Ambientalisti…

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Foto “Beach Garbage 1” by John Schneider – flickr

L. è una mia collega, vegana e animalista convinta; nel suo ufficio ha poster e calendari della Lav e di altre associazioni animaliste.  Ogni tanto ci tedia amichevolmente con petizioni on line per salvare questo o quell’animalino in via d’estinzione, che peraltro io firmo perchè spesso le condivido.

Ieri L. viene da me chiedendo la sostituzione del mouse rotto (per chi non lo sa, lavoro come informatico). Verifico che in effetti il suo mouse non funziona e le do un altro mouse, perfettamente funzionante. Dopo nemmeno un quarto d’ora mi torna nella stanza lamentandosi che il mouse che le avevo dato era usato, pretendendo un mouse nuovo di pacca! Le faccio presente che il mouse era funzionante e proveniva da un computer di un’altra collega che avevamo dismesso perchè non riparabile. Niente, non ha inteso ragioni e alla fine abbiamo dovuto darle un mouse nuovo con tanto di scatola e imballaggi vari e ci siamo ripresi quello buono… ma di seconda mano!

La prossima volta che mi vorrai far firmare l’ennesima petizione contro la plastica nel mare ti ricorderò del mouse funzionante che non hai voluto! A volte per essere ambientalisti basta davvero poco …anche senza scomodare la LAV!

Diamoci un taglio…

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Foto “Dentifricio e forbici / Toothpaste and scissors” by unpodimondo – flickr.

Il vostro dentifricio è davvero giunto alla fine. L’avete strizzato proprio tutto, addirittura con due mani! Scommettiamo che vi faccio lavare i denti almeno altre due o tre volte? E’ semplice: basta prendere le forbici e tagliare in due il tubetto. Se adesso provate a pescare con lo spazzolino il dentifricio rimasto all’interno scoprirete che potrete lavarvi i denti almeno un paio di volte… o forse anche di più!

La stessa cosa potete farla con una miriade di oggetti di uso quotidiano: dallo shampoo al sapone liquido, dal detersivo per i piatti a quello per la lavatrice, dal tubo della maionese al ketchup e così via… Vi siete mai chiesti perchè certi shampoo hanno il tappo arrotondato, oppure obliquo? Per impedirvi di capovolgere il contenitore e recuperare le ultime gocce di prodotto. Può sembrare una scemenza, eppure le aziende giocano anche su questi fattori… prima finite un prodotto e prima lo ricomprate. Se ne rimane un po’ nella confezione, che importa? Anzi, …meglio!

Leggevo su una rivista che alcune di queste confezioni, quando sembra che siano vuote, in realtà contengono ancora fino al 10% del prodotto… Voi pensate che il contenitore sia costruito in quel modo per un particolare design modaiolo e invece spesso è fatto per indurvi a ricomprare prima il prodotto…

Quindi tagliate, strappate, capovolgete, strizzate e raccogliete fino all’ultima goccia! Risparmierete ed eviterete che il prodotto non usato finisca tra i rifiuti e inquini l’ambiente!

McDonald’s rifiuta un panino ad un ragazzo down per 25 centesimi.

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Foto “No Mcdonald’s” by Barb Dybwad – flickr

Secondo Wikipedia (qui) McDonald’s è la più grande catena di fast food del mondo con un fatturato, dati del 2012, di  27,56 miliardi di dollari… (lo scrivo così perchè non vorrei imbrogliarmi con le decine di zeri mettere dopo le cifre)… Però McDonald’s è anche la catena che a Cecina (Li) avrebbe negato un hamburger ad un ragazzo con la sindrome di Down per 25 centesimi di euro. Fortunatamente altri clienti, più sensibili dei dipendenti e dei gestori del fast food, hanno messo mano al borsellino salvando il ragazzo da una situazione veramente umiliante, … Ecco cosa ha scritto il Tirreno:

Gli mancano pochi centesimi, niente panino al ragazzo down. Cecina: il caso al McDonald’s, un altro giovane in fila alla cassa gli ha dato i soldi che non aveva. Proteste su Facebook, il titolare della paninoteca: «Mi dispiace, ma non c’è stata discriminazione»” di Maria Meini.

CECINA. Gli mancavano pochi centesimi, ma la risposta è stata inflessibile: niente panino. È successo all’ora di pranzo di martedì 3 al McDonald’s di Cecina. Una scena che non è passata inosservata ad alcuni ragazzi in fila alla cassa della paninoteca di via Montanara, che hanno espresso il loro sdegno attraverso un messaggio sulla nostra pagina Facebook. Anche perché il panino negato era quello di un ragazzo down. Il giovane aveva preso un menù da 7 euro e 65, con una coca grande e quattro cheesburger, e ha pagato con un buono pasto. Gli mancavano 25 centesimi. Si è frugato nelle tasche ma non arrivava alla cifra, mancavano ancora pochi spiccioli. La cassiera si è rivolta alla caporeparto, e gli ha dato la risposta negativa: dobbiamo togliere un panino.

Ma dietro al ragazzo un altro giovane in fila si è subito offerto di pagare la cifra mancante: 15 centesimi (o forse addirittura 5 secondo altri due testimoni che ci hanno contattato su Facebook). Ha aggiunto le monetine e il giovane down ha potuto riavere il suo menù completo e si è seduto a un tavolo per mangiare.
Una scena che è durata pochi minuti, ma alcuni ragazzi in fila alla cassa hanno assistito con imbarazzo, e hanno affidato a Facebook il loro sdegno. «Possibile – raccontano – che con tutta la carne che viene buttata ogni giorno nella spazzatura un ragazzo down non possa avere il suo hamburger per pochi centesimi? È una cosa intollerabile. Eravamo pronti ad aiutarlo, ci ha preceduto il ragazzo in fila davanti a noi. Quando ha visto che aveva svuotato le tasche e gli mancavano cinque centesimi si è subito offerto di darglieli. Ma il punto è: se il giovane down fosse stato solo, se non ci fosse stato nessuno pronto ad aggiungere quei pochi centesimi mancanti, il personale della paninoteca gli avrebbe negato il panino».

Abbiamo interpellato il titolare del McDonald’s di via Montanara. Roberto Creati ha fatto una verifica perché martedì 3 non si trovava nel negozio di Cecina e molto correttamente ci ha ricontattato dopo aver parlato con il personale della paninoteca, confermando l’accaduto e fornendo la sua spiegazione. «Il giovane – racconta – intorno alle 12,30 si è presentato alla cassa con un menù da 7,65 euro, comprendente una coca grande e quattro cheesburger. Ha pagato con un buono pasto, da cui mancavano 15 centesimi. La commessa ha chiesto cosa fare alla manager e ha fatto quello che facciamo con tutti: gli ha detto di lasciare un panino, ma un altro ragazzo in fila gli ha dato i 15 centesimi e ha potuto riavere l’intero menù».

Non si poteva fare un’eccezione? «Non c’è niente di particolare in questo comportamento – dice Creati -: ci sono prezzi fissi esposti, e noi applichiamo le stesse regole con tutti, altrimenti sarebbe razzismo al contrario. C’è da dire poi che una commessa passa centinaia di scontrini al giorno e mi ha detto che non si è accorta che il ragazzo fosse down. Ma ci tengo a dire che non c’è nessuna discriminazione. Anzi, se il ragazzo o i suoi familiari si sono risentiti mi piacerebbe poterci parlare proprio per dire loro che non c’è stato nessun intento discriminatorio. La cosa si è risolta in modo talmente veloce, con l’intervento dell’altro ragazzo che ha aggiunto la cifra mancante, e senza proteste, che il personale non ci ha neppure fatto caso. Ma, ripeto, mi dispiace, e parlerei volentieri coi familiari per poterli rassicurare».

Uno dei messaggi-testimonianza postati sulla nostra pagina Facebook [ovvero del quotidiano il Tirreno]

Mi trovavo in cassa a pagare il mio menù. E accanto a me, nell’altra cassa, si trovava un ragazzino down che aveva ordinato il suo menù. Ma al momento di pagare gli mancavano pochi centesimi. Quando lui gli ha detto di non avere altri soldi la cassiera, dopo aver consultato la responsabile, ha deciso di togliere il panino dal menù del ragazzo (a quel punto un ragazzo che era dietro di lui ha anticipato me e altri ragazzi offrendosi di pagare la differenza). Ma se questo ragazzo fosse stato da solo? Avrebbe dovuto rinunciare al suo panino per pochi centesimi? Possibile che un azienda come McDonald’s non possa rinunciare ad un buco di qualche centesimo per non negare ad un ragazzo disabile un menu completo quando vengono buttati quintali di carne al giorno da McDonald’s?

tratto dall’articolo “Gli mancano pochi centesimi, niente panino al ragazzo down” di Maria Meini pubblicato su Il Tirreno del 3 Marzo 2015.

Mi piacerebbe sapere cosa ne pensano della vicenda le persone che lavorano e/o vivono quotidianamente con i ragazzini down, perchè credo che se da un lato è doveroso integrarli al meglio delle loro possibilità, non possiamo essere così insensibili da non capire che sono ragazzi che comunque meritano attenzioni particolari e un minimo di buonsenso… Il rispetto ferreo delle regole e la scusa del “razzismo al contrario” mi sembra invece che nascondano una totale mancanza di sensibilità da parte del personale del fast food.

Qui mi fermo e non aggiungo altro, anche perchè quando leggo di “gente che ha soltanto obbedito e rispettato le regole”,  non saprei dire perchè, ma di solito mi viene in mente la città di Norimberga…

Una frase di Alessandro Manzoni

Foto "Francesco Hayez, Alessandro Manzoni" by Real Distan  - flickr
Foto "Francesco Hayez, Alessandro Manzoni" by Real Distan - flickr

Non sempre ciò che viene dopo è progresso.

Alessandro Manzoni (1785 – 1873) scrittore, poeta e drammaturgo italiano

Dedicata a tutti i cittadini e le cittadine del movimento NO TAV.

C’era una volta una piccola ricettina…

C’era una volta…. una piccola ricettina… una ricetta semplice, umile, di una tortina fatta con il pane raffermo che stava buona buona in una pagina di questo blog, fin dal lontano 2008 (qui). Ogni tanto veniva rilanciata da qualche altro blog o da qualche motore di ricerca e quando qualcuno veniva a scoprila lei, timida timida, si mostrava così com’era… non lievitata, senza fronzoli, creme o decorazioni, ma col gusto rustico  dei suoi ingredienti semplici semplici…

Dopo tanti anni di umile ma degna e rispettabile carriera questa ricettina è stata contestata da una certa Sofia che con un bel po’ di astio l’ha definita “NON COMMESTIBILE” dedicandoci, non uno, ma ben tre commenti, uno più cattivo dell’altro… (l’ultimo ieri mattina). Curiosamente ne è venuta fuori una gara fra commentatrici per indovinare se per caso mancasse qualche ingrediente.

Dopo aver ripetuto fra i commenti che la ricetta era proprio quella  e che non mancava nessun ingrediente, per tutti i San Tommaso che se non vedono non credono, oggi faccio un post apposito e vi pubblico direttamente il libro e la pagina da cui l’ho tratta (cliccando sulle foto le immagini si ingrandiscono). Tra la ricetta originale e la mia versione c’è solo una piccola variazione del peso dello zucchero  (+ 10 gr.) perchè io uso quello di canna biologico e del commercio equo e solidale.

Ringrazio innanzitutto il professor Gatteschi per questo libretto di ricette molto carino e  prezioso. Ringrazio anche la signora Sofia (o chi si nasconde dietro questo pseudonimo) perchè nonostante tutto mi ha dato l’occasione di riportare, dopo 4 anni, questa ricettina sulla prima pagina di questo blog. Buon appetito a tutti!!!!

p.s. Sig.ra Sofia, visti i suoi aspri giudizi, per caso lei mica è parente di Rudy Zerbi?  😉

Foto by unpodimondo tratte dal Volume di Sergio Gatteschi pubblicato da Vallardi
Foto by unpodimondo tratte dal Volume di Sergio Gatteschi pubblicato da Vallecchi

Un paio di numerelli….

Foto "the rejection of the chickpeas" by mugley - flickr
Foto "the rejection of the chickpeas" by mugley - flickr

Mi è capitato sottomano il Numero di Martedì scorso (17/01/2012) de “La Nazione”  dove c’erano alcuni articoli scritti dai ragazzi delle Scuole Medie, molto più interessanti del resto del giornale, quello scritto dai giornalisti veri…

Una pagina intera, scritta dalla classe IIIB della Scuola Media “Desiderio da Settignano” di Dicomano (Fi), era dedicata alle buone pratiche per risparmiare, soprattutto sul cibo… Estraggo dall’articolo solo due numerelli che mi sono sembrati agghiaccianti: in Italia ogni anno ogni famiglia butta via il 10% della propria spesa alimentare per un totale di 510€ di cibo che passa direttamente dal carrello della spesa alla pattumiera!

Speriamo almeno che la crisi ci faccia diventare un po’ meno spreconi e un po’ più saggi!

Con i costi della parata militare del 2 Giugno si potrebbero pagare le indennità di disoccupazione a 32.200 precari.

Cos'e' cambiato ?
foto "Cos'e' cambiato ?" by Daniele Muscetta - flickr

Domani, 2 Giugno, si terrà a Roma la consueta e retorica parata militare della Festa della Repubblica e in una mattinata saranno gettati al vento milioni di euro, per un evento sfarzoso che in tempi di crisi suona come un’offesa verso i lavoratori precari e i disoccupati.  Il sito Sbilanciamoci ha fatto due conti ed è venuto fuori che con i soldi spesi per la parata si potrebbero pagare le indennità di disoccupazione di circa 32.200 lavoratori. Se aggiungiamo che oggi l’Istat ha pubblicato i dati sulla disoccupazione ad Aprile (qui il documento in pdf dell’Istat) dove emerge che il 29,5% dei giovani risultano disoccupati, la parata è proprio uno spreco vergognoso! E lo sapete che se lo stato rinunciasse alla mini-naja  e all’acquisto di 131 cacciabombardieri, la manovra economica, che costerà a tutti noi lacrime e sangue,  forse potrebbe essere evitata? Leggete… e arrabbiatevi…

Parata militare del 2 giugno: uno spreco in tempi di crisi

Con gli stessi soldi spesi per organizzarla si potrebbe assicurare l’indennità di disoccupazione a 32.200 precari.

“Sospendere la parata militare del 2 giugno e destinare i fondi risparmiati a coprire l’indennità di disoccupazione a 32.200 precari che hanno perso il lavoro”. E’ quanto chiedono Giulio Marcon e Massimo Paolicelli della Campagna Sbilanciamoci!.

“Troviamo fuoriluogo – proseguono Marcon e Paolicelli – che mentre si sta per varare una manovra economica che chiede pesanti sacrifici al Paese si gettino in una anacronistica parata militare diversi milioni di euro, costo che di fronte alla solita inesistente trasparenza della Difesa noi abbiamo calcolato in circa 10 milioni di euro. Solo per le impalcature della parata si spendono 700 mila euro. E’ bene ricordare che la Repubblica Italiana  – come recita l’art. 1 – si fonda sul lavoro e mai come in questo momento la festa della Repubblica va dedicata non allo sfoggio di carri armati e cacciabombardieri, ma al lavoro, a chi lo perde e a chi è costretto a far fronte alla grande emergenza sociale causata dalla crisi.

Pertanto chiediamo che i soldi risparmiati vengano destinati a coprire l’indennità  di disoccupazione di 32.200 precari che hanno perso il posto di lavoro.

Per la campagna Sbilanciamoci! (come ha proposto nella sua “contromanovra”) si potevano far fare meno sacrifici agli italiani, specialmente le fasce più deboli, e trovare fondi dai piccoli ai grandi sprechi del mondo militare, che vanno dai 7 milioni di euro annui per istituire la mini-naja ai 14 miliardi che ci verranno a costare i 131 cacciabombardieri F-35 (Joint Strike Fighter). Se come si sbandiererà alla parata militare del 2 giugno le nostre sono forze di pace impegnate in missioni di pace, a cosa ci servono 131 cacciabombardieri, al costo di un anno di manovra economica? Non sarebbe meglio – concludono Marcon e Paolicelli – investirli nel lavoro ed in particolare al sostegno dei precari e delle loro famiglie?”

tratto dall’articolo “Parata militare del 2 giugno: uno spreco in tempi di crisi” pubblicato sul sito di Sbilanciamoci.org

Dire & Fare … e soldi da buttare!

Foto "Stairs and Lines" by annakarenina - flickr

La scorsa settimana mi è capitato di recarmi per lavoro alla Fortezza da Basso di Firenze (nella foto qui a lato le scale del Padiglione Spadolini)  dove, dal 28 al 31 Ottobre si è tenuta la XII edizione di Dire e Fare una fiera in cui gli enti locali e  in generale tutta la  P.A. presentavano soluzioni e  progetti a servizio della cittadinanza (infatti il sottotitolo della mostra recitava: “la Pubblica Amministrazione che ci serve”).

Era un tripudio di stand: dal più piccolo comune sperso tra le montagne fino a grandi enti nazionali come l’Agenzia delle Entrate o l’Inps, passando per  Regione, Province, Aziende Sanitarie e Comunità montane ognuno aveva il suo spazio dove mostrare quanto di bello aveva fatto per la comunità. Stand progettati da designer e architetti, tv al plasma, video proiettori, postazioni multimediali e un ventaglio molto vario di gadgets, depliants e libretti offerti in omaggio senza badare a spese, il tutto ben architettato per l’autocelebrazione dei vari enti… tutti belli, buoni  e bravi! E poi tanti convegni, anch’essi autoincensanti… bla… bla… bla… Per assurdo anche il Comune di Firenze, al centro delle indagini della Magistratura per lo scandalo politico e  urbanistico di Quadra (leggete qui) aveva il suo megastand dove diceva quanto era bravo!

Detto tutto ciò vorrei fare due brevi riflessioni:

  • Una fiera di questo tipo ha un preciso scopo di marketing ed è indispensabile nel caso di aziende private che devono trovare dei clienti a cui  vendere dei prodotti. Ad esempio mi vengono in mente alcune fiere come lo Smau, il Saie, il Sana, la Bit etc… Ma la pubblica amministrazione ha davvero bisogno di strategie di marketing mutuate dal privato? La pubblica amministrazione non deve accaparrarsi clienti o vendere qualcosa a qualcuno, deve semplicemente fornire dei servizi alla popolazione. Il problema è proprio quello che la P.A. spesso tratta gli abitanti in modo inadeguato… o some “sudditi” da tartassare o come “clienti” a cui sembra che debba vendere qualcosa… Basterebbe che li trattasse semplicemente come “cittadini” ai quali deve fornire dei servizi, possibilmente dei buoni servizi. Punto e basta.
  • Infine una domanda non banale: quanto sono costati questi 4 giorni di Luna Park con i baracconi multimediali e le conferenze di ogni ente?  Ricordiamoci che gli enti partecipanti sono gli  stessi che  riducono i servizi ai cittadini, che piangono sempre perchè lo Stato taglia loro i fondi  e che perciò hanno i bilanci sempre in “rosso”. Se i  soldi del “Dire e Fare” fossero stati spesi per garantire anche un solo posto in più in un asilo nido, per accorciare di 1 solo giorno le liste di attesa di una Asl o per riparare qualche infisso in una scuola, sarebbero stati sicuramente spesi meglio. Non è una questione politica… è solo «buon senso»!

Numeri: oggi parliamo d’acqua

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Con questo post inizio una nuova categoria che ho deciso di chiamare “Numeri”. Le cifre sono in generale considerate qualcosa di arido, da ragionieri, matematici e poche altre persone… Invece, se presi per il verso giusto, i numeri possono dire in modo sintetico molto più di tante teorie…. Cominciamo dall’acqua:

Un water che gocciola può far perdere più di 6 tonnellate d’acqua al mese.

Un rubinetto che gocciola può riempire una tazzina da caffé in dieci minuti e una vasca da bagno in una settimana.

tratto da un depliant sul risparmio dell’acqua del governo insulare di Lanzarote (Spagna)

Bastano queste due cifre per capire che bisogna  fare un uso intelligente dell’acqua, e allo stesso tempo si potranno ridurre anche i costi in bolletta. Ad esempio con l’uso dei riduttori di flusso si può risparmiare il 50% d’acqua e anche con le cassette del water a doppio pulsante si riduce notevolmente lo spreco del prezioso liquido (ad ogni scarico si dimezza l’acqua che se ne va…).

Alcuni Link

P.s. I riduttori di flusso sono acquistabili presso molte botteghe del commercio equo e solidale.

*** foto “water drop (1)” by utnapistim – flickr

Una ricetta: la torta di pane raffermo (ma anche di cacao, pinoli, uvetta, pere…)

foto by unpodimondo

Il pane è da sempre l’elemento base dell’alimentazione umana (almeno in occidente), e perciò è divenuto uno dei simboli per rappresentare il cibo e più in generale la vita, basta pensare a tutti i modi di dire riguardanti il pane. Purtroppo le drammatiche notizie sull’impennata dei prezzi dei cereali e dei generi alimentari ci impongono una maggiore attenzione a non sprecare e a non gettare il cibo che quotidianamente arriva sulle nostre tavole. In primo luogo per un mero risparmio familiare (con i tempi che corrono non c’è da buttare via niente), ma soprattutto per un rispetto verso tutte quelle persone a cui è negato anche il pane e che lottano quotidianamente per la sopravvivenza.

Se poi, con questi ingredienti possiamo fare delle ricette squisite allora il vantaggio è anche gustoso. Vi presento perciò una ricetta facilissima per un’ottima torta che faccio quando ho un po’ di pane raffermo… Sicuramente le vostre torte riusciranno più belle della mia!

Ingredienti:
pane raffermo 150 gr
latte 4 dl
burro 30 gr
zucchero 80 gr
cacao amaro 1 cucchiaio
1 pera (o pesca o altra frutta)
pinoli e uvetta a piacere

Procedimento:

Si mette a scaldare il latte fino a farlo diventare caldo ma non bollente. Nel frattempo si taglia il pane a fette e si fanno poi tanti quadrettini. Si aggiunge poi il pane al latte e si lascia riposare per circa 20 minuti in modo che il pane assorba tutto il latte e si ammorbidisca. A parte si scioglie il burro e si mette a bagno in acqua calda l’uvetta.

Passati i venti minuti si mettono nel robot da cucina: il pane col latte, il burro, lo zucchero e il cacao e si fanno tritare fino a farli diventare una pasta omogenea. Si aggiungono poi a piacere i pinoli e l’uvetta strizzata e si amalgamano all’impasto.

A questo punto si mette l’impasto nella tortiera (imburrata e infarinata o coperta con la carta forno) e si livella. Si sbuccia la pera, si taglia a fettine e si dispone sulla torta. Si cuoce in forno per circa 40/45 minuti a 170 gradi verificando la cottura col metodo dello stuzzicadenti… e poi si gusta…

Eventuali varianti: i pinoli e l’uvetta possono non essere messi o possono essere sostituiti con altri ingredienti a piacere (noci, gocce di cioccolato, mandorle, noci del brasile etc…). Anche le pere possono essere sostituite da altra frutta a piacere (in estate fettine di pesche o albicocche).

Si consiglia l’uso di ingredienti biologici e del commercio equo e solidale così la vostra torta sarà buona, oltre che per voi, anche per l’ambiente e per i poveri che coltivano nel terzo mondo.