Beijing 2008: le mie olimpiadi…

Come tanti italiani sono appena rientrato dalle ferie  e sinceramente vi confesso che gli ultimi post che sono stati pubblicati sul sito erano stati programmati prima della mia partenza per le vacanze estive. Per questa ragione il blog non si è occupato dell’attualità delle ultime settimane ma cercherò di rimediare subito con una piccola riflessione sulle Olimpiadi di Pechino 2008.

Ho seguito i giochi olimpici durante le vacanze e, a parte qualche giorno passato davanti alla tv di casa, li ho visti prevalentemente nelle camere di albergo in Italia e Francia e li ho letti, un po’ sulla “Gazzetta dello Sport” e un po’ su “L’Equipe”. Premetto anche che nei giorni di ferie la mia attività principale era riposarmi e andare a giro e perciò non ho visto tutte le gare ma ne ho viste abbastanza per postare alcune semplici riflessioni…

1. L’olimpiade: un evento globale…, molto ma molto locale.
La storia che l’Olimpiade è un evento globale è forse vera per gli spettatori che partecipano dal vivo alle competizioni. Purtroppo quello che ci fanno vedere le televisioni è molto, ma molto locale… direi quasi al limite del provincialismo… A parte alcuni grandi eventi di risonanza mondiale (il nuoto di Michael Phelps, le corse di Usain Bolt e il basket degli USA) per il resto le tv hanno fatto vedere soltanto gli atleti delle proprie nazionali e non hanno mostrato, più in generale, tutte le competizioni… In Italia si vedevano solo le gare degli italiani e in Francia solo quelle dei francesi. Più che un olimpiade di qua dalle Alpi sembrava “Italia contro il resto del mondo” e di là dal Monte Bianco sembrava “Francia contro il resto del mondo”. Sicuramente in Italia non si è vista la pallamano o il ciclismo BMX  che imperavano in Francia (e infatti i Francesi hanno vinto l’oro) e molto probabilmente in Francia non hanno visto le molte competizioni di tiro viste in Italia. Sulla marcia dei 50 km mentre le tv italiane mostravano l’arrivo trionfante di Alex Schwarzer i francesi hanno polemizzato per ore sul ritiro al 33mo km del loro atleta (vicecampione mondiale) Yohann Diniz senza dire chi era il vincitore della gara. Molto probabilmente sia gli italiani che i francesi hanno visto pochissime delle 51 medaglie d’oro vinte dai cinesi.

2. Le tv e i giochi: tutto il mondo è paese (purtroppo)

Ho seguito i giochi su vari canali televisivi (Raidue e Raisport più in Italia, France2, France3, Canalplus e Eurosport in Francia) e devo dire che in ogni caso è stata un’esperienza deludente. Su Raidue e Raisport ho visto telecronache in cui i commentatori parlavano di gare che non si vedevano perchè le telecamere inquadravano altri concorrenti (es. ginnastica), oppure gare che venivano interrotte sul più bello per passare ad altro, senza il minimo rispetto per i telespettatori oppure gare che, appena trasmesse su Raidue, venivano immediatamente replicate su Raisport mentre ci sarebbe stato da vedere molto altro in diretta. Anche in Francia la situazione era simile: talvolta la stessa gara veniva trasmessa da ben 3 canali contemporaneamente di cui uno (di solito France 3) in differita anche di mezz’ora e oltre. L’unico vantaggio della tv francese, rispetto alla tv italiana, era la mancanza o almeno la presenza ridotta del salottino tv dei commentatori. Uno o al massimo due commentatori per legare un evento all’altro in modo veloce e asciutto, al contrario dei nostri salottini pieni di commentatori che sbrodolavano parole su parole. Alla fine i canali più divertenti sono stati quelli di Raisport in streaming sul web senza nessun commento: oltre al rumore di sottofondo del pubblico potevi vedere la scherma sentendo benissimo il rumore delle lame che si incrociavano, il tennis tavolo col rumore delle palline e il nuoto col suono dell’acqua mossa dagli atleti. Nel caso della ginnastica ritmica e del nuoto sincronizzato si poteva sentire la musica di accompagnamento degli esercizi senza nessuno che ci parlasse sopra… insomma era quasi come essere negli impianti.

3. Gli atleti italiani: evviva gli sconosciuti che si sacrificano…
Infine il mio personale giudizio sui risultati degli italiani. Hanno vinto coloro che hanno saputo sacrificarsi e soffrire lontano dai riflettori, dalle lusinghe dei media e dai soldi degli sponsor. Ha vinto la scherma, il judo, il tiro a volo e con l’arco, il canottaggio, la boxe, la canoa, il takewondo, la vela, la lotta. A parte le due medaglie nel ciclismo e le due nel nuoto femminile, per il resto gli sport maggiori sono tornati a casa senza medaglie. Anche nell’atletica gli unici successi sono venuti dalla marcia, la sorella più povera e più faticosa fra gli sport dell’atletica.

Prendete i giornali e i programmi tv apparsi prima dei giochi: coloro che erano sempre in copertina sono tornati a casa con le pive nel sacco. Coloro che erano onnipresenti negli spot tv, fotografati nelle pubblicità più varie, protagonisti del gossip e oggetti di copertine, al pari di fotomodelli, sono tornati a casa con la coda fra le gambe. Gente che appena ha visto un po’ di notorietà e di soldi facili ha perso il gusto per il sacrificio e l’allenamento. Secondo il mio modesto parere il simbolo di questa sconfitta è stato Andrew Howe, uno che prima delle olimpiadi era ovunque (dagli spot a Vanity Fair) e che poi non ha nemmeno superato le qualificazioni, mettendo in pratica lo spot del Kinder Bueno, quello del famoso dialogo:
– “Ma tu sei Andrew Howe il campione di salto in lungo… e dove stai andando?”
– “A Pechino”
– “In vacanza?”
– “Speriamo de no!”
Mi dispiace, Andrew, lo spot ti avrà riempito di soldi ma ti ha anche portato male…!