Ex-Ilva e Dolní Vítkovice: Italia e Repubblica Ceca.

Giugno 2009. Mia figlia fu convocata per partecipare ai Mondiali Juniores di Danza Sportiva, disciplina Disco-Dance. La nazione che ospitò la gara fu la Repubblica Ceca, in una città all’epoca a noi sconosciuta: Ostrava. In previsione del viaggio, contando di fare anche un po’ di turismo, comprai un paio di guide della Repubblica Ceca. Le poche righe dedicate alla città erano impietose: località mineraria con altoforni, grigia, sporca, inquinata e con pochi monumenti (quelli salvati dai bombardamenti che distrussero il centro siderurgico nella seconda guerra mondiale). Una di queste guide la buttava anche sul ridere consigliando di non dire ai cechi che andavamo a Ostrava per turismo, per non essere presi per matti!…

Arrivammo a Ostrava all’ora di cena e ci fermammo in periferia. L’impressione fu contraddittoria: tristi palazzoni giganteschi dell’era socialista (come l’hotel dove alloggiavamo) accanto alla bellissima Ostravar Arena, il palazzetto che ospitò le gare e che è una specie di astronave, dalla capienza simile al Palaforum di Assago, ma architettonicamente molto più bella. Intorno strade pulite e giardinetti curati. Nei giorni successivi andammo anche in centro:  località linda e carina ma con ciminiere e tubazioni fin quasi dentro al centro città. Dato che la città è tutta in pianura comunque ti girassi, nel panorama svettava il siderurgico. La città sarà stata pure inquinata ma l’aria era limpida e frizzantina: non c’erano polveri e il mostro non faceva paura. Semplicemente perchè le miniere erano state chiuse nel 1994 e gli altiforni nel 1998. Infatti c’erano grossi lavori di restauro per convertire la città e l’impianto siderurgico come attrattiva turistica. All’epoca era già aperto un piccolo museo e un tratto di gallerie delle miniere.

Ho cercato su Internet come vanno le cose oggi, dopo 10 anni: nella zona degli altiforni sono stati creati almeno una quindicina di musei, centri culturali e di intrattenimento per famiglie, hall multifunzionali, etc…  Il siderurgico da alcuni anni ospita the Colours of Ostrava, uno dei maggiori festival musicali dell’Europa Centro Orientale (dal cui sito ufficiale provengono le foto che vedete). E tutta la città è diventata la porta turistica d’accesso verso la Moravia. Logicamente rimangono ancora piccolissime zone da bonificare e Ostrava ha un livello di disoccupazione leggermente più alto di altre città ceche, ma il presente è radioso e il futuro tracciato.

Vi ho raccontato di Ostrava perchè l’ho vista con i miei occhi ma avrei potuto raccontarvi di come la tedesca Ruhr è stata riconvertita anch’essa al turismo o di come la Polonia si avvia a essere l’unico paese europeo ad aver rimosso tutto l’amianto dai suoi edifici. Basta pensare all’Ilva per capire che l’Italia è lontana anni luce dall’Europa. Ma quello che fa più arrabbiare è che tutta la classe dirigente (politici, sindacalisti, manager, giornalisti) guardi sempre e soltanto all’indietro. Che si invochi la nazionalizzazione o che si chieda l’intervento di altre società e cordate, tutti vogliono continuare a produrre l’acciaio e nessuno immagina un futuro completamente diverso a Taranto!

Quando leggo che l’ex-Ilva è l’unico polo siderurgico europeo a ciclo continuo e che questo è un motivo per cui andrebbe salvata, mi viene in mente quell’automobilista che andava contromano in autostrada e si meravigliava degli altri conducenti che andavano contro di lui. Dall’inizio della rivoluzione industriale a oggi quali sono stati gli stati europei con le più grandi miniere e centri siderurgici? La Germania, il Belgio, il Regno Unito, la Polonia e vari altri paesi dell’Europa Centro Orientale. Se nessuno di questi ha più questi poli,  tutti hanno chiuso le loro miniere e bonificato i siti rendendoli belli e turistici, possibile che abbiano tutti torto e l’Italia, che si ostina a tenere in vita l’inquinantissima ex-Ilva, abbia ragione? Se questi poli non sono strategici per la Germania perchè dovrebbero esserlo per noi?

Non ho risposte, ma temo che la rovina dell’Italia sia proprio cercare le soluzioni dei problemi con lo sguardo rivolto al passato, senza avere la benchè minima capacità di immaginare il futuro. Un futuro che non sia la prossima tornata elettorale ma l’idea di nazione per le generazioni future!

Se Ostrava si è ripulita e reinventata turistica senza nemmeno aver il mare… perchè Taranto no?

p.s. Le foto che appaiono nel post sono tratte dal sito del festival Colours of Ostrava.

Questo blog non è l’ufficio di collocamento.

Foto
Foto “Charlie Chaplin” by twm1340- flickr

Dall’inizio dell’anno, nella pagina dei contatti, questo blog ha già ricevuto ben 3 Curriculum Vitae di persone che cercano lavoro nell’ambito delle associazioni di volontariato, servizi sociali, servizi sanitari, psicologia, etc…  Colgo l’occasione per ricordare a tutti che questo è un blog personale di un singolo e, pur trattando argomenti di volontariato, sport, associazionismo etc… non è legato direttamente a nessuna associazione o gruppo. Pertanto mi dispiace moltissimo ma non sono in grado di aiutare nessuno… insomma non sono l’ufficio di collocamento e da alcuni giorni, onde evitare fraintendimenti, tutto ciò è scritto a chiare lettere anche nelle pagine “Chi sono” e “Note sul blog“.

Questa situazione mi ha spinto a fare tre riflessioni banali banali.

  • In dieci anni di vita questo blog avrà ricevuto si o no, due o tre messaggi con curriculum, credo inviati per sbaglio. Se in meno di un mese mi arriva lo stesso numero di curriculum che mi sono arrivati in 10 anni significa che la situazione lavorativa è molto grave.
  • Che questo fosse un blog personale di un singolo mi sembrava si capisse, lontano un miglio. Credo che basti leggere qualche post per capire che questo blog non è ne’ il sito di una ONG, ne’ quello dell’ufficio di collocamento, o dell’Adecco o di Manpower. Se non sapete riconoscere se dietro un blog c’è una ONG o un bischero qualunque, ve lo dico chiaramente: questo è il sito di un bischero qualunque! Che non capiscano tutto ciò dei laureati che nel curriculum vantano anche fior di master e tirocini, la dice lunga sulla preparazione che i ragazzi ricevono nelle Università Italiane.
  • La prossima volta, per cercare lavoro, non perdete tempo per scrivere al sottoscritto. Seguite i consigli del ministro del lavoro Poletti: preparate la borsa e andate a giocare a calcetto (o yoga a seconda delle vostre preferenze).

p.s. Spero che non si offenda nessuno. Ai tre ho già risposto personalmente dicendo che mi dispiace molto ma non ho possibilità di aiutarli.

Grazie fratelli e concittadini italiani!

Lascio le analisi sul risultato del referendum ai giornaloni e ai “soliti” commentatori televisivi. Quest’armata Brancaleone di Renzi e di tutti coloro che sono saliti sul suo carro, non si meritano nemmeno la pressione delle dita sulla tastiera del computer. Dita che invece schiacciano per dire e dirci grazie a vicenda per una giornata di resistenza che ha salvato la Costituzione e la democrazia! Grazie fratelli e concittadini italiani!

Ogni altro commento è superfluo… oggi si deve festeggiare! E allora musica!!!

 

…E da domani si ripartirà a lottare per lasciare un mondo migliore ai nostri figli!

Quindi io….

Foto
Foto “NO” by Grant Hutchinson – flickr

Sono un lavoratore dipendente, marito di una lavoratrice dipendente. I nostri stipendi perdono potere d’acquisto un anno dopo l’altro e con le trattenute in busta non possiamo evadere le tasse, come fanno i cosiddetti imprenditori: piccoli, medi o grandi come le multinazionali. E la pensione sarà sempre più un miraggio. Abbiamo una figlia universitaria che paga un sacco di tasse per una scuola pubblica sempre più scadente. Fra qualche anno entrerà nella schiera dei giovani disoccupati, dei precari, dei voucher… di un lavoro senza più quei diritti per cui avevano combattuto i suoi nonni. E siamo anche figli di quei nonni con le pensioni da miseria che quando prenotano una visita all’ASL si sentono rispondere di ripassare fra 6 mesi o un anno. E infine vediamo chi sta peggio di noi, come i migranti che fuggono dalle guerre e dalle violenze e vengono trattati come la causa di tutti i nostri mali, mentre sono solo altre vittime più disperate di noi.

A noi, che per 364 giorni l’anno non contiamo un bel niente, il governo scrive e promette mari e monti per andare il 4 Dicembre a mettere una croce su quel “SI”. Allora io sono andato a vedere chi è a favore di quel “SI” e mi sono fatto qualche domanda…

  • JP Morgan e le agenzie di rating, quelle che con la speculazione finanziaria hanno portato la Grecia alla fame e alla miseria chiedono di votare “SI”… Quindi io voterò “NO”.
  • I padroni della Confindustria, quelli che da vent’anni chiedono (e ottengono) di diminuire i diritti dei lavoratori, la loro precarizzazione e il blocco dei salari chiedono di votare “SI”… Quindi io voterò “NO”.
  • Marchionne, un canadese domiciliato in Svizzera, che dopo aver avuto miliardi di finanziamenti statali, ha trasferito le sedi legali di Fiat all’estero per non pagare le tasse in Italia e che fa di tutto per ridurre i diritti degli operai (chiedere a Termini Imerese e Pomigliano d’Arco) chiede di votare “SI”… Quindi io voterò “NO”.
  • La troika europea e la BCE, che spendono miliardi di Euro per salvare le banche ma non muovono un dito per salvare i migranti e i poveri europei come in Grecia, chiedono di votare “SI”… Quindi io voterò “NO”.
  • L’ambasciata USA, un paese guerrafondaio che esporta in tutto il Medioriente e in Africa la democrazia a suon di bombe, creando come conseguenza terroristi e profughi, chiede di votare “SI”… Quindi io voterò “NO”.
  • Infine perfino Briatore, quello che vorrebbe fare della Puglia un mega Billionaire per soli ricchi, a Matrix chiede di votare “SI” perchè così finalmente si potranno privatizzare scuole e ospedali… Quindi io voterò “NO”.

Insomma ci avete fatto caso? Tutti le lobby di potere che ci hanno portato nella situazione drammatica in cui si trova oggi l’Italia e che manovrano i politici al  governo come dei burattini, ci chiedono di votare “SI”.

E non vi viene voglia, almeno in questa occasione, di mandare un bel segnale a tutti quanti?

Infine un’ultima perla: leggo in questo post su Altraeconomia che la casa editrice Tramontana, editore di libri scolastici ben conosciuto da chi ha studiato diritto ed economia, ha già pubblicato nel libro per le superiori “101 lezioni di diritto ed economia”, scritto da Carlo Aime e Maria Grazia Pastorino, un capitolo di 8 pagine dedicato alla Riforma Costituzionale come se fosse già diventata legge. Non solo il libro ignora del tutto il referendum, ma perfino alcune modifiche fatte alla legge Costituzionale ad Aprile 2016 e soprattutto racconta cose ancora tutte da legiferare come i criteri per selezionare i 74 consiglieri regionali che, se passasse la riforma, dovrebbero diventare senatori.

E non vi viene voglia, quelle 8 pagine, di mandarle al macero insieme a chi ha voluto questa riforma?

♦♦♦♦♦

P.S. Se il parere di un piccolo e inutile informatico come il sottoscritto non vi convince vorrei segnalarvi due post molto curiosi sul No al referendum apparsi sul sito de “Il fatto quotidiano”. Il primo è di Fabio Scacciavillani, Chief Economist del Fondo d’investimenti dell’Oman: vi aspettereste che trattasse di Economia e invece tratta di Storia, raccontando come riforme simili a quella a cui siamo chiamati a votare,  portarono dritte alla Prima Guerra Mondiale e successivamente alla dittatura fascista. Il secondo è di Marco Politi e con molto buonsenso racconta dieci motivi per votare NO. Dov’è la stranezza? Che Marco Politi è da oltre 40 anni uno dei maggiori vaticanisti al mondo. Quindi, se uno che di solito si occupa di Dio, Santi e teologi decide di dedicare diversi articoli al Referendum significa che la situazione è grave… non c’è più religione! 😛

Un libro gratuito vi spiega la riforma costituzionale.

Tra pochi giorni saremo chiamati a votare al referendum sulla riforma costituzionale. Tra articoli di giornali, proclami di entrambi gli schieramenti, comparsate televisive (a volte ossessive) di Renzi e dei vari Ministri, alla fine rischiamo di andare a votare con una grande confusione in testa.

Se volete farvi un’idea della riforma e volete farlo senza spendere un soldo (libri a pagamento ce ne sono un sacco, sia pro che contro la riforma) vi segnalo il libro In otto punti le ragioni del NO al Referendum costituzionaleche potete scaricare cliccando qui sul link del titolo o sull’immagine a fine post. Il libro è stato scritto da Luca Benci, giurista specializzato in diritto sanitario, su iniziativa del laboratorio politico “Per un’altra città” di Firenze. Sono 86 pagine, così divise: le prime 38 pagine comprendono 8 capitoletti che spiegano in modo semplice e comprensibile a tutti come siamo arrivati a questa riforma e alle varie leggi elettorali. Dalla pagina 39 invece sono riportati tutti gli articoli oggetto della riforma, uno per uno, col testo a fronte: da un lato quello attualmente in vigore e dall’altro quello che sarà modificato  se passa il referendum. Dato che questo libretto è  rilasciato sotto Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale, se vi piace potete ripubblicarlo sui vostri blog, diffonderlo per e-mail o regalarlo a chi vi pare a voi…

Se poi non vi fidate di un libro che, fin dal titolo è per il NO, la comparazione degli articoli è stata fatta in modo più neutro anche su questa interessante pagina Internet…

Credo che in entrambi i casi, sia una lettura interessante perchè, come recita una delle più belle battute di Maurizio Crozza,  fatta lo scorso 4 Ottobre a Di’Martedì: “Referendum? Il Paese è diviso tra chi voterà Sì e chi invece ha capito la riforma costituzionale.”

libronoriformaboschi300

Elezioni di plastica.

Oggi oltreoceano stanno eleggendo il nuovo Presidente degli Stati Uniti, scegliendo fra due candidati uno/a peggio dell’altro/a. Se non fosse che si tratta del paese con la potenza bellica più grande del mondo ci sarebbe solo da ridere… E invece il futuro del pianeta dipende da queste elezioni di plastica, con due candidati di plastica, di una nazione tutta di plastica, molto poco rispettosa dell’ambiente e degli altri popoli del mondo.

Foto "Campaign 2016 Funko Pop!" by Unpodimondo
Foto “Campaign 2016 Funko Pop!” by Unpodimondo

P.S. Ringrazio mia figlia per avermi fatto fotografare questi 3 pezzi della sua collezione di Funko Pop! che da soli la dicono più lunga di tanti analisti politici…

AGGIORNAMENTO DEL 9.11.2016

Non so se siete andati a curiosare sul sito dei Funko Pop! Se si, avrete notato che si tratta di centinaia di pupazzetti che riproducono personaggi di cartoni animati, film di ogni genere, fumetti e serie tv. Insomma nessuna persona reale, tutti personaggi di finzione e intrattenimento, tranne i tre candidati alla Presidenza U.S.A. Sarà un caso che il prossimo inquilino della Casa Bianca alla fine è risultato essere quello più cartone animato dei tre, più di plastica dei tre, il più fuori del mondo dei tre?
Comunque non preoccupatevi e ricordate che se in fondo noi italiani siamo sopravvissuti a 20 anni del nostro “Trump”, anche gli Usa e tutto il pianeta riusciranno a sopravvivere a 4 anni con quest’altro…

E’ solo un film …che noi in Italia abbiamo già visto! Buona fortuna!

Se 14 milioni di italiani fossero coerenti…

Foto "Old gas station" by Carsten aus Bonn - flickr
Foto “Old gas station” by Carsten aus Bonn – flickr

Purtroppo il referendum sulle trivelle non ha raggiunto il quorum e quindi non è valido. Lascio ai Tg, ai giornaloni e ai vari politici tutte le analisi sul caso. Faccio però una piccola osservazione: circa 14.000.000 di italiani hanno votato “SI”, dicendo che non vogliono le trivelle nei nostri mari. Se tutte queste persone, coerentemente col loro voto, cominciassero a lasciare l’auto nel garage e a muoversi a piedi, con le bici o con i mezzi pubblici, anche solo uno o due giorni a settimana e se magari in inverno abbassassero la temperatura del riscaldamento di solo 1 grado, forse le trivelle chiuderebbero da sole per scarsa convenienza economica.

Diamoci da fare! 14.000.000 siamo in tanti! Sarebbe una rivoluzione!

Ultimo appello per fermare le trivelle…

notriv_09Ho letto molto in questo periodo sulle trivelle oggetto del referendum e sull’ecosistema marino del Mediterraneo (e per me che sono un’amante della montagna è tutto dire). Avrei voluto scrivere di più sul blog ma il tempo è quello che è e perciò vi lascio con due pensieri tratti da tutto il materiale che ho letto e con alcuni link di persone più competenti del sottoscritto…

  • Il petrolio presente nei nostri mari è pochissimo. Se oggi estraessimo tutto inseme il petrolio e il metano presenti nei giacimenti nazionali e fosse usato per coprire i bisogni dell’Italia avremmo, nella migliore delle ipotesi, petrolio per 8 settimane e metano per 6 mesi. In realtà il petrolio estratto sarebbe di proprietà delle multinazionali e potrebbero decidere di venderlo all’estero. Allo Stato italiano resterebbe un’elemosina di royalties e l’onere di ripristinare eventuali danni ambientali che si ripercuoterebbero sul turismo.
  • E’ almeno dagli anni ’60 del secolo scorso che viene estratto metano e petrolio dalle coste italiane, in particolare nel mare Ionio e nel ravennate. Ora, se il petrolio e il metano fossero davvero la fortuna che i petrolieri vorrebbero farci credere, Basilicata e Calabria sarebbero  da 50 anni le regioni più ricche d’Italia e quasi trainerebbero da sole l’economia nazionale… Mi sembra invece che siano tra le regioni più povere e con più disoccupazione dell’intero stivale il che la dice lunga sui vantaggi del petrolio. Credo che se ci sarà una rinascita per la Basilicata questa sarà legata a Matera capitale della Cultura 2019, al turismo e alla tutela dell’ambiente. E che dire di Ravenna? Città bellissima che, a causa delle trivellazioni del metano, sprofonda ogni anno di 2 cm… leggete questo articolo del 2014… quindi non influenzato da logiche referendarie. Se volete vedere i famosi mosaici bizantini di Ravenna sbrigatevi a fermare le trivelle o in futuro per ammirarli, potreste avere bisogno del brevetto da sub!

Persone che hanno scritto meglio e con più competenza del sottoscritto:

#NonnaVotaSi

Mi ero ripromesso di parlare ancora del referendum che si terrà Domenica prossima sulle trivellazioni nel mar Mediterraneo. Dal momento che in questo periodo non ho molto tempo da dedicare al blog oggi vi lascio due video molto simpatici in cui si chiede di coinvolgere le nonne e tutte quelle persone ancora indecise per farle recare al seggio Domenica prossima… Buona visione…

E se questo non basta a portare le nonne in cabina elettorale… rimane sempre l’appello di Greenpeace col fascino di Flavio Insinna e di altri vip della tv per invogliarle a dare il loro “SI” al referendum sulle trivelle… «E dai Nonna… se te lo dice anche il medico in famiglia e pure il commissario Cecchini di Don Matteo…»

Ai prossimi giorni…

Lavoro e ripresa che non ci sono (e forse non ci saranno mai…)

Foto "jetsons" by nycscout - flickr
Foto “jetsons” by nycscout – flickr

Il mio primo lavoro, nel 1988, fu l’informatizzazione da zero di una ASL sull’Appennino Tosco-romagnolo. Quindici comuni, due ospedali, due poliambulatori e decine di piccoli ambulatori sparsi sul territorio, che fino ad allora erano stati gestiti con carta, penna e macchine da scrivere. L’Asl comprò un computer S36 IBM e una stampante alla quale furono connessi una sessantina di terminali stupidi… Il server e la stampante erano così grandi che furono portati al primo piano con una gru e, siccome non passavano dalla portafinestra del locale dove andavano installati,  fu buttato giù e ricostruito perfino un pezzo di muro. I geometri, temendo che il pavimento non reggesse, fecero mettere sotto al server e alla stampante una lastra di ferro che ne distribuisse il peso su tutta la stanza. A pensarci oggi, il più scarso dei telefonini ha almeno cinquanta o cento volte più memoria e spazio disco di quei due carrozzoni, pesi quanto un’utilitaria, ma che all’epoca garantivano la gestione della contabilità, delle gare d’appalto, degli ordini, dei magazzini e degli stipendi di una ASL intera.

Questo è un esempio fra tanti di come si è evoluta la tecnologia negli ultimi decenni… Se dagli anni ’50 del secolo scorso l’aeronautica avesse avuto la stessa evoluzione dell’informatica, oggi coi 200 euro con cui compriamo un telefonino potremo comprare un aereo personale, magari pure ecologico… Dove 50 anni fa lavoravano migliaia di operai e di impiegati, domani lavoreranno pochi umani e molti robot e computer, solo che ancora non ce ne stiamo rendendo conto. Diminuisce in tutto il mondo la richiesta di manodopera, aumentano i disoccupati e i precari e contemporaneamente l’economia frena perchè ormai siamo in sovrapproduzione. Basta guardare le nostre case: quanti oggetti inutilizzati abbiamo? E dobbiamo continuare a produrne e a comprarne altri all’infinito solo perchè dobbiamo lavorare per avere un salario che al massimo ci consente di sopravvivere? E l’ambiente che deprediamo e ormai non regge il peso di tutto il nostro inquinamento dove lo mettiamo?

Purtroppo (o per fortuna) la ripresa promessa dai politici e dagli economisti non ci sarà mai perchè stiamo analizzando una società completamente nuova con strumenti vecchi e di conseguenza non riusciamo a capire ne’ dove andrà il futuro ne’ tanto meno a trovare delle soluzioni…. Però su questi temi si sta svolgendo un dibattito e tra le certezze neoliberiste si stanno aprendo delle crepe. Vi posto qui sotto alcuni articoli interessanti apparsi ultimamente in rete e sulla stampa. Dove andremo? Si va dalla più catastrofica delle ipotesi… una bella guerra mondiale che spazzi via un po’ di umani e distrugga delle infrastrutture che andranno poi ricostruite,  fino ad una società più solidale e giusta dove si metta in pratica il motto: “Lavorare meno, lavorare tutti…”

In ogni caso sarà dura: siamo in mezzo ad una transizione epocale e non ce ne accorgiamo…

Per approfondire: