L’acqua non si vende: firmiamo i referendum!

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foto "Banner referendum" by Cissong - flickr

Il nostro corpo è fatto per oltre il 65% di acqua e ogni forma vivente presente sul nostro pianeta (dalla piccola alga alla sequoia, dall’ameba alla balenottera azzurra) dipende dal ciclo dell’acqua. In pratica, privatizzare l’acqua e farne fonte di profitto, significa di fatto privatizzare la VITA! E’ per questo che l’acqua non potrà mai essere considerata  ed usata come una qualsiasi altra merce. E’ per questo che tante persone, di estrazione e culture anche molto diverse, si sono unite nei movimenti per l’acqua e lottano per riconoscere l’acqua come un diritto per tutti, diritto che sia svincolato dalle logiche perverse del mercato e del profitto.

In questo momento i movimenti per l’acqua stanno raccogliendo le firme per i tre referendum popolari per la ripubblicizzazione dell’acqua e il primo Maggio anch’io ne ho approfittato per andare al banchino e mettere la mia firma per questa battaglia, che reputo importantissima. Vi metto alcune notizie sui tre referendum invitandovi ad andare a firmare per garantire un futuro migliore per noi e per i nostri figli…

Adesso basta, sull’acqua decidiamo noi

Perché un referendum?
Perché l’acqua è un bene comune e un diritto umano universale. Un bene essenziale che appartiene a tutti. Nessuno può appropriarsene, né farci profitti. L’attuale governo ha invece deciso di consegnarla ai privati e alle grandi multinazionali. Noi tutte e tutti possiamo impedirlo. Mettendo oggi la nostra firma sulla richiesta di referendum e votando SI quando, nella prossima primavera, saremo chiamati a decidere. E’ una battaglia di civiltà. Nessuno si senta escluso.

Perché tre quesiti?
Perché vogliamo eliminare tutte le norme che in questi anni hanno spinto verso la privatizzazione dell’acqua. Perché vogliamo togliere l’acqua dal mercato e i profitti dall’acqua.

Cosa vogliamo?
Vogliamo restituire questo bene essenziale alla gestione collettiva. Per garantirne l’accesso a tutte e tutti. Per tutelarlo come bene comune. Per conservarlo per le future generazioni. Vogliamo una gestione pubblica e partecipativa. Perché si scrive acqua, ma si legge democrazia.

Dai referendum un nuovo scenario
Dal punto di vista normativo, il combinato disposto dei tre quesiti sopra descritti, comporterebbe, per l’affidamento del servizio idrico integrato, la possibilità del ricorso al vigente art. 114 del Decreto Legislativo n. 267/2000.
Tale articolo prevede il ricorso ad enti di diritto pubblico (azienda speciale, azienda speciale consortile, consorzio fra i Comuni), ovvero a forme societarie che qualificherebbero il servizio idrico come strutturalmente e funzionalmente “privo di rilevanza economica”, servizio di interesse generale e scevro da profitti nella sua erogazione. Verrebbero di conseguenza poste le premesse migliori per l’approvazione della legge d’iniziativa popolare, già consegnata al Parlamento nel 2007 dal Forum italiano dei movimenti per l’acqua, corredata da oltre 400.000 firme di cittadini.
E si riaprirebbe sui territori la discussione e il confronto sulla rifondazione di un nuovo modello di pubblico, che può definirsi tale solo se costruito sulla democrazia partecipativa, il controllo democratico e la partecipazione diretta dei lavoratori, dei cittadini e delle comunità locali

tratto dal sito www.acquabenecomune.org

Un po’ di link in merito

Perchè l’acqua è un diritto universale, l’acqua è vita e nessuno dovrebbe ritrovarsi così….

man I'm thirsty
foto “man I’m thirsty” by “much ado about nothing” – flickr