Un libro: “I mercanti dello spazio” di Frederik Pohl e C.M. Kornbluth.

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E’ da quando ero adolescente che non leggevo libri di fantascienza e quest’anno, vista una promozione in un supermercato, mi sono comprato due libri da leggere in vacanza…

Uno di questi è “I mercanti dello spazio”, scritto da Frederik Pohl e C.M. Kornbluth ed è un libro bellissimo ed interessantissimo, perchè si occupa di questioni relative alla pubblicità e al consumismo. La storia è avvincente e piena di cambi di scena, tanto che il libro si legge tutto d’un fiato, ma sono soprattutto l’ambiente e le tematiche affrontate che sono attualissime.

Il mondo è dominato da due corporation pubblicitarie in lotta fra di loro (la Fowler Schoken Association  e la Taunton’s) e il consumismo è così spinto che le pubblicità vengono stampate direttamente sull’iride dei consumatori. Mitchell Courtenay, il protagonista, è un pubblicitario della Fowler Schoken Association e deve creare una campagna pubblicitaria per invogliare l’umanità a trasferirsi su Venere (dove in realtà si vive in condizioni molto dure…). Le attività delle due corporations sono contrastate dal gruppo degli “Indietristi”, una comunità segreta e sovversiva che vuole bloccare la folle corsa al consumismo per tornare a modi di vita e valori del passato. Da qui si dipana tutta l’azione che porterà il protagonista a diventare un semplice consumatore, bombardato dalle pubblicità che anche lui ha creato e schiavo dei bisogni indotti dalle multinazionali.

Vi lascio tre esempi per capire i temi affrontati:

  • Il Caffeissimo è un caffé lanciato da una di queste multinazionali con una grande campagna pubblicitaria ed è caratterizzato dalla presenza di alcuni milligrammi di un alcaloide, che non è pericoloso, ma che crea una dipendenza. I consumatori rimangono così legati a vita al prodotto, tanto che è molto più costoso disintossicarsi che comprare una nuova confezione di Caffeissimo.
  • Il protagonista, quando cade in disgrazia,  viene mandato a lavorare alla Chlorella, una ditta in cui viene prodotta la carne di pollo senza usare i polli, ma attraverso una massa informe di carne chiamata “Polletto” che viene “nutrita” di alghe e che cresce lievitando. Una situazione assurda che ricorda da vicino una situazione reale di studi per la creazione delle bistecche in coltura che è stata affrontata anche dal blog di Gianna Ferretti in questo post dello scorso 25 Agosto “La bistecca dal laboratorio al piatto“.
  • Infine i contratti di lavoro e le condizioni di vita dei dipendenti alla Chlorella sono tali  che più i dipendenti lavorano e tanto più si indebitano con la ditta, facendo in modo da essere sempre obbligati a lavorare in uno stato di semischiavitù da cui non potranno mai liberarsi.

Ma la cosa più curiosa e preoccupante è che questo libro è stato scritto nel 1953 e tranne alcune piccole fantasie ed eccezioni, dipinge un mondo troppo simile al nostro.

*** foto by unpodimondo