Come ho (almeno per ora) sconfitto l’ipertensione senza farmaci – Terza parte.

Foto "3th International Triennial of Ceramics Unicum 2015 - Ljubljana Slovenia" by unpodimondo - flickr
Foto “3th International Triennial of Ceramics Unicum 2015 – Ljubljana Slovenia” by unpodimondo – flickr

Nella precedente puntata eravamo rimasti alla visita del cardiologo dalla quale uscii col morale sotto terra! Dall’inizio di Ottobre eravamo già arrivati quasi a metà Dicembre 2014 e tutta la situazione mi aveva stressato parecchio, però avevo avuto anche il tempo per studiare e informarmi abbastanza sull’ipertensione. Delle prescrizioni del cardiologo alcune le avevo ampiamente previste (dimagrire e fare un sacco di controlli), altre me le immaginavo ma speravo di evitarle (smettere di correre sostituendo la corsa con le camminate), una proprio non l’accettavo (iniziare a prendere la pilloletta per la pressione).

Scarpe al chiodo.

Una settimana prima della visita della medicina dello sport che aveva scatenato tutto, mi ero comprato un paio di nuove e fiammanti scarpe da corsa Brooks Adrenaline. La prima cosa che feci le misi nella loro scatola e religiosamente le riposi nel ripostiglio con la promessa che le avrei usate solo se in futuro i medici mi avrebbero fatto correre di nuovo, altrimenti le avrei regalate a qualcuno. Per camminare nei successivi sei mesi sarebbero andate benissimo anche le vecchie scarpe: molto usate ma ancora portabili…

Pigliate ‘na pastiglia, siente a mme…

La questione della pastiglia era invece più seria. Avevo già studiato abbastanza per capire che la pillola sarebbe stata una strada senza ritorno, nel senso che quando inizi poi non puoi smettere più e che andando avanti nel tempo le pastiglie sarebbero aumentate fino ad arrivare all’età dei miei genitori e/o di mia suocera in cui diventano decine e potresti pranzare a pane e pasticche. Avevo anche capito che prima di cominciare con le pillole ci potevano essere diversi metodi per cambiare stile di vita e cercare di tenere sotto controllo la pressione senza farmaci e dentro di me sentivo che avevo dei margini sui lavorare. Però sia il cardiologo che il medico di base (soprattutto lui) non mi davano fiducia e insistevano che dovevo per forza iniziare con le pillole: d’altra parte la loro era la soluzione più veloce e banale che non implicava ne’ sacrifici ne’ il cambiamento dello stile di vita.

A livello familiare la vicenda fu alquanto dibattuta: c’eravamo da un lato  io che non volevo prendere le pillole, dall’altro mia suocera e i miei genitori che in parole povere mi dicevano: «Non rompere le pa**e e prendi le pasticche come noi facciamo da una  vita». Nel mezzo si piazzavano mia moglie e mia figlia che dovevano far fronte al mio stress e cercare un compromesso… Dopo diverse discussioni cedetti e iniziai a prendere la prima pillola: Atover. Al terzo giorno di pillola mi alzai e notai una macchia gialla all’indice destro: come uno scemo andai a lavarmi ma, struscia struscia, la macchia non veniva via. Tempo un’ora e avevo l’indice, il pollice e successivamente metà mano a chiazze di un bel giallo-ittero. I medici decretarono che ero allergico e mi cambiarono compresse. Per farla breve in quindici giorni me ne cambiarono  tre tipi (Atover, Tareg e Triatec) tutte con esiti, almeno per me, devastanti: stanchezza, debolezza, nausea, giramenti di testa, senso di vuoto, agitazione. Insomma: con quelle pasticche io non ero più io. Ricordo che quando mi piegavo, che fossi in palestra a fare un esercizio di Daoyin o che mi stessi allaccando le scarpe, mi girava tutto e a volte faticavo a rialzarmi…

Alla fine mi presi le mie responsabilità e con l’appoggio di mia moglie, decisi di smettere le pastiglie e di comunicarlo al medico di base! Lui la prese proprio male e mi fece una paternale dove in sostanza mi disse che i miei sintomi  non erano reali, ma tutti frutto della mia mente che rifiutava le pasticche…

Piano d’attacco all’ipertensione

Con mia moglie avevamo fatto questo ragionamento: visto che sarei dovuto tornare dal cardiologo dopo sei mesi dalla prima visita, tanto valeva provare per questo periodo a tenere bassa l’ipertensione senza farmaci! Se dopo sei mesi non ci fossi riuscito, sarei stato ancora in tempo a ricominciare con le pillole: in fondo se non avessi fatto la visita alla medicina dello sport sarei ancora all’oscuro di tutto!

E così mi misi in gioco e  feci un piano d’attacco in quattro punti, accettando gli impegni e i sacrifici che tutto ciò  avrebbe comportato. I punti, che analizzerò dettagliatamente uno per volta nelle prossime puntate, erano (e sono ancora) i seguenti:

  • Informazione e conoscenza.
  • Alimentazione e dieta.
  • Attività sportiva e movimento.
  • Rilassamento e riduzione dello stress.

Fine della terza puntata… alla prossima!

Tutte le puntate:

 

Come ho (almeno per ora) sconfitto l’ipertensione senza farmaci – Seconda parte.

Foto
Foto “heartbeat” by Rosmarie Voegtli – flickr

Nella precedente puntata vi ho raccontato che a Ottobre 2014 ero stato alla Medicina dello sport e avevo fatto la figura del “piffero di montagna che andò per suonarle e fu suonato”… Partito per avere il certificato agonistico per ricominciare a correre, fui fermato a causa di ipertensione. Immaginate la delusione ma ….il peggio doveva ancora venire!

Dal cardiologo e dintorni.

La prima cosa che dovevo fare era l’holter pressorio delle 24 ore e successivamente la visita dal cardiologo con Ecg, ecocolordoppler e altre amenità. Nell’attesa degli appuntamenti avevo cominciato a misurarmi la pressione a casa, più volte al giorno. Rispetto a quanto trovato alla visita alla medicina dello sport, era sempre più bassa…e la cosa mi mandava in bestia, perchè so che da sempre, quando vedo un camice bianco mi agito e mi viene l’ansia. Diciamo che la massima stava sul confine in  alto tra la pressione normale e una leggera ipertensione: per capirsi, tirando una linea retta sui 140, saltellava di quà e di là come una bambina che gioca a campana.

Con queste premesse quando andai a fare l’holter pressorio delle 24h ero agitatissimo. L’infermiera ci mise del suo: mi mise l’apparecchio, aspettò la prima misurazione ed esclamò: «Signore, la sua massima è un po’ alta: 153!» Per farla breve passai 24h teso come la corda di un violino, ad ogni gonfiaggio del bracciale lo stress saliva alle stelle e alla fine l’holter venne sballato, soprattutto nei valori della notte che in realtà avevo passato insonne a rigirami nel letto, con quella santa donna di mia moglie che mi ripeteva ogni due minuti «Stai calmo, rilassati…»

Dall’holter alla visita del cardiologo passarono alcune settimane di stress allucinante. Solo il Daoyin in palestra mi rilassava un po’, ma erano solo due ore a settimana: troppo poche per calmarmi. Arrivai alla visita del cardiologo con la tensione a mille e già potete immaginarvi l’esito catastrofico. Il cardiologo decretò l’ipertensione e pure un’ ipertrofia del ventricolo sinistro che divenne oggetto di diatriba per i vari medici. Per il cardiologo e il medico di famiglia era sintomo di ipertensione avanzata e protratta nel tempo mentre per la dottoressa della medicina dello sport era solamente l’effetto degli allenamenti sulle lunghe distanze, tipico degli sport di resistenza come podismo, ciclismo, sci di fondo e nuoto. I tre dottori devono ancora trovarsi d’accordo ma vi anticipo già che non me ne importa niente perchè nel frattempo questa ipertrofia è totalmente scomparsa da sola, il che significa  che quasi sicuramente derivava da allenamento e non da ipertensione. E da allenamento deriva anche una lieve brachicardia a cui nessun medico ha dato peso (mediamente ho i battiti tra i 50 e i 60 al minuto, talvolta anche sotto i 50) …in fondo, come cantavano i Litfiba nella canzone “Febbre”, «il cuore è solo un muscolo» e se lo alleni diventa un muscolo allenato (che in medicina si chiama cuore d’atleta).

Alla fine della visita uscii dallo studio del cardiologo con i seguenti esiti:

  • Avevo una serie infinita di esami e analisi da fare.
  • Dovevo perdere peso (tanto).
  • Non potevo più correre per almeno 6 mesi, ma dovevo camminare almeno 45 minuti al giorno tutti i giorni.
  • Dovevo iniziare a prendere la pasticca per la pressione e questo è quello che mi faceva inca***are di più, perchè quando inizi con le pilloline poi non puoi più smettere per tutta la vita e andranno sempre ad aumentare…
  • Dovevo tornare da lui dopo 6 mesi.

Fine della seconda puntata… alla prossima!

Nota importante (la scrivo una volta per tutte).

Come scritto nella pagina “Note sul blog” (paragrafo “Su consigli alimentari, per il benessere e la salute.”) queste informazioni sono di natura generale e a scopo puramente divulgativo, derivanti da esperienze personali. Pertanto queste informazioni non possono sostituire in alcun caso il parere di un medico… Insomma leggetevi tutta la nota qui  …e non smettete da soli le vostre pillolette!

Tutte le puntate:

Come ho (almeno per ora) sconfitto l’ipertensione senza farmaci – Prima parte.

Foto 'How To Take Your Cat's Blood Pressure' by Mark Turnauckas - flickr
Foto ‘How To Take Your Cat’s Blood Pressure’ by Mark Turnauckas – flickr

Con questo articolo inizio a raccontarvi di come, almeno per ora (e scusate se adesso lascio la tastiera per una toccatina scaramantica…), sono riuscito a sconfiggere l’ipertensione senza farmaci. E dato che un post solo sarebbe  troppo lungo, lo dividerò in tante puntate. Vi svelo però il finale… Dopo averci lavorato per quasi un anno ho abbassato la pressione a livelli normali e ho ottenuto anche il certificato della medicina sportiva per l’atletica leggera agonistica…

Le premesse.

Questa storia dell’ipertensione nasce giusto un anno fa ma per fare un quadro della situazione bisogna andare un po’ più indietro. Dal 2003 a Gennaio 2013 sono stato un podista amatoriale, di risultati tutto sommato nella media (3h.44m.00s sulla maratona e 1h.36m.18s sulla mezzamaratona) ma di tanto o forse troppo impegno, visto che in certi periodi mi allenavo anche 6 giorni su 7. A Gennaio 2013 mi sono rotto e il mio corpo mi ha mandato il conto: fasciti plantari e tendiniti come se piovesse. Ho dovuto smettere di correre e ho passato tutto il 2013 migrando fra diversi ortopedici e fisioterapisti…

Quando a inizio 2014 sarei stato fisicamente in grado di riprendere a correre, non l’ho fatto perchè deluso da esperienze non proprio positive che nel frattempo avevo avuto nell’ambiente del podismo…. e così mi sono trascinato fino all’estate, quando ho ricominciato: con qualche allenamento e molto poca convinzione. A ottobre 2014, per darmi una smossa ho deciso di fare la visita alla medicina dello sport per avere il certificato agonistico e vedere di ricominciare a correre seriamente… ma qui è cascato l’asino!

Inutile dire che in tutto quel periodo di stop, avevo smesso di correre ma non avevo smesso di mangiare e così, quando mi sono presentato alla visita, la bilancia ha decretato che, con i miei 92 kg, avevo percorso tutta la scala del sovrappeso ed avevo varcato quel limite invisibile che si chiama “obesità”. In aggiunta la dottoressa, alquanto pignola, aveva rilevato una leggera ipertensione arteriosa che aumentava un po’ troppo durante la prova sottosforzo.

E così di punto in bianco… niente certificato sportivo, stop alle corse e via diritto dal cardiologo!

Fine della prima puntata… alla prossima!

Tutte le puntate: