Un pensiero per Abdo Yaya Abdelaziz, il ragazzino che camminava da solo.

Foto tratta dal sito
Foto tratta dal sito “Il filo del Mugello”

Dietro ad ogni migrante che approda sulle nostre coste c’è una storia lunga e dolorosa, forse ancora più lunga dei km fatti per arrivare qui. Ieri, leggendo la cronaca locale, ho appreso una di queste storie che mi ha colpito molto perchè si è conclusa tragicamente nei luoghi dove sono nato e soprattutto perchè riguardava un ragazzino che camminava da solo.

Il suo nome era Abdo Yaya Abdelaziz, senegalese, aveva 14 anni ed era sbarcato e identificato a Pozzallo (Rg) nel mese di Luglio. Fuggito subito dal centro di accoglienza  è stato ritrovato morto il 2 Agosto nella galleria dell’Alta Velocità nel Comune di Vaglia (Fi), dove è stato sepolto ieri perchè nessuno ne ha reclamato il corpo.

Dalle ricerche effettuate dopo la morte, Abdo Yaya Abdelaziz è diventato il ragazzino che camminava da solo e che forse si è fatto a piedi molti dei 1.200 km che separano Pozzallo dal Mugello, fino ad essere risucchiato ed ucciso in una galleria dove i treni sfrecciano a 250 Km all’ora.

Ecco, mi piacerebbe che noi, che corriamo e camminiamo per diletto, la prossima volta in cui indosseremo le scarpe da running, dedicassimo un pensiero a Abdo Yaya Abdelaziz, il ragazzino che camminava da solo verso un futuro che non vedrà mai!

E se per caso, a qualcuno venisse in mente di dedicargli una corsa io parteciperei molto volentieri!

Per approfondire:

p.s. Colgo l’occasione per segnalare che, nella colonna qui a destra ho aggiornato (con molti mesi di ritardo) l’ultimo numero del mensile del Movimento Shalom, scaricabile gratuitamente…

Dagli USA alla GMG per dimostrare di non aver capito…

Foto tratta dal sito "www.walkingmilena.it"
Foto tratta dal sito “www.walkingmilena.it”

Adesso che sono tornato dalle ferie vorrei raccontarvi una notizia vecchia di un paio di settimane ma a cui tengo molto perché riguarda delle persone che conosco e stimo.

I ragazzi qui sopra fanno parte di un gruppo di una novantina di richiedenti asilo arrivati a Firenze nella primavera-estate del 2015, provenienti da varie zone di guerra nell’Africa Sub-sahariana. Nella foto sono insieme alla campionessa Milena Megli plurimedagliata ai campionati mondiali ed europei di marcia, che dallo scorso autunno li segue, insieme all’AICS, in un progetto di integrazione basato sulla corsa e sul walking che, come riportato dal molti organi di stampa, ha avuto un ottimo successo. Nella scorsa stagione mi sono imbattuto più volte in questi ragazzi alle corse: se le prime volte mi sembravano spersi e timorosi, in seguito mi sono sembrati sempre più integrati e sereni. E soprattutto, tutte le volte in cui li ho incontrati negli spogliatoi, li ho sempre trovati molto educati, rispettosi e ordinati (a volte molto più di certi podisti italiani).

Questi profughi sono ospitati da circa un anno presso l’albergo della gioventù di Villa Camerata (in pratica l’ostello di Firenze) senza aver mai creato nessun problema. Due settimane fa un gruppo di 185 giovani, preti e suore cattolici, tutti tra i 25 e i 35 anni,  provenienti dagli Usa e appena tornati dalla Giornata Mondiale della Gioventù di Cracovia ha lasciato l’ostello di Firenze, perché erano tutti scandalizzati e impauriti dalla presenza dei rifugiati. Con tanto di lettera di protesta inviata all’AICS e all’Associazione italiana Alberghi per la Gioventù sono andati via rinunciando al soggiorno di tre giorni a Firenze che avevano prenotato da tempo, con una perdita di 16.000€ per i gestori dell’ostello e soprattutto nonostante il fatto che i rifugiati abitassero in  un’ala della villa completamente separata.

Cari preti e suore USA, secondo il mio modesto e opinabile parere, avete attraversato l’oceano per andare a Cracovia ad ascoltare Papa Francesco e dopo pochi giorni avete dato dimostrazione di non aver capito proprio nulla! La prossima volta restate a casa e magari andate a sentire Donald Trump che vi si addice di più! La Firenze multiculturale non vi merita e forse nemmeno la Chiesa, quella davvero …santa cattolica e apostolica.

Per approfondire:

Riflessioni dopo il crollo di un altro albero nel parco delle Cascine.

Foto "Gli operai del Comune di Firenze che Sabato 2 Luglio rimuovono gli ultimi esti dell'albero crollato al Parco delle Cascine" by unpodimondo.
Foto “Gli operai del Comune di Firenze che Sabato 2 Luglio rimuovono gli ultimi resti dell’albero crollato al Parco delle Cascine” by unpodimondo.

Come riportato dalla stampa locale (ad esempio Repubblica) nel pomeriggio di Venerdì 1° Luglio è crollato improvvisamente un tiglio di 12 metri nel parco delle Cascine di Firenze sfiorando un giovane podista che faceva jogging e che, fortunatamente, se l’è cavata “solo” con un grande spavento. Nel 2014 nello stesso tratto di parco (a circa 150 mt. di distanza) e nello stesso periodo (era il 27 Giugno) crollò, da un albero di bagolaro, un ramo di 7 quintali che uccise Donatella Mugnaini di 51 anni e la nipotina Alice di due anni.

Per i non fiorentini il Parco delle Cascine è il polmone verde e uno dei luoghi più frequentati della città, dove gli abitanti vanno solitamente a  fare sport, a passeggiare, a portare a spasso il cane. Anch’io ci vado almeno un paio di volte alla settimana e sotto a quegli alberi ci sono passato spesso: sotto all’albero crollato Venerdì scorso c’ero passato in allenamento due giorni prima, mentre sotto all’albero caduto nel 2014 c’ero passato il giorno stesso, qualche ora prima del crollo. Tenete conto che a due passi da dove Venerdì è crollato l’albero c’è una delle piscine più frequentate di Firenze, un bar-ristorante, il noleggio delle biciclette e  il roller club. Per assurdo di fronte al luogo del crollo,  proprio sotto a degli alberi simili a quello caduto, c’è perfino il “percorso vita” che, specialmente il pomeriggio, è frequentato da gruppi di giovani che si fanno i muscoli ai vari attrezzi…

Repubblica e Corriere fiorentino di oggi riportano la notizia che, secondo i tecnici del comune, l’albero caduto venerdì scorso  era stato controllato il 1° di Marzo, che non aveva destato nessun sospetto e che sarebbe stato ricontrollato nel 2017; e che da alcuni anni il numero di controlli sugli alberi sarebbe pure raddoppiato. Eppure in tutta la faccenda c’è qualcosa che, da profano totale, proprio non mi convince ed è il metodo usato, ovvero il Visual Tree Assestment cioè l’osservazione dell’albero dal basso. Può bastare guardare un gigante di 12 o 14 metri dal basso per capire se è sano? Secondo me sarebbe come cercare delle crepe nel tetto di un edificio di tre o quattro piani guardandolo col naso all’insù dal marciapiede di fronte.

Basta andare a rileggere gli articoli di giornale del 2015 (ad esempio questo di Firenzepost) sulla relazione fatta dal Corpo Forestale dello Stato in seguito alla tragedia del 2014 per scoprire che se il bagolaro fosse stato osservato dall’alto, forse quel ramo sarebbe stato tagliato per tempo e non avrebbe ucciso Donatella e Alice. Ricordo all’epoca di aver letto su qualche sito (ma purtroppo non sono riuscito a trovare l’articolo) che la ditta appaltatrice riceveva così pochi soldi per osservare ogni albero che non poteva fare altro che guardarli dal basso. Insomma salirci, vederli da una piattaforma aerea o magari chissà, osservarli con un drone, è un lusso che il Comune di Firenze non poteva e forse, ancora oggi, non può permettersi.

A questo punto io,  come cittadino e sportivo frequentatore del parco, mi faccio alcune domandine.

  • Siamo certi che il Visual Tree Assestment sia un metodo sicuro per controllare, non un bosco su una montagna, ma un parco cittadino frequentato da migliaia di persone tutti i giorni?
  • Siamo sicuri che non ci siano abbastanza soldi per fare dei controlli, non solo da terra ma anche dall’alto? Forse gli alberi delle Cascine (e di conseguenza le vite dei suoi frequentatori) si meriterebbero qualche concerto in meno e qualche controllo in più…
  • Siamo sicuri che le gare al massimo ribasso siano sempre la soluzione migliore per gli appalti della pubblica amministrazione? E alla qualità dei servizi non ci pensiamo mai? Io, a chi in tv mi promette sempre “meno tasse” chiederei invece “più servizi e con maggiore qualità” perchè qui ormai abbiamo tasse da paese occidentale e servizi da terzo mondo.
  • E voi connazionali… dopo il crollo del Lungarno Torrigiani, quello della Banca Etruria e infine quelli degli alberi alle Cascine, siete ancora sicuri che il “Giglio Magico” sia l’idea migliore per governare l’Italia?

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L’intervista del 2015 al comandante provinciale del Corpo Forestale dello Stato che aveva fatto la perizia sull’albero crollato nel 2014.

Correndo per diletto…

Foto "enjoying a shiny, happy sunday.... (les penseés texanes #13)" by Jack - Flickr
Foto “enjoying a shiny, happy sunday…. (les penseés texanes #13)” by Jack – Flickr

Dopo che alcuni giorni fa vi ho raccontato delle mie imprese sportive nel Daoyin, per par condicio, torno a parlarvi di corse raccontandovi i miei primi mesi del 2016.

La prima novità è che ho ripreso le gare e che da quest’anno corro nella categoria Veterani.  A Gennaio ho partecipato a: Cross country delle Cascine a Firenze, Invernale di Palastreto a Sesto Fiorentino, Trofeo Martiri di Valibona a Campi Bisenzio. A Febbraio  ho fatto solo il Trofeo Oltrarno di  Firenze perchè gli impegni del Daoyin e un’influenza mi hanno tenuto lontano dalle corse. Logicamente lo scopo con cui sono tornato è di puro diletto: nelle classifiche arrivo sempre tra gli ultimi ma non me ne importa niente. Lo scopo è divertirsi, rivedere qualche vecchio amico e correre su percorsi diversi dai soliti che faccio in allenamento.

Che poi per me “allenamento” è una parola davvero grossa, perchè attualmente corro solo due volte a settimana! Di solito il Mercoledì pomeriggio (ma ieri ho preferito la cyclette causa freddo e vento) e l’altra volta nel fine settimana: se gli impegni me lo permettono in una garetta, altrimenti da solo… In compenso, oltre alla palestra, vado a camminare e cammino tanto… e questo mi aiuta.

In allenamento non faccio nessun lavoro specifico e sinceramente non ho intenzione di farne nemmeno in futuro. Però ho iniziato a praticare il “Chi running” che altro non è che un metodo, creato da un americano,  per applicare le teorie e la filosofia del Taijiquan alla corsa. In pratica si lavora sulla postura durante la corsa con lo scopo di avere una corsa fluida e naturale come quella dei bambini che corrono ai giardinetti. Sto leggendo un libro in merito ma sono solo all’inizio: mi riservo di fare un post più ampio quando avrò le idee più chiare e avrò fatto più allenamenti. In compenso, già alle prime uscite facendo “chi running”, notavo un miglioramento di 20 secondi a km e molta meno stanchezza alla fine dell’allenamento.

Sabato scorso ho provato a vedere quanti km riuscivo a fare col “chi running”… Nei primi 12 km sono riuscito a mettere in pratica più o meno quasi tutti i focus principali (inclinazione, movimento dall’addome, rilassamento delle articolazioni, appoggio del piede, respirazione, etc…), dal 12° al 17° km mi sono un po’ lasciato andare e mi sono concentrato solo su un focus o due… Dal 17° in poi ero così stanco che ho rallentato e ho pensato solo a… tornare a casa. Alla fine sono venuti fuori 20 km a 5:30 minuti al km. Se penso che un mese fa in allenamento (senza fare il chi running) difficilmente scendevo sotto i 6 minuti al km sono proprio contento. Se aggiungo che questi 20 km li ho corsi con una frequenza cardiaca media di 159 battiti sono ancora più felice… perchè tutto sommato mi sono stancato, ma non troppo!

Correndo correndo…

Locandina Trofeo Bruno Bertoletti dal sito dell'Avis - Firenze
Locandina Trofeo Bruno Bertoletti dal sito dell’Avis – Firenze

Ho iniziato il mese di Novembre partecipando al Trofeo “Bruno Bertoletti” che si è tenuto nel giorno dei Santi. Adesso che non sono tesserato per nessuna società sportiva e non ho velleità di classifica ho il piacere di scegliere dove andare a correre nella massima libertà e se posso preferisco gare a scopo benefico, perchè mi piace scegliere a chi dare i miei soldini… In parole povere preferisco che le mie iscrizioni finiscano all’Avis (come in questo caso), a Emergency, al Telethon o a qualche  missionario piuttosto che a grandi gruppi editoriali come la Gazzetta dello Sport della “Color run” o a Radio Deejay della “Deejay ten”… E poi il percorso era bellissimo: davvero uno dei più spettacolari che si trovino a Firenze. Partenza dal Piazzale Michelangelo, discesa per il Viale dei colli, risalita dal Viale di Poggio Imperiale e bel percorso sulle strade di Arcetri e Pian dei Giullari con scorci su Firenze da un lato e sulle prime colline del Chianti dall’altro.  Basti pensare che si corre in uno dei luoghi più “in” di Firenze, fra ville che nei secoli hanno ospitato decine di personaggi famosi: da Galileo Galilei fino a Giovanni Spadolini…

Domenica scorsa invece mi sono voluto togliere uno sfizio e ho voluto provare un lungo, per vedere se e quanto riuscivo a stare sulle gambe. Ho preso la scusa di andare a cercare il numero di telefono di un produttore di kiwi biologici che si trova sul percorso e mi sono fatto la pista ciclopedonale dal Parco delle Cascine di Firenze al Parco dei Renai di Signa.  Pur essendo freschino non mi sono vestito pesante perchè a Firenze c’era un bel sole… Peccato che a metà strada sono finito in un nebbione umido che mi ha accompagnato dalla Stazione di San Donnino fino ai Renai e viceversa, per poi ritrovare il sole nell’ultimo pezzo di strada. Nonostante ciò ho continuato, ho perfino scambiato due chiacchiere correndo a fianco di un amico che andava in bici e sono tornato a casa non particolarmente stanco… Alla fine sono venuti fuori 22 km corsi tranquillamente in 2 ore e 22 minuti. Chi lo racconta adesso a mia moglie che lo scopo non erano i kiwi ma un volantino di una mezza maratona che mi è capitato fra le mani e che si terrà più o meno fra un mese?

Una strana etichetta

strana etichetta - by unpodimondo
strana etichetta – by unpodimondo

Alcuni mesi fa trovai in un outlet questa bella maglia da running invernale della Puma ad un prezzo davvero eccezionale. Rimasi meravigliato quando, girando l’etichetta, scoprii che era una maglia ufficiale della federazione d’atletica leggera svedese (Svensk Friidrott).

strana etichetta - by unpodimondo
strana etichetta – by unpodimondo

Rimasi molto più esterrefatto quando lessi il retro dell’etichetta arancione: “Wash this when dirty“. Ne dedussi che a quel punto i casi non potevano che essere due: o gli svedesi non sono per niente amici delle saponette, oppure sono proprio permalosi… e questo spiegherebbe perché la maglia era in vendita in super offerta!

strana etichetta - by unpodimondo
strana etichetta – by unpodimondo

Cercando su Google pare invece che si tratti di un’apposita strategia di marketing usata da molte ditte per non prendersi troppo sul serio e apparire più simpatiche. A me ricorda invece alcune battute che fanno certi capiufficio e alle quali, tu dipendente,  devi ridere per forza… Spesso il confine tra simpatia e stupidità è proprio labile!

Come ho (almeno per ora) sconfitto l’ipertensione senza farmaci – Terza parte.

Foto "3th International Triennial of Ceramics Unicum 2015 - Ljubljana Slovenia" by unpodimondo - flickr
Foto “3th International Triennial of Ceramics Unicum 2015 – Ljubljana Slovenia” by unpodimondo – flickr

Nella precedente puntata eravamo rimasti alla visita del cardiologo dalla quale uscii col morale sotto terra! Dall’inizio di Ottobre eravamo già arrivati quasi a metà Dicembre 2014 e tutta la situazione mi aveva stressato parecchio, però avevo avuto anche il tempo per studiare e informarmi abbastanza sull’ipertensione. Delle prescrizioni del cardiologo alcune le avevo ampiamente previste (dimagrire e fare un sacco di controlli), altre me le immaginavo ma speravo di evitarle (smettere di correre sostituendo la corsa con le camminate), una proprio non l’accettavo (iniziare a prendere la pilloletta per la pressione).

Scarpe al chiodo.

Una settimana prima della visita della medicina dello sport che aveva scatenato tutto, mi ero comprato un paio di nuove e fiammanti scarpe da corsa Brooks Adrenaline. La prima cosa che feci le misi nella loro scatola e religiosamente le riposi nel ripostiglio con la promessa che le avrei usate solo se in futuro i medici mi avrebbero fatto correre di nuovo, altrimenti le avrei regalate a qualcuno. Per camminare nei successivi sei mesi sarebbero andate benissimo anche le vecchie scarpe: molto usate ma ancora portabili…

Pigliate ‘na pastiglia, siente a mme…

La questione della pastiglia era invece più seria. Avevo già studiato abbastanza per capire che la pillola sarebbe stata una strada senza ritorno, nel senso che quando inizi poi non puoi smettere più e che andando avanti nel tempo le pastiglie sarebbero aumentate fino ad arrivare all’età dei miei genitori e/o di mia suocera in cui diventano decine e potresti pranzare a pane e pasticche. Avevo anche capito che prima di cominciare con le pillole ci potevano essere diversi metodi per cambiare stile di vita e cercare di tenere sotto controllo la pressione senza farmaci e dentro di me sentivo che avevo dei margini sui lavorare. Però sia il cardiologo che il medico di base (soprattutto lui) non mi davano fiducia e insistevano che dovevo per forza iniziare con le pillole: d’altra parte la loro era la soluzione più veloce e banale che non implicava ne’ sacrifici ne’ il cambiamento dello stile di vita.

A livello familiare la vicenda fu alquanto dibattuta: c’eravamo da un lato  io che non volevo prendere le pillole, dall’altro mia suocera e i miei genitori che in parole povere mi dicevano: «Non rompere le pa**e e prendi le pasticche come noi facciamo da una  vita». Nel mezzo si piazzavano mia moglie e mia figlia che dovevano far fronte al mio stress e cercare un compromesso… Dopo diverse discussioni cedetti e iniziai a prendere la prima pillola: Atover. Al terzo giorno di pillola mi alzai e notai una macchia gialla all’indice destro: come uno scemo andai a lavarmi ma, struscia struscia, la macchia non veniva via. Tempo un’ora e avevo l’indice, il pollice e successivamente metà mano a chiazze di un bel giallo-ittero. I medici decretarono che ero allergico e mi cambiarono compresse. Per farla breve in quindici giorni me ne cambiarono  tre tipi (Atover, Tareg e Triatec) tutte con esiti, almeno per me, devastanti: stanchezza, debolezza, nausea, giramenti di testa, senso di vuoto, agitazione. Insomma: con quelle pasticche io non ero più io. Ricordo che quando mi piegavo, che fossi in palestra a fare un esercizio di Daoyin o che mi stessi allaccando le scarpe, mi girava tutto e a volte faticavo a rialzarmi…

Alla fine mi presi le mie responsabilità e con l’appoggio di mia moglie, decisi di smettere le pastiglie e di comunicarlo al medico di base! Lui la prese proprio male e mi fece una paternale dove in sostanza mi disse che i miei sintomi  non erano reali, ma tutti frutto della mia mente che rifiutava le pasticche…

Piano d’attacco all’ipertensione

Con mia moglie avevamo fatto questo ragionamento: visto che sarei dovuto tornare dal cardiologo dopo sei mesi dalla prima visita, tanto valeva provare per questo periodo a tenere bassa l’ipertensione senza farmaci! Se dopo sei mesi non ci fossi riuscito, sarei stato ancora in tempo a ricominciare con le pillole: in fondo se non avessi fatto la visita alla medicina dello sport sarei ancora all’oscuro di tutto!

E così mi misi in gioco e  feci un piano d’attacco in quattro punti, accettando gli impegni e i sacrifici che tutto ciò  avrebbe comportato. I punti, che analizzerò dettagliatamente uno per volta nelle prossime puntate, erano (e sono ancora) i seguenti:

  • Informazione e conoscenza.
  • Alimentazione e dieta.
  • Attività sportiva e movimento.
  • Rilassamento e riduzione dello stress.

Fine della terza puntata… alla prossima!

Tutte le puntate:

 

Come ho (almeno per ora) sconfitto l’ipertensione senza farmaci – Seconda parte.

Foto
Foto “heartbeat” by Rosmarie Voegtli – flickr

Nella precedente puntata vi ho raccontato che a Ottobre 2014 ero stato alla Medicina dello sport e avevo fatto la figura del “piffero di montagna che andò per suonarle e fu suonato”… Partito per avere il certificato agonistico per ricominciare a correre, fui fermato a causa di ipertensione. Immaginate la delusione ma ….il peggio doveva ancora venire!

Dal cardiologo e dintorni.

La prima cosa che dovevo fare era l’holter pressorio delle 24 ore e successivamente la visita dal cardiologo con Ecg, ecocolordoppler e altre amenità. Nell’attesa degli appuntamenti avevo cominciato a misurarmi la pressione a casa, più volte al giorno. Rispetto a quanto trovato alla visita alla medicina dello sport, era sempre più bassa…e la cosa mi mandava in bestia, perchè so che da sempre, quando vedo un camice bianco mi agito e mi viene l’ansia. Diciamo che la massima stava sul confine in  alto tra la pressione normale e una leggera ipertensione: per capirsi, tirando una linea retta sui 140, saltellava di quà e di là come una bambina che gioca a campana.

Con queste premesse quando andai a fare l’holter pressorio delle 24h ero agitatissimo. L’infermiera ci mise del suo: mi mise l’apparecchio, aspettò la prima misurazione ed esclamò: «Signore, la sua massima è un po’ alta: 153!» Per farla breve passai 24h teso come la corda di un violino, ad ogni gonfiaggio del bracciale lo stress saliva alle stelle e alla fine l’holter venne sballato, soprattutto nei valori della notte che in realtà avevo passato insonne a rigirami nel letto, con quella santa donna di mia moglie che mi ripeteva ogni due minuti «Stai calmo, rilassati…»

Dall’holter alla visita del cardiologo passarono alcune settimane di stress allucinante. Solo il Daoyin in palestra mi rilassava un po’, ma erano solo due ore a settimana: troppo poche per calmarmi. Arrivai alla visita del cardiologo con la tensione a mille e già potete immaginarvi l’esito catastrofico. Il cardiologo decretò l’ipertensione e pure un’ ipertrofia del ventricolo sinistro che divenne oggetto di diatriba per i vari medici. Per il cardiologo e il medico di famiglia era sintomo di ipertensione avanzata e protratta nel tempo mentre per la dottoressa della medicina dello sport era solamente l’effetto degli allenamenti sulle lunghe distanze, tipico degli sport di resistenza come podismo, ciclismo, sci di fondo e nuoto. I tre dottori devono ancora trovarsi d’accordo ma vi anticipo già che non me ne importa niente perchè nel frattempo questa ipertrofia è totalmente scomparsa da sola, il che significa  che quasi sicuramente derivava da allenamento e non da ipertensione. E da allenamento deriva anche una lieve brachicardia a cui nessun medico ha dato peso (mediamente ho i battiti tra i 50 e i 60 al minuto, talvolta anche sotto i 50) …in fondo, come cantavano i Litfiba nella canzone “Febbre”, «il cuore è solo un muscolo» e se lo alleni diventa un muscolo allenato (che in medicina si chiama cuore d’atleta).

Alla fine della visita uscii dallo studio del cardiologo con i seguenti esiti:

  • Avevo una serie infinita di esami e analisi da fare.
  • Dovevo perdere peso (tanto).
  • Non potevo più correre per almeno 6 mesi, ma dovevo camminare almeno 45 minuti al giorno tutti i giorni.
  • Dovevo iniziare a prendere la pasticca per la pressione e questo è quello che mi faceva inca***are di più, perchè quando inizi con le pilloline poi non puoi più smettere per tutta la vita e andranno sempre ad aumentare…
  • Dovevo tornare da lui dopo 6 mesi.

Fine della seconda puntata… alla prossima!

Nota importante (la scrivo una volta per tutte).

Come scritto nella pagina “Note sul blog” (paragrafo “Su consigli alimentari, per il benessere e la salute.”) queste informazioni sono di natura generale e a scopo puramente divulgativo, derivanti da esperienze personali. Pertanto queste informazioni non possono sostituire in alcun caso il parere di un medico… Insomma leggetevi tutta la nota qui  …e non smettete da soli le vostre pillolette!

Tutte le puntate:

Come ho (almeno per ora) sconfitto l’ipertensione senza farmaci – Prima parte.

Foto 'How To Take Your Cat's Blood Pressure' by Mark Turnauckas - flickr
Foto ‘How To Take Your Cat’s Blood Pressure’ by Mark Turnauckas – flickr

Con questo articolo inizio a raccontarvi di come, almeno per ora (e scusate se adesso lascio la tastiera per una toccatina scaramantica…), sono riuscito a sconfiggere l’ipertensione senza farmaci. E dato che un post solo sarebbe  troppo lungo, lo dividerò in tante puntate. Vi svelo però il finale… Dopo averci lavorato per quasi un anno ho abbassato la pressione a livelli normali e ho ottenuto anche il certificato della medicina sportiva per l’atletica leggera agonistica…

Le premesse.

Questa storia dell’ipertensione nasce giusto un anno fa ma per fare un quadro della situazione bisogna andare un po’ più indietro. Dal 2003 a Gennaio 2013 sono stato un podista amatoriale, di risultati tutto sommato nella media (3h.44m.00s sulla maratona e 1h.36m.18s sulla mezzamaratona) ma di tanto o forse troppo impegno, visto che in certi periodi mi allenavo anche 6 giorni su 7. A Gennaio 2013 mi sono rotto e il mio corpo mi ha mandato il conto: fasciti plantari e tendiniti come se piovesse. Ho dovuto smettere di correre e ho passato tutto il 2013 migrando fra diversi ortopedici e fisioterapisti…

Quando a inizio 2014 sarei stato fisicamente in grado di riprendere a correre, non l’ho fatto perchè deluso da esperienze non proprio positive che nel frattempo avevo avuto nell’ambiente del podismo…. e così mi sono trascinato fino all’estate, quando ho ricominciato: con qualche allenamento e molto poca convinzione. A ottobre 2014, per darmi una smossa ho deciso di fare la visita alla medicina dello sport per avere il certificato agonistico e vedere di ricominciare a correre seriamente… ma qui è cascato l’asino!

Inutile dire che in tutto quel periodo di stop, avevo smesso di correre ma non avevo smesso di mangiare e così, quando mi sono presentato alla visita, la bilancia ha decretato che, con i miei 92 kg, avevo percorso tutta la scala del sovrappeso ed avevo varcato quel limite invisibile che si chiama “obesità”. In aggiunta la dottoressa, alquanto pignola, aveva rilevato una leggera ipertensione arteriosa che aumentava un po’ troppo durante la prova sottosforzo.

E così di punto in bianco… niente certificato sportivo, stop alle corse e via diritto dal cardiologo!

Fine della prima puntata… alla prossima!

Tutte le puntate:

Daoyin: grazie a mia moglie per questa nuova avventura di benessere e sport

Foto
Foto “Qi Gong Master, Jing An Park, Shanghai” by Austronesian Expeditions – flickr

Come sanno i miei più affezionati lettori sono stato un podista amatoriale: di scarsi risultati ma di appassionato impegno… In circa 10 anni ho corso maratone, mezze maratone più centinaia di garette di paese.

Ad inizio 2013 mi sono dovuto fermare per una serie di infortuni e nella primavera 2014 ho scelto di ricominciare ad allenarmi senza partecipare a nessuna gara. Corro in libertà 3 volte a settimana senza pormi  nessun obiettivo: solo per il piacere di correre nella natura e perchè sento che mi fa star bene!

Mia moglie, fino ad un mese fa, stava allo sport più o meno come i gatti stanno all’acqua… ovvero non faceva nessuna attività fisica da almeno una dozzina d’anni… Tornati dalle ferie estive se ne è uscita con l’idea che bisognava far qualcosa insieme. Scartata la corsa (troppo faticosa), scartate tutte le attività all’aperto (troppo freddo d’inverno, troppo caldo d’estate), scartata la piscina (orari impossibili), si pensa a qualcosa da fare in palestra. Anche qui cominciamo a scartare una serie di attività troppo movimentate: niente macchine e pesi, niente zumba, niente corsi di fitqualcolsa per pischelle ventenni…

Alla fine decidiamo di provare la ginnastica cinese, quella lenta e dolce, vista nei documentari. Grazie ai consigli di un’amica veniamo inviati in una palestra di arti marziali cinesi dove scopriamo che possiamo fare tre tipi di ginnastica: il daoyin (detto anche qi gong) e due diversi stili di Taijiquan (Chen o Yang).

Dopo le consuete lezioni di prova gratuite la coppia si divide: io sono per il taijiquan (più vivace) e mia moglie per il daoyin qi gong (più meditativo e più concentrato sulla salute)… Alla fine raggiungiamo un accordo: quest’anno faremo il daoyin con la promessa di passare al taijiquan, magari il prossimo anno.

Arrivati alla terza lezione devo dire che siamo molto contenti: gli insegnanti e i/le compagni/e di corso sono simpatici e la ginnastica, che vista dall’esterno sembra statica e lentissima, ci fa fare delle belle sudate e produce i primi effetti benefici sulla salute… Un ginocchio che mi doleva correndo in salita adesso non mi fa quasi più male… Sembra incredibile ma alcune signore che fanno daoyin da più anni ci hanno confermato di essere guarite da  patologie articolari solo facendo questa ginnastica.

Se nei prossimi post leggerete di flussi di energia, di medicina cinese, di esercizi che parlano di tigri che reggono travi, di rinoceronti che mirano la luna, di galli d’oro e di arabe fenici… non preoccupatevi! Non sono impazzito, è solo la nostra ginnastica…

Per nostra figlia invece siamo solo due goffi e ridicoli imitatori al rallentatore di PO… l’obeso protagonista di Kung fu Panda! E d’altra parte io, ora come ora, la stazza del panda ce l’ho tutta!