Internet
Foto presa da Internet

Stamani, mentre stavo facendo colazione, ho visto il reportage fatto da un giornalista di Skynews, salito a bordo della nave Lifeline. Ha intervistato alcuni migranti che erano sulla nave: un giovane che ha raccontato di essere fuggito dal Sudan dove non ci sono medicine, ne’ luoghi per curarsi, ne’ scuole per i bambini e una ragazza che ha testimoniato che per arrivare dal Sudan ci ha messo tre anni, anni fatti di prigionia, torture e botte, fino a quando non ha finalmente racimolato tutti i soldi per la traversata. Il giornalista ha poi intervistato il comandante della nave che ha ricordato che tutto l’equipaggio a bordo è fatto da volontari che usano le proprie ferie per “andare al mare”, cioè in mezzo al Mediterraneo a salvar vite umane. Ha tenuto perfino a precisare che il volo aereo dalla Germania a Malta, dove si è imbarcato, se l’è pagato di tasca sua…

Del servizio mi hanno colpito due cose…

  • La prima è che i migranti sono consapevoli che sono lì in mezzo al mare perchè nessuno in Europa li vuole. Ora non serve essere un premio Nobel per capire che questa gente, se la accogli e cerchi di integrarla, ti sarà riconoscente per sempre. Se la rifiuti, non si darà certo per vinta. Figurati se chi ha vagato nel deserto per anni, è stato torturato, picchiato e ha resistito su un gommone in mezzo al mare, si arrende quando è a un passo dalla salvezza… Insomma, cercheranno di arrivare comunque. Respingerli, criminalizzarli, come fa Trump con i messicani, non ci libererà di loro… ma potrà far si che qualcuno di loro voglia ricambiare il rifiuto ricevuto, col rischio di trasformare dei disperati in terroristi…
  • La seconda ha gli occhi vispi di una bimbetta di tre anni che giocava sulla barca… Che tutta  l’Unione Europea, un colosso economico con 28 nazioni e oltre 503 milioni di abitanti, abbia paura e si spacchi perchè una bimbetta e la madre chiedono di essere accolte e magari di frequentare un asilo, ancor prima di essere crudele, è ridicolo. Col finale che la somma “crudele + ridicolo” dia come risultato… “imbecille”.

Credo che per smontare il racconto di  Salvini e il clima di paura che partiti come il suo cavalcano e dirigono, basti una cosa semplice: raccontare vite umane. Raccontare vite trasforma i numeri in persone e spesso ci si accorge che quelli che vengono dipinti come “pericoli” e “nemici” sono come noi, anzi sono come noi ma… più fragili!

La bici degli abbracci per Edo.

hugbike - foto trovata su internet
hugbike – foto trovata su internet

Dopo il post di ieri mi piaceva inaugurare la nuova grafica del sito con una di quelle storie solidali, che scaldano il cuore. E la cronaca locale me ne ha offerta una bellissima che  vorrei condividere con voi…

Prato, 2 Aprile 2018, giornata mondiale della consapevolezza dell’autismo. Alcuni ladri entrano in un garage e rubano una bicicletta come quella nella foto. Quasi sicuramente sono inconsapevoli di quello che stanno rubando, magari  pensano che quel tandem con quel manubrio lungo sia una di quelle strane bici modaiole che ogni tanto si vedono in città. Invece no: è un tandem degli abbracci, forse l’unico in Toscana, uno dei pochi in Italia. E serve ad Edoardo, un ragazzino autistico di 14 anni per muoversi in città con i genitori. Il genitore sta nel sellino dietro e quel manubrio lungo gli consente contemporaneamente di abbracciare il figlio e di manovrare la bici.

Dopo un appello del padre per ritrovare il tandem, scatta la solidarietà. Alcuni cittadini segnalano la bici in varie zone di Prato, rendendo difficile, se non impossibile l’uso o la rivendita da parte dei ladri. Nello stesso tempo partono in tutta la città delle collette per ricomprare il mezzo, che costa tra i 3.000  e i 4.000€ (a seconda se con pedalata assistita o no). Gli organizzatori della mezza maratona di Prato stanno preparando una corsa con partenza il 14 Aprile da Piazza del Duomo dove, a fronte di un’offerta di 5 euro, verrà consegnato a tutti i partecipanti il braccialetto blu per la sensibilizzazione sull’autismo. Ieri però arriva la sorpresa: un anonimo imprenditore di Conegliano Veneto si offre per ricomprare la bici a sue spese. A questo punto i genitori decidono di continuare la raccolta di fondi per comprare altri tandem per consentire ad altre città e ed altri ragazzini autistici di poter usare le bici degli abbracci. E al tg regionale il padre ha lanciato un suo sogno… fare un raduno dei ragazzini che usano queste bici e magari organizzare una biciclettata degli abbracci sul percorso di Santiago di Compostela…

♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦

Logicamente vorrei dedicare questo post a Milena e al suoamoreLorenzo. Chissà se anche lui… in bici con la zia…

♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦

AGGIORNAMENTO DEL 17/04/2018

Il giorno 10/4/2018 è stato riconsegnato il tandem rubato a Edoardo. Un cittadino rumeno, che aveva letto la notizia nella stampa locale, ha riconosciuto il tandem che un suo connazionale aveva comprato da un italiano per 250€. Ha denunciato il fatto alla Polizia stradale che ha recuperato la bici e l’ha riconsegnata alla famiglia. Adesso la polizia sta cercando di risalire al ladro italiano che ha venduto la bici. Nel frattempo Sabato scorso a Prato si è tenuta la corsa/camminata blu a favore di Edoardo. Hanno partecipato circa 300 persone e sono stati raccolti 3.600€ che serviranno per acquistare altri tandem da regalare a ragazzini autistici come Edoardo.

 

WordPress mi informa…

Paesaggio di montagna - Ordino - by unpodimondo
Paesaggio di montagna – Ordino – by unpodimondo

WordPress mi informa che ….oggi il blog compie 10 anni. E così sono andato a ripescare la foto con cui ho aperto il primo post: poche righe un po’ naif con cui auguravo il benvenuto a tutti i lettori. E’ una foto di montagna scattata ai Laghi di Tristaina… vicino alla stazione sciistica di Ordino/Alcalis, nei Pirenei andorrani. Perchè scelsi quella foto? Intanto i Pirenei mi sono sempre piaciuti e in quegli anni c’ero stato diverse volte, sia nel lato francese che in quello spagnolo! Per me sono delle montagne verdi, molto belle e non stravolte dal turismo come le nostre Alpi!

Ma soprattutto la foto mi ispirava pace e serenità ed era un po’ quello che mi auguravo per questo blog… Dopo 10 anni e 1.330 articoli non so se ci sono riuscito, ma essere ancora qui a scrivere è già un successo. Ci sono stati alti e bassi, periodi con articoli pubblicati tutti i giorni e periodi di stanca (come adesso) in cui pubblico di rado e ancor più raramente visito e commento i blog amici. Non me ne faccio un cruccio: a volte l’entusiasmo è alle stelle e scrivo tanto, mentre altre volte latita e sono assente… così va la vita! Se però guardo indietro, dieci anni sono davvero tanti! Basti dire che quando ho aperto questo blog mia figlia era alle medie e ora sta facendo il quarto anno di Università! In dieci anni cambiano tante cose: cambiano i blog, cambiamo noi con le nostre idee e cambia il paese in cui viviamo (…in bene o male decidete voi).

In ogni caso ringrazio tutte le persone con cui ci siamo incontrati su queste pagine e con le quali abbiamo fatto un piacevole pezzo di strada insieme (non importa se breve o lungo)… Sapere che qualcuno ha dedicato parte del suo tempo per leggere queste pagine mi rende felice, se poi qualcuno le ha perfino trovate utili, non è stato tempo sprecato, ne’ per chi le ha lette, ne’ per chi le ha pensate e buttate giù… Grazie a tutti di cuore!

E ora si riparte, a cominciare da una grafica nuova… D’altra parte, si può essere anche ecologici e ricicloni ma… dieci anni con lo stesso vestito …anche no!!

Buon viaggio a tutti!

… Nove e Dieci !!!!

Foto
Foto “Pen macro” by Andrew Magill – flickr

Nelle scorse settimane io e mia moglie siamo stati (per la prima volta nella nostra vita) in crociera con la nave ammiraglia di una delle maggiori compagnie che navigano nel Mediterraneo. Ma non è del viaggio che voglio parlarvi.

Già prima di partire, quando chiamiamo il numero verde per avere gli ultimi dettagli, le gentili e solerti signorine si sono raccomandate, alla fine della telefonata, di rispondere al sondaggio telefonico sulla soddisfazione del cliente  dando un voto dal nove al dieci… pena il loro contratto di lavoro! Quante volte vi è capitata una situazione simile? Dall’impiegato di banca, all’assicuratore, per finire con gli operatori dei vari call center sono tutti a  elemosinare chiedere quel nove o quel dieci… E poi perchè se ho a disposizione tutti i numeri da 0 a 10 dovrei dare per forza 9 oppure 10? La spiegazione è arrivata direttamente dal direttore di crociera che, parlandoci dal palco del grande teatro della nave per illustrare le procedure di sbarco, si è anche raccomandato a nome di tutto l’equipaggio per avere avere quei nove o dieci… lasciandoci di stucco!

Nella mentalità italiana ragioniamo pensando ai voti alle superiori quando con un 6 avevi fatto il tuo dovere, con un 7 eri bravo, con l’8 aprivi lo champagne, mentre 9 e 10 erano miraggi impossibili da raggiungere! Ma in questi sondaggi, che non vengono dall’Italia ma in molti casi da multinazionali USA, i criteri sono molto differenti! Da 0 a 6 è un voto molto negativo, quasi da Profondo rosso, 9 e 10 sono indice di soddisfazione del cliente mentre 7 e 8 sono due voti neutri che però, indicando comunque che sei neutro/indifferente, hanno ricadute negative sul personale perchè non è stato raggiunto l’obiettivo di renderti soddisfatto.

Ora, visto che in crociera ci siamo trovati benissimo, e che come lavoratore dipendente ho a cuore il lavoro di altre persone come me, soprattutto di quelli che fanno i lavori più umili, spesso nella pancia della nave, lontano dai turisti (e quindi lontani anche dalle mance), darò a tappeto 10 a tutti i servizi! Non sia mai che anche all’ultimo inserviente non venga rinnovato il contratto a causa di un mio voto!

Ma un dubbio mi rimane: visto che il voto 10 è stato espressamente richiesto e concesso… che senso ha misurare così la mia soddisfazione (e quella degli altri clienti)? Americanate!

Ciao, Bau, Miao! ◊◊◊

P.s. ◊◊◊ (questo lo capisce solo chi era in crociera, perchè era il saluto del direttore)

Più neve per tutti!

Foto
Foto “Arno” by Patrice Wangen – flickr

Ieri è nevicato a Firenze… d’altra parte potevamo essere da meno di Roma e Napoli? E’ iniziato a nevicare all’una e mezzo di notte (dicono i TG,  io dormivo) ed è durato fino alle 11.00. Dopo è iniziato a piovere, tanto che oggi la neve è quasi tutta sparita.

La nevicata era così ampiamente prevista che perfino Nardella, (oh, dico Nardella non Churchill), ha fatto la sua porca figura. La mattina alle 7.00 gli spalaneve avevano già pulito buona parte delle strade ed era stato anche sparso il sale. Ma soprattutto si sono comportati bene i fiorentini! Hanno lasciato a casa le auto. Perfino il mio collega di scrivania è venuto al lavoro in tramvia, lui che se potesse, con la macchina sotto alle chiappe, andrebbe dalla cucina al bagno. E, quei pochi  che giravano, andavano piano e rispettavano pure quei pedoni che stavano in mezzo alla carreggiata, perchè è vero che le strade erano pulite ma i marciapiedi erano poltiglia!

Il bello della neve in città non è che si torna bambini e si fanno i pupazzi. Il bello è che tutto rallenta e tutti si adattano. Si arriva in ritardo al lavoro e non si viene sgridati, si scopre che certe cose urgenti possono essere rimandate al giorno dopo, senza troppi problemi. Che la tramvia sostituisce molto bene il motorino e più in generale che la lentezza a volte aiuta: aumenta la concentrazione, si fanno meglio le cose e siamo meno stressati. La candida neve rende tutti più umani, direi quasi …più buoni: nei tg locali s’è visto perfino che i volontari che andavano a portare le provviste ai senza tetto erano così tanti che quasi si davano noia a vicenda…

Stamani invece siamo ritornati al solito bailamme: code nelle strade, clacson, gente stressata, insulti, lamentele, piagnistei e così via… E mentre rimpiango la giornata di ieri, mi chiedo: «C’è un partito che nel programma ha “più neve per tutti”?». No, perchè domenica potrei votarlo…

Sulla plastica (continuo dal post precedente)

Il mio precedente post sui sacchetti per la verdura ha avuto un bel numero di commenti, tutti molto interessanti, che meritano un post intero di risposte, allargando il discorso in generale a tutte le plastiche.

Sui sacchetti di plastica.

Tutti i vostri commenti hanno segnalato varie soluzioni per i sacchetti: chi usa il cestino di una volta, chi si porta le sportine da casa, chi usa le scatole, chi mette più prodotti nello stesso sacchetto… ma SOLO al mercato o nel negozietto sotto casa!  Nella grande distribuzione, invece NO, puoi mettere tutte le verdure in una sola busta ma il registratore di cassa ti farà  pagare anche le buste che non hai preso perchè  il suo software prevede 1 verdura = 1 busta = 0,02 cent… Credo che quello che ha fatto arrabbiare le persone non siano i soldi in sè, ma proprio questa imposizione obbligatoria che non prevede nessuna deroga… Insomma la libertà e la fantasia sull’uso delle buste vale solo al mercato rionale. Eppure non mi sembra di aver letto da nessuna parte che qualcuno sia morto per aver mescolato patate e cavoli nel sacchetto dell’ortolano!
Insomma la legge è stata fatta senza il benchè minimo buon senso e, come si è visto dalla stampa, ci sono forti sospetti che si sia forzata la mano per favorire i produttori delle bustine. Non saprei dire se, come dice Sandro nel suo commento, ciò serva a favorire la vendita del mais trasngenico degli USA. Sinceramente preferisco che gli OGM finiscano in sportine piuttosto che nel mio piatto anche se vorrei far presente che il mais e la soia transgenici che noi consumatori europei non vogliamo, finiscono già adesso nei mangimi per l’allevamento convenzionale. Tranne che nel biologico e in pochi altri capitolati o convenzioni di alcune marche, molte “fettine di vitello” e “petti di pollo” da agricoltura convenzionale sono stati tirati su con mangimi ogm.

Sulla plastica e sugli imballaggi in genere.

Che il problema ambientale della plastica sia gravissimo non ci sono dubbi e che i comportamenti delle persone vadano indirizzati verso il sempre minor uso delle plastiche siamo tutti d’accordo. Però rimane una domanda: siamo sicuri che bisognasse iniziare dai sacchettini per la frutta e la verdura? Quando tornate dal supermercato quei sacchettini sono la parte principale di tutta la plastica che vi siete portati a casa? O ci sono bottiglie, vaschette, vassoietti ed altri contenitori ben più impattanti della bustina? La sensazione è che si sia voluto iniziare da una cosa che grava direttamente sui cittadini e non “scomoda” e “mette in discussione” i processi produttivi delle grandi industrie. Vi faccio alcuni esempi di imballaggi molto più impattanti.

  • Bottiglie in PET.
Foto by unpodimondo
Foto by unpodimondo

Tanto per cominciare potevano fare una leggina che vietava le bottiglie in PET e obbligava i produttori a fare bottiglie completamente compostabili e biodegradabili. Questi materiali esistono già e sono, per esempio, l’acido polilattico, PLA o Ingeo™ biopolymer. A tal proposito esiste proprio una petizione in merito su Change.org, già firmata da oltre 200.000 persone e diretta alle autorità europee. Oppure, in attesa della transizione a queste bottiglie, potevano fare una legge come in Austria per farle raccogliere dai supermercati come un vuoto a rendere, restituendo alcuni centesimi per ogni bottiglia consegnata. Fuori da ogni supermercato c’è una macchinetta dove infili le bottiglie di plastica e che alla fine ti rilascia uno scontrino con la somma spettante, che puoi subito andare a spendere in negozio. Di conseguenza le strade sono pulite e anche in luoghi molto affollati, come la stazione di Vienna, non trovi una bottiglia in giro perchè, se la getti o la lasci su una panchina, arriva subito qualcuno che la prende, la porta alla macchinetta e riscuote i suoi centesimi… Tutto visto con i miei occhi!

  • Poliaccoppiati
foto by unpodimondo
foto by unpodimondo

Oppure potevano vietare una vera disgrazia ambientale come i poliaccoppiati. Il sacchetto che vedete in questa foto è composto da due materiali riciclabili (plastica e carta) che una volta fusi insieme diventano un materiale non più riciclabile, che va a finire per forza nell’inceneritore o in discarica. Sarà più grave dei sacchettini?

  • Rifiuti meno impattanti
Foto by unpodimondo
Foto by unpodimondo

Questa foto è “bellissima”: è la vaschetta in plastica che contiene una sola, singola mozzarella biologica Coop da 125gr. Sei un ecologista, mangi biologico e vuoi rispettare l’ambiente? Ecco che ti fanno un imballaggio dove manca poco che ci sia più plastica che mozzarella… E poi ci scrivono sopra “vivi verde”? E la Coop non è la sola, anche altre marche fanno così (se non ricordo male anche Granarolo ha le vaschette monomozzarella). Invece quando vado a Toscana biologica compro le mozzarelle di un produttore del Chianti che ti mette 2 mozzarelle da 250 gr in un banale sacchetto da mozzarelle. Basta far due conti per vedere che se a Toscana Biologica ho un sacchetto per mezzo chilo di mozzarelle bio, alla Coop per la stessa quantità di mozzarelle mi danno ben 4 vaschette!!!! Non potevano fare una norma per ridurre questi imballaggi?

Conclusione.

La plastica è tutta dannosa ma i sacchettini delle verdure sembra siano stati proprio uno specchietto per le allodole. In nome della tutela dell’ambiente si fanno pagare i cittadini per le borsine e nel frattempo nessuno tocca gli interessi delle multinazionali che continuano a fare imballaggi inquinanti, impattanti e non riciclabili. D’altra parte è più facile colpire la signora Maria, che i signori Cocacola, Sanbenedetto, Ferrarelle, Giovannirana, Coop, Granarolo, Pepsi, Estatè, etc… etc…

 

Sui sacchetti per le verdure…

Foto
Foto “Shopper” by Robert Ball – Flickr

L’inizio di questo 2018 è stato caratterizzato dalla polemica sul costo dei sacchetti di plastica ecologica per le verdure, imposto per legge come una tassa, alla quale ogni supermercato/commerciante si è dovuto adattare, per forza. Cosa rimane di tutte le proteste a un mese di distanza? Se nei grossi supermercati le persone si sono adattate (rassegnate) e pagano, in farmacia si può osservare come sono ben contente di mettersi in tasca la scatolina delle medicine, lasciando quei sacchettini minuscoli ed inutili al farmacista.

Eppure c’è anche qualche commerciante che, pur nel rispetto della legge, ha trovato delle soluzioni intelligenti al problema dei sacchetti. La scorsa settimana sono stato a fare la spesa a “Toscana Biologica” il negozio di Firenze che fa capo al Coordinamento Toscano dei Produttori Biologici. E qui ho trovato:

  • I sacchetti di carta (gratuiti). Accanto ai sacchetti in plastica ecologica a pagamento sono a disposizione i sacchetti di carta gratuiti. E’ l’uovo di colombo. Se il fornaio mi mette il pane nel sacchetto di carta, perchè non posso metterci le mele, o i limoni o il cavolfiore? Qualcuno potrebbe obiettare che i sacchetti di carta sono meno resistenti… Di cosa? Di quelle borsine ecologiche, fini come un velo di cipolla, che non arrivano integre nemmeno a casa?
  • Le bustine ecologiche a pagamento,  …multiprodotto. Siete comunque affezionati alla bustina di plastica ecologica a pagamento? Vi consentono di pesare le verdure prima di metterle nella borsina e di mettere più verdure nello stesso sacchetto. Compri 3 arance? Le pesi, le metti nella borsa e attacchi l’etichetta. Compri 2 cipolle? Le pesi, le metti nella stessa busta delle arance e attacchi l’etichetta… e alla fine paghi una bustina sola. L’altra mattina c’era una signora che ad un singolo sacchetto aveva attaccato almeno sette o otto etichette di verdure differenti. Non era a scuola che ci dicevano che non si sommano le pere con le mele? Sommare no, ma condividere la stessa borsina SI!
  • La scatola di cartone. Alla fine della spesa ti accorgi di non aver portato la sporta da casa e non vuoi comprare un sacchetto? A Toscana Biologica basta chiedere una scatola di cartone e sono ben lieti di dartela gratis. Alcuni supermercati (da me Naturasì e anche qualche discount) hanno addirittura un piccolo corner accanto alle casse con le scatole di cartone che normalmente il supermercato butterebbe via. Andate alla Coop o all’Esselunga e provate a chiedere a un commesso che sta riempiendo gli scaffali di darvi una scatola per riporvi la spesa. Nel caso migliore ve la darà… ma vi guarderà come se foste un pezzente!

E poi siamo sicuri che per diminuire le plastiche era necessario proprio partire da questi sacchettini per le verdure? Di questo ne parleremo in un prossimo post…

AGGIORNAMENTO DEL 06.02.2018

Vi ringrazio tutti per i vostri preziosi commenti!!!! Avevo iniziato a buttare giù delle risposte quando mi sono accorto che, riunendo insieme le risposte per tutti, mi veniva fuori un post bello lungo… Ci sto lavorando, se avete un po’ di pazienza, nei prossimi giorni cercherò di fare un articolo completo e interessante…