Le Mele della Pace 2009: il racconto

foto Mele della Pace by movimento-shalom

Come ho scritto nel post della settimana scorsa ho partecipato all’iniziativa “Mele della Pace” del Movimento Shalom, andando per una mezza giornata a vendere le mele in un supermercato dell’hinterland fiorentino (qui potete leggere il mio post con gli scopi della manifestazione). Io e altri volontari abbiamo offerto educatamente, ai clienti del supermercato, un sacchetto da 2 kg di mele stark al costo di 5€ che sono stati devoluti per la costruzione di un centro di formazione professionale in Congo. Nonostante la crisi, la generosità delle persone è stata tangibile e nel periodo in cui sono stato presente io (circa 3 ore e 1/2) abbiamo venduto circa 100 sacchetti di mele per un ricavo di 500€ (la vendita è poi proseguita nel pomeriggio).

Stare all’uscita del supermercato a vendere le mele è stato anche un buon punto di vista sulla nostra società ai tempi della crisi e perciò vi metto alcune banali riflessioni personali. Prendetele così come sono… come delle curiosità… senza pretesa alcuna…

I più generosi sono gli anziani e le persone semplici.

Le persone che si sono fermate e che hanno comprato le mele sono state in gran parte anziane e per lo più persone semplici. Magari avranno avuto anche la pensione minima, qualche acciacco dovuto all’età, ma il cuore è rimasto grande e di fronte alla solidarietà e alla miseria non si sono tirate indietro e hanno contribuito a questo gesto di generosità. Ad essi vanno aggiunte diverse famiglie con bambini che magari hanno voluto dare il buon esempio ai figli. Abbiamo poi trovato un ragazzo del Movimento Shalom che, dopo aver comprato le mele,  ci ha raccontato di avere 3 adozioni a distanza e una parente che attualmente sta lavorando in Burkina Faso. E’ col cuore e col pensiero rivolto ai ragazzi del Congo che ringrazio tutte queste persone.

Chi non ha comprato le mele

E’ logico che la maggior parte delle persone non abbia comprato le mele ma è curioso vedere come si sono comportate queste persone quando ci incontravano. Possiamo dividerle in due gruppi:

  • Gli scocciati e gli indifferenti.

In questa categoria rientravano (purtroppo) la maggior parte dei quarantenni e cinquantenni: ci osservavano da lontano e cercavano in tutti i modi di svicolare per non incontrarci. Faccio presente che noi non inseguivamo o importunavamo nessuno, stavamo lì con un sacchetto in mano davanti all’uscita e al massimo dicevamo: «Buongiorno, le interessa un sacchetto di mele per un’iniziativa di solidarietà?» Alcuni tiravano a diritto dicendo di no o semplicemente facendo finta di non averci visto (con tutte le locandine che avevamo affisso era impossibile non vederci). Altri telefonavano (veramente o per finta) o spippolavano sul cellulare ed infine altri ancora leggevano e rileggevano lo scontrino della spesa: qualcuno si è fatto tutto il corridoio  del supermercato leggendo lo scontrino, nemmeno che fosse un romanzo.

  • I “mi scusi ma non posso”

In tanti si sono scusati con le motivazioni più varie e sinceramente non sono stato ad indagare se erano vere o meno, però alcune erano veramente fantasiose. Vi metto le scuse più buffe e frequenti e, fra parentesi, quello che ho pensato nella mia testa ma che non ho detto (la lingua in realtà rispondeva… «Grazie lo stesso, buona giornata»):

«Sono allergico alle mele» («Avete mai sentito dire di qualcuno che è allergico alle mele? E se al posto delle mele avessimo venduto dei cacciaviti  saresti stato allergico anche ai cacciaviti?»)

«Le ho già prese da voi la settimana scorsa»(«Veramente è la prima volta quest’anno che veniamo in questo supermercato.»)

«Le ho già comprate nel supermercato: se lo sapevo le avrei comprate da voi» («Ma tutte le locandine appese ovunque non si vedevano proprio? Comunque la capisco, visto che il supermercato ha le mele identiche alle nostre in offerta speciale»)

«Ho finito i soldi» oppure «Ho pagato la spesa col bancomat» («Non pretenderete mica che 4 volontari mettano su una linea bancomat per vendere qualche mela per beneficenza? Noi facciamo beneficenza al Congo non alle banche. »)

«Ho pagato le bollette e mi sono rimasti solo pochi soldi per fare la spesa»(«Signora la capisco, anch’io ho pagato la bolletta del telefono proprio ieri sera!»)

«Guardi faccio i salti mortali per arrivare a fine mese e non ho soldi per voi» («Purtroppo abbiamo proprio scelto il giorno sbagliato per la vendita: il 31/10… proprio la fine della fine del mese… Ma la felpa firmata  che indossi e che costa più di 150€  l’hai per caso comprata ad inizio mese?»)

«Li volete due barattoli di fagioli, ve li do volentieri?» «Signora, si sta sbagliando. noi non siamo il banco alimentare… loro verranno nelle prossime settimane… se le vuole, noi vendiamo delle mele!» (Questo l’ho detto veramente ad un’anziana che ci ha confusi col banco alimentare ma che mi ha fatto comunque tanta tenerezza).

A parte queste mie considerazioni un po’ stravaganti, è stata una bella esperienza: ho dedicato una mattinata ad una causa giusta, ho conosciuto persone interessanti e mi sono pure divertito! Prima di tornare a casa mi sono comprato anch’io due sacchetti di Mele che sto mangiando in questi giorni…sono squisitissime… d’altra parte hanno il sapore della pace!!

p.s. La vendita continua anche nel prossimo week end. Cercate le mele della pace nei supermarket e nelle piazze della Toscana.