A Formaggio donato… non si guarda in bocca!

toronto island sheep
foto "toronto island sheep" by Duchamp - flickr

Di solito non si dovrebbero criticare i regali che si ricevono, soprattutto se sono fatti da persone care ma purtroppo a volte certi doni sono proprio fuori luogo e sicuramente si meritano almeno un post… Nella mia famiglia sanno benissimo che compro quasi esclusivamente prodotti biologici e a km zero e che i miei acquisti li faccio per la maggior parte tramite il mio Gruppo d’Acquisto Solidale o nei farmer market… Eppure a Natale qualcuno ha pensato bene di regalarmi una forma di pecorino del supermercato che io non avrei mai comprato… Il formaggio  che compro io è di solito biologico, fatto da piccoli pastori toscani e come ingredienti ha solo latte, caglio e sale. Visti gli ingredienti semplici  del mio formaggio si potrebbe mangiare anche la crosta ed in effetti le croste vengono messe da parte per  il cagnolino di mia suocera…

Invece leggete un po’ gli ingredienti del pecorino nero dei colli senesi (però stranamente prodotto in provincia di Arezzo) che mi hanno regalato: ….

Latte di pecora, Fermenti, Caglio, Sale, Trattato in crosta con polimeri E203, E235, E172 e olio di Oliva – Crosta non edibile.

Dopo aver letto gli ingredienti che rendono la crosta non edibile ho fatto una breve ricerca su  google che vorrei condividere con voi, facendo una piccola ma importante premessa. Io non sono ne’ un chimico ne’ un biologo, sono un semplice curioso che vorrebbe capire meglio cosa mangia e che, di conseguenza, si diverte a cercare informazioni gironzolando nel web. Prendete perciò la ricerca che ho fatto con le molle… è un puro e semplice divertimento dove la parte più curiosa è stata scoprire in quali altri campi vengono usati i famosi polimeri che sono stati spalmati sul mio … cacio!

Ma partiamo dal fondo dell’etichetta.

“crosta non edibile” è la frase che mi inquieta di più…  vorrebbe dire che la crosta non si può mangiare o meglio, secondo il significato del termine edibile trovato sul sito dell’Accademia della Crusca, si dovrebbe dire più o meno… crosta da non mangiare perchè pericolosa. Ora io mi domando: dov’è il confine preciso fra la parte non edibile della crosta e la parte edibile del formaggio? Se devo togliere la crosta al formaggio quanti millimetri sono non edibili e quanti sono edibili? E se mi sbaglio nel taglio?  Ci vorrebbe una bella riga rossa sul confine tra la parte edibile e quella non edibile…  E poi, chi garantisce sulla eventuale migrazione delle sostanze pericolose dalla buccia al corpo del formaggio, magari sotto alla linea rossa?

E ora passiamo ai polimeri:

E203 Calcio Sorbato – Conservante antimuffa e antimicrobico. E’ di solito considerato innocuo e non tossico. Secondo vari link viene usato: nella crosta dei formaggi (soprattutto in Francia e Italia),  nei grassi e oli (escluso d’oliva), nella margarina, nel burro, nel ripieno di ravioli, tortellini e simili,  nella maionese, nelle marmellate, nei succhi di frutta, nella panificazione e nei prodotti da forno, nei canditi, nel sidro,  nelle creme dessert, nelle albicocche secche,  nelle pizze surgelate, nelle macedonie, nelle gelatine,  nelle bibite, nelle minestre concentrate, nello yogurt, negli alimenti per animali, nei cosmetici e nei prodotti farmaceutici.  (fonti: link1, link2, link3, link4, link5, link6 ).

E235 Pimaricina – Natamicina – Antibiotico antifungino usato contro le eventuali muffe… Si avete letto bene: è un farmaco antibiotico solitamente usato in medicina contro varie infezioni fungine, dai genitali alla bocca, alla pelle e molto probabilmente è lui che rende la crosta non edibile.  C’è in rete diverso materiale per cui vi metto alcuni  estratti e un paio di  link per approfondire:

Natamicina: […] Antibiotico polienico prodotto dalla crescita di Streptomyces natalensis. È un agente antifungino indicato per il trattamento locale di candidiasi, tricomoniasi e delle micosi oculari (cheratite fungina, infezioni da Fusarium solani). È stata utilizzata anche nella aspergillosi. Viene somministrata topicamente come sospensione al 2,5% o come crema dermatologica al 2%, per via orale per trattare la candidiasi intestinale e per inalazione per il trattamento di infezioni dei polmoni e del tratto respiratorio.

La natamicina sul sito www.glossariomedico.it

Leggiamo adesso cosa scrive Roberto Albanesi in merito alla Natamicina e anche … all’altezza a cui va tagliata la crosta del formaggio:

La natamicina è un antibiotico antimicotico a struttura polienica tetraenica, isolato dalle colture di Streptomices natalensis. La natamicina è attiva contro i microorganismi del genere Candida, Torulopsis, Rhodotorula, Aspergillus, Microsporum, Trichophyton, Epidermophyton e Scopulariopsis. Viene utilizzata in infezioni della bocca, dei piedi e dei genitali. Perché parlarne se è un farmaco?
Perché purtroppo è impiegato anche nell’industria casearia in alcuni tipi di formaggio come il provolone (non tutti i provoloni la contengono: leggere l’etichetta) ed è identificata dalla sigla E235.
La natamicina può essere applicata per immersione dell’alimento nella soluzione disinfettante oppure con spray di una soluzione che contiene da 200 a 300 parti per milione di additivo (200-300 mg per litro). La normativa europea richiede che la natamicina non sia presente a una profondità superiore ai 5 mm sotto la crosta: mezzo centimetro è comunque un margine di sicurezza insufficiente perché spesso la crosta del formaggio che si scarta ha uno spessore di soli 2-3 mm.
Notiamo che l’uso della natamicina ha praticamente solo fini estetici per evitare che la crosta presenti muffe o colori disomogenei e si presenti liscia e uniforme.
È sospetta come additivo? – La natamicina è stata utilizzata prevalentemente come farmaco topico per uso esterno (dermatologia, oculistica) e quindi, a parte rarissimi casi di allergia, non ha mai dato grandi effetti collaterali. Sono usciti recentemente farmaci antimicotici in compresse a base di natamicina (Natacyn in compresse), ma è troppo presto per verificare gli effetti indesiderati. In letteratura si trova che per dosi da 5 a 8 mg/kg (300-400 mg per un adulto, una dose nemmeno tanto elevata) i principali effetti collaterali sono nausea, vomito e diarrea.
Il problema è però nell’usare un farmaco come additivo alimentare. Molti medici hanno sollevato il problema della resistenza contro questo antibiotico da parte dei batteri che vengono in contatto con esso. In altri termini,  a loro avviso, il suo impiego nell’industria alimentare ne ridurrebbe di molto la portata come farmaco perché i batteri che dovrebbe sconfiggere sono diventati resistenti a esso a causa del contatto prolungato nel tempo attraverso i cibi.

tratto dall’articolo “La Natamicina” di Roberto Albanesi dal sito www.albanesi.it

Infine un estratto dal sito UK Food Guide

Natamycin (Pimaricin) is an antimyotic food additive used to protect cheese from mould and yeast growth. The use of natamycin on cheese allows manufacturers to produce cheese that is acceptable to the aesthetic demands of consumers by eliminating the growth of mould and yeasts that occur during aging and storage.Other benefits include reducing the risk of mycotoxin growth and a longer shelf life. It is also sometimes used medically to treat candidiasis. May cause nausea, vomiting, anorexia, diarrhoea and skin irritation. Typically found in the rinds of cheeses, and some meat products.

Tratto dalla pagina sulla Natamicina dal sito Uk Food Guide.

Altri link interessanti sulla Natamicina (da Wikipedia FranciaLa Natamicina sul sito dell’Efsa)

E172 Ossido e idrossido di ferro – Colorante innocuo composto da ferro e ossigeno e usato per dare il colore nero alla crosta (ma c’è proprio bisogno che la crosta sia nera?). Detto in parole povere, l’Ossido di ferro non è altro che  una versione sintetica e con un alto grado di purezza di quella che comunemente chiamiamo… ruggine! Giallo, rosso, marrone, arancione e nero sono i colori alimentari che si possono creare tramite l’E172 ma con l’ossido di ferro si possono fare un sacco di altre cose:  dai pigmenti per le ceramiche e per il vetro alle vernici antiruggine, dai toner ai nastri magnetici fino ai prodotti per le saldature per finire con un esplosivo come la termite. (fonti: link1, link2, link3)

Olio di oliva – L’ultimo ingrediente, forse usato  per lucidare la crosta, è l’olio d’oliva… Dopo tutto quello che abbiamo visto fino ad ora, non sarebbe meglio mettercelo extravergine?

Conclusioni

Dopo tutto questo articolo chiedo a chi è più esperto del sottoscritto se è più sano il pecorino biologico della mia amica Sandra che ha il difetto di avere una crosta bitorzoluta, giallognola e che dopo alcune settimane può fare un po’ di muffa  o se è meglio il pecorino del supermercato con la crosta liscia, lucida e nera come un paio di scarpe nuove, ma che non viene mai attaccato dalla muffa…

E contro le infezioni da Candida conviene forse fare degli impacchi con le croste di pecorino? 😉

 

 

La non-ricetta di pane raffermo…

Pane biscottato / Twice-baked Bread
foto "Pane biscottato / Twice-baked Bread" by unpodimondo - flickr

E’ da tanto tempo che non pubblico ricette, per due motivi:

  1. ho un sacco di cose da scrivere, per cui le ricette anche già pronte e con le foto già fatte, giacciono da tempo fra le bozze dei vari articoli da finire…
  2. Da Luglio come sapete sono a dieta e quindi cerco di passare il minor tempo possibile in cucina. Inoltre faccio ricette semplici, la maggior parte a base di verdure e con cotture senza grassi, che forse non meritano la pubblicazione.

Come conseguenza del punto 2 oggi ho deciso di pubblicare una non-ricetta dedicata al pane raffermo. Lo dico sinceramente, non è una ricetta… è stata solo un’intuizione, anzi una vera e propria scemenza: ecco una non-ricetta, della quale vi voglio raccontare brevemente la storia. Voi che fate le ricette superelaborate, con le foto professionali dei piatti, potete anche smettere qui la lettura, evitando perdite di tempo…

Come sapete odio lo spreco alimentare e quello del pane in particolar modo. Prima di fare la dieta, per smaltire il pane raffermo facevo panzanelletorte, budini di pane e ribollite (presto la ricetta).  Adesso, che  devo mangiare  solo 60gr di pane al giorno, mi sono chiesto  come avrei potuto usare il pane raffermo. Ho spulciato la mia dieta per vedere dove potevo incastrarlo e l’unica soluzione era metterlo al posto delle fette biscottate della colazione… quindi mi si è accesa la lampadina,  ho… re-inventato l’acqua calda facendo… il pane biscottato.

Ho acceso il grill del forno al massimo, ho affettato il pane raffermo, l’ho disteso su una teglia e l’ho messo nel ripiano più alto del forno, pochissimi minuti per parte… giusto per “biscottarlo”. Ho girato le fette e ho badato bene a non farle bruciare ne’ a farle diventare troppo dure da rompere i denti…

Alla fine ne è uscita una via di mezzo fra le fette biscottate e i krisprolls: croccanti al punto giusto da essere inzuppati nel latte. Rispetto alle fette biscottate hanno due differenze:  non sono dolci e quindi possono essere usati indifferentemente  col dolce (marmellata o miele)  oppure col salato (tipo friselle) ma soprattutto non contengono grassi. Infatti le fette biscottate spesso hanno grassi vegetali non meglio specificati che non sono ideali nelle diete (e quando non sono specificati vuol dire che sono grassi di cui è meglio sospettare). La  mancanza di grassi nel mio “pane biscottato” mi  consente di indulgere con un velo di marmellata un pochino più alto del solito…

Leggete cosa pensa Roberto Albanesi delle fette biscottate:

Le fette biscottate […] hanno sostituito il pane delle colazioni più tradizionali, anche se dal punto di vista alimentare sono notevolmente più caloriche del pane comune. Infatti il processo di tostatura fa evaporare molta acqua rispetto al pane e, a parità di peso, la fetta biscottata dà un apporto energetico maggiore. Inoltre, la percentuale di grassi è più alta rispetto al pane per facilitare il processo di tostatura e ottenere fette dorate e croccanti. Tale processo diminuisce anche la percentuale di vitamine del gruppo B presenti nei prodotti da forno a base di farina. […] Nella quasi totalità dei prodotti recensiti e presenti sul mercato, gli oli impiegati per “legare” la farina sono oli vegetali generici, per niente specificati. In generale, l’omissione del tipo di oli utilizzati non è una mancanza grave, tuttavia, dal momento che gli ingredienti per le fette biscottate sono pochi e che i grassi utilizzati sono potenzialmente l’unico punto critico, questo aspetto influisce notevolmente sui criteri di giudizio. […]

Rischio salutistico della categoria: medio-alto.
Il panorama delle fette biscottate, alla luce dei criteri di scelta, è abbastanza sconfortante: quasi tutti i produttori non esplicitano gli oli vegetali utilizzati. Accanto a proposte interessanti (utilizzo di ingredienti genuini, fibre aggiunte di qualità superiore rispetto alla crusca presente in altre proposte integrali), ve ne sono altre da scartare completamente a causa dell’utilizzo di margarina! Vi sono poi ottimi prodotti con ingredienti di primissima scelta (uova, burro, miele), penalizzati purtroppo da un eccessivo apporto calorico totale. Alcune aziende prevedono tra gli ingredienti sempre oli vegetali generici, e quindi questo aspetto le penalizza […] Poche le proposte commerciali che dichiarano esplicitamente gli oli vegetali usati, quasi sempre di seconda scelta (cioè oli raffinati come il normale olio di oliva non extravergine) […]

tratto dalla pagina sulle fette biscottate dal sito di  Roberto Albanesi

E’ iniziata la sfida…

Leaning Scale of Albegna
foto "Leaning Scale of Albegna" by reinvented - flickr

Nella mia complicata persona coesistono due esseri che sono quasi agli antipodi, come una sorta di Dr. Jackyll and Mr. Hide. Il primo è il podista amatoriale che ogni settimana, caldo o freddo, sole o pioggia, estate o inverno, si sciroppa una media di 50 km di corsa a piedi, divisa fra gare, garette e allenamenti. L’altro è il buongustaio che gode al sapore di un bicchiere di latte crudo appena munto, gioisce di fronte ad un caprino alle erbe da agricoltura biologica e ricerca prelibatezze biologiche e tradizionali pensando che, in qualsiasi luogo del mondo, un pasto a base di ricette locali, faccia conoscere popoli e usanze almeno quanto una visita a musei e monumenti. Insomma l’amante della buona tavola e lo sportivo cercano di coesistere, più o meno pacificamente, in questa lotta, in cui l’inflessibile terna arbitrale è composta da… bilancia, analisi del sangue e consigli medici  col quarto uomo rappresentato da (pochi e rari) sensi di colpa…

Purtroppo ultimamente la terna arbitrale ha estratto più di  un cartellino giallo: qualche analisi sballata, un po’ di sovrappeso da eliminare, la minaccia di non rinnovarmi, il prossimo anno, il tesserino agonistico da parte di  un medico sportivo piuttosto fiscale, etc… Tanti piccoli segnali che mi hanno convinto: ho deciso di…. mettermi a dieta! Oltre alle consuete raccomandazioni sanitarie, un altro stimolo verso la dieta è stato l’articolo “Peso e Corsa” pubblicato da Roberto Albanesi  sul suo sito web, in cui diceva che per un podista sovrappeso, la perdita di ogni chilo consente di guadagnare circa 2,5 secondi al km in velocità… Pur con una discreta dose di scetticismo ho fatto due calcoli e ho misurato quanto avrei guadagnato al km perdendo almeno una decina di chili e alla fine mi sono detto: perchè non provarci? Non ci credo del tutto… ma in ogni caso vale comunque fare un tentativo…

Dal risultato delle analisi fino al primo incontro con la dietista ho cercato di darmi una regolata in autonomia e, ridendo e scherzando, ho perso più di 2 kg  in poco più di un mese e (forse) ho guadagnato qualche secondo di velocità nelle gare podistiche… Da ieri faccio veramente sul serio:  ho iniziato  con la dieta e chissà cosa mi succederà… A settembre  la prossima tappa con i controlli sanitari e la prima verifica, con nel mezzo le ferie estive e i relativi stravizi…

Nel frattempo continuo le consuete corse e corsette, coltivando in segreto un sogno… Se dimagrisco davvero e se guadagno un po’ di velocità, in autunno potrei fare il mio esordio nella Maratona…

Vi terrò informati…