Ritorno al passato… il lavoro da oggi al… 1890.

Il Quarto Stato – dipinto di Giuseppe Pellizza da Volpedo – foto by Simone Tagliaferri – flickr

Leggo in questi giorni che i ministri dei 27 paesi europei hanno alzato la soglia massima della settimana lavorativa, su base volontaria, da 48 a 60 ore (e in alcuni casi a 65 ore) cancellando, non solo le battaglie per le 35 ore dei decenni scorsi, ma anche il limite massimo di 48 ore fissato nel 1919 dall’Organizzazione internazionale dei lavoratori. Potete leggere in merito, un articolo apparso su Panorama.it il 10 Giugno e un editoriale molto interessante pubblicato dal quotidiano spagnolo El Pais il giorno successivo. Mentre i cittadini del vecchio continente sono incantati dal campionato pallonaro europeo del 2008 i governanti varano una norma che potrebbe azzerare quasi 100 anni di conquiste dei lavoratori e che, come dichiarato dal ministro del lavoro spagnolo,

“Sarebbe un passo indietro sociale, […] bisogna assicurarsi che la scelta del lavoratore sia volontaria e non imposta” Celestino Corbacho tratto dall’articolo di Panorama.it del 10 giugno di Emanuele Rossi.

Mi è subito venuto in mente un articolo che è apparso a pagina 7 del numero di Maggio del giornalino mensile che il Club Ausonia pubblica ormai da 18 anni. L’Ausonia è una società podistica di Sesto Fiorentino che ha la sua sede nello storico circolo “Rinascita” e che è famosa per organizzare varie gare podistiche tra cui il mitico Trofeo Frosali. Il giornalino del Club Ausonia è una simpatica rivista con argomenti di tutti i tipi: dal resoconto delle corse podistiche alla cronaca e alla storia locale con tante curiosità che ne fanno un piccolo Zibaldone fatto tra amici. Per festeggiare la festa del Primo Maggio questo giornalino ha ripubblicato un articolo uscito il 26 Aprile del 1890 sulla rivista La Rivendicazione che all’epoca veniva pubblicata a Forlì. E’ strabiliante notare come, un articolo uscito oltre 100 anni fa sia diventato di drammatica attualità alla luce delle decisioni dei 27 ministri europei.

Pel primo Maggio

Il primo maggio è come parola magica che corre di bocca in bocca, che rallegra gli animi di tutti i lavoratori del mondo, è parola d’ordine che si scambia fra quanti si interessano al proprio miglioramento.

Nei Congressi di Parigi, ai quali pure noi prendemmo parte, fu deliberato che in tutto il mondo dovesse nascere un’agitazione seria, ponderatissima, per la giornata legale di 8 ore di lavoro: e che questa avesse principio col 1° Maggio prossimo venturo.

La deliberazione fu accolta ovunque, in Francia come in Italia, in Austria come in Germania, nella Svizzera come in Portogallo, ecc. ecc…

  • Infatti regolare con un metodo generale la durata del lavoro in tutte le industrie, per tutti i popoli e per tutti i climi, è cosa equa, giusta, è cosa santa, la quale i governi, i privati, gli studiosi di cose economiche, gli uomini di cuore infine devono appoggiare, devono applaudire.
  • Tutti gli operai, schiavi della proprietà individuale e del privilegio, cessino di lasciarsi dominare dai padroni, dagli sfruttatori e inizino una buona volta l’Era nuova del lavoro umanamente praticato e sostenuto. Cessino gli operai delle varie nazioni del mondo di classificarsi stranieri gli uni agli altri, e affratellati nella sventura, nell’officina come nel campo, imparino ad amarsi e a rivendicare quei diritti che sono di tutti, come di tutti è la terra che si abita e l’aria che si respira.
  • Il primo Maggio affermerà un principio e gl’italiani non devono essere secondi in questa affermazione, siccome quella che può dare il primo crollo all’attuale edificio sociale, basato appunto sullo sfruttamento continuo, perenne del padrone sul salariato, del capitale sul lavoro.
  • I bisogni del Quarto Stato si fanno sempre più sentiti e i doveri si impongono in guisa tale che non ponno stare all’unisono con ciò che l’ambiente e le esigenze dell’oggi richiedono.
  • Si mettano dunque d’accordo tutti gli operai del mondo per rendere solenne questa festa, unendo cioè gli sforzi dell’uno e quegli dell’altro e ottenere così ciò che è reclamato da una legge di giustizia resa forte dalle affermazioni anche di un autocrata.
  • La questione delle 8 ore di lavoro vuol significare diminuzione di produzione, quindi maggior bisogno di braccia e conseguentemente minor numero di disoccupati, di spostati.

Reclamiamo in oggi questa riduzione e domani subito ne sentiremo i benefici risultati: non facciamoci per ciò imporre e camminiamo innanzi a bandiera spiegata. Nessun ostacolo ci vinca: quando si vuole tutto si puote… è codesta natura di forti! … i forti siamo noi e lo saremo maggiormente se mostreremo di conoscere i nostri diritti e di non disconoscere i nostri doveri! Viva il primo Maggio.
Pubblicato originariamente su “La rivendicazione” del 26 Aprile 1890 – ripubblicato a cura di Romano Zucca sul Giornalino informativo del Club Ausonia di Maggio 2008.

Vi lascio con la traduzione di alcune frasi dall’articolo de El Pais dell’ 11 Giugno sopracitato, sperando che i sindacati la finiscano per una buona volta con la “concertazione” coi padroni e inizino di nuovo a difendere veramente i lavoratori:

Deriva antisociale

I Ministri del Lavoro e degli affari sociali della UE marcarono ieri una giornata funebre nel calendario dei diritti dei lavoratori e nel modello sociale europeo che ha dato solidità al blocco di paesi più prospero e più equo del mondo. […] Questa grave deriva antisociale è stata possibile dal cambio di segno dei governi di Francia e Italia. La destra, al potere in quei paesi, ha modificato la sua opposizione alla direttiva (opposizione condivisa dalla Spagna), che adesso ha ottenuto una così facile maggioranza. […] La direttiva procede all’inizio della demolizione del diritto del lavoro che sosteneva la pace sociale registrata da decenni in Europa. […] Governi di paesi antichi e nuovi [della UE] approvarono l’ampliamento a Est per importare le peggiori caratteristiche ultraliberali del loro capitalismo selvaggio. Tratto dall’articolo “Deriva antisocial” pubblicato su El pais del 11/06/2008 traduzione unpodimondo

4 pensieri riguardo “Ritorno al passato… il lavoro da oggi al… 1890.

  1. Già nella prima metà del milleottocento, nel Regno Unito, i lavoratori dipendenti avevano sviluppato movimenti che rivendicavano la giornata lavorativa di otto ore. I primi gruppi di lavoratori che ottennero (1855) la giornata lavorativa di otto ore furono alcune categorie in Australia. Finché negli Stati Uniti d’America e poi in tutto il mondo le organizzazioni del movimento operaio posero il primo maggio come giorno di lotta per la conquista della giornata lavorativa di otto ore. Una legge federale nel 1872 negli U.S.A istituiva la giornata lavorativa di otto ore per i pubblici dipendenti. La cosa certa è che le classi lavoratrici non ottennero questo obiettivo senza tenaci lotte.
    Ed oggi? A distanza di oltre un secolo?
    La riduzione generalizzata dell’orario di lavoro prefigura un tempo nel quale gli esseri umani esistono anche per lavorare. Inoltre potenzialmente la capacità produttiva dell’umanità nell’epoca presente è talmente dilatata che appena ieri sarebbe stato i- nimmaginabile ciò che vediamo intorno a noi.
    La riduzione generalizzata dell’orario di lavoro dispone uno scenario nel quale l’esercito industriale di riserva (oggi a scala planetaria) storicamente funzionale all’inquadramento il più silenzioso possibile di coloro che in quel momento hanno la possibilità di vendere la loro forza-lavoro e di far parte dell’esercito industriale regolare ben sapendo che farne parte è permanentemente subordinato alle oscillazioni del prezzo della forza-lavoro che come è noto nel mercato capitalistico per i compratori di forza-lavoro deve essere il più basso possibile.
    Il 30 aprile 2012 sarà un lunedì.

    È possibile per quel giorno (il più vicino al primo maggio) organizzare, perché no, in Italia e in Europa uno sciopero generale di 24 ore che chieda anche una Direttiva Europea nella quale ci sia scritto:

    1) Salario minimo intercategoriale di £ 2.000.000;
    2) Diritti sindacali minimi intercategoriali indipendentemente dal numero (Legge
    300/1070 – Statuto dei Lavoratori);
    3) Riduzione generalizzata dell’orario di lavoro a 35 ore settimanali (entro il 2010 a 30 ore
    settimanali, entro il 2015 a 25 ore settimanali);
    4) Cinque settimane di ferie annue;
    5) 48 ore consecutive di riposo dopo cinque giorni di lavoro;
    6) Eliminazione del lavoro straordinario;
    7) Eliminazione del lavoro precario;
    8) Introduzione del 4° turno nei processi produttivi a ciclo continuo
    9) Non innalzamento dell’età pensionabile;

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