I ching

Foto "Figure Skating Queen YUNA KIM" by { QUEEN YUNA } - flickr
Foto “Figure Skating Queen YUNA KIM” by { QUEEN YUNA } – flickr

Alcuni giorni fa ho partecipato ad una interessante e divertente serata dedicata all’ “I ching”. Detto in parole povere “I Ching” è quella serie quei segni neri, formati da righe intere e spezzate, che si trovano nella bandiera della Corea del Sud. La loro origine risale al “Libro dei Mutamenti” scritto in Cina prima del 1.000 a.C. e la cosa curiosa, almeno per me che sono informatico, è che si tratta della prima numerazione binaria al mondo, composta da due soli valori: la riga intera (yang) e la riga spezzata (Yin), analoghi allo 0 e 1 del sistema binario, su cui si basa tutta l’informatica. Per capire quanto i cinesi fossero avanti rispetto agli europei basti dire che la numerazione binaria de “I Ching” fu introdotta in Europa da Leibniz nel 1697 ma fu riscoperta e ristudiata da George Boole soltanto a metà dell’Ottocento e infatti gli operatori di logica binaria, che qualsiasi studentello di informatica conosce, prendono il nome di “booleani”.

I cinesi combinarono gli elementi “I ching” a gruppi di tre chiamandoli “trigrammi”, dando origine alla tabella sottostante.

Trigrammi
qián Cielo 天
kūn Terra 地
zhèn Tuono 雷
kǎn Acqua 水
gèn Monte 山
xùn Vento 風
Fuoco 火
duì Lago 泽

Se andate a vedere i quattro trigrammi sulla Bandiera della Corea del Sud significano: Cielo Acqua, Terra e Fuoco. L’abbinamento agli elementi della Natura era dovuto al fatto che in origine (ricordo che siamo prima del 1.000 a.C.) i trigrammi venivano usati per fare le previsioni meteorologiche. La tradizione taoista e successivamente anche quelle confuciane e buddiste hanno poi unito i trigrammi due a due in esagrammi che, incrociati tra di loro creano una matrice con 64 combinazioni diverse. Il passo successivo è stato quello di attribuire ad ogni combinazione un significato soprannaturale fino a farle diventare un modo per interrogare gli spiriti, tanto che molte scelte degli imperatori cinesi venivano  prese dopo aver consultato “I ching”, così come gli imperatori romani consultavano il volo degli uccelli o gli etruschi le viscere degli animali.

Come prevedibile la seconda parte della serata si è trasformata da storico-culturale nella spiegazione dei metodi di divinazione tramite “I ching”. Alcuni metodi, tipo il lancio di monetine, rimangono ancora in un ambito che chiamerei semi-scientifico, nel senso che chi come me ha studiato il calcolo combinatorio, quello delle probabilità e un po’ di statistica sa che c’è della matematica molto seria perfino nella casualità, come può trovarsi nell’estrazione dei numeri del lotto, nel lancio delle monetine, nel tirare fuori da un sacchetto un certo numero di palline di colori diversi o nel calcolare i premi delle assicurazioni. Addirittura Carl Gustav Jung, proprio basandosi su “I ching”, studiò la casualità applicata alla psiche e all’inconscio da cui poi trasse la teoria della Sincronicità.

Altri metodi presentati, tra cui quello del Susino in fiore, basato su parole prese più o meno a caso e trasformate in numeri, erano più da Mago Otelma o da Amelia la fattucchiera che ammalia… tanto che  la serata è finita in richieste di previsioni su “amore”, “denaro” e “salute”…

In ogni caso, tenuto conto che la compagnia era divertente e che l’alternativa sarebbe stata da spiaggiamento sul divano con “The Voice” alla tv, è stata una serata piacevole e istruttiva.

Per approfondire (e io visto che son curioso lo farò):

8 pensieri riguardo “I ching

  1. Be’, c’è tutta una branca della matematica moderna (la teoria del caos) che si occupa appunto di tutti quei fenomeni che obbediscono apparentemente al caso. Ed è una branca anche piuttosto affascinante.

    Il metodo che era più utilizzato per consultare l’I-Ching, per altro, non si serviva delle monetine, né di susini o altri alberi in fiore (tra l’altro a me le susine piacciono parecchio): molto semplicemente, si chiudevano gli occhi e con un pennellino si facevano sei righe di puntini su un foglio, facendone abbastanza da perdere il conto; poi i puntini di ogni riga venivano uniti a due a due con una linea. Se si riusciva ad unirli tutti (quindi, se il numero di puntini era pari) si segnava una linea continua; altrimenti (numero di puntini dispari) una linea “interrotta”. Ripetuto il procedimento per sei volte, si aveva un esagramma da interrogare.

    Il metodo, mi duole dirtelo ;-), non l’hanno “inventato” i cinesi: già i greci utilizzavano un metodo simile per prevedere il futuro, facendo i punti, invece che sulla carta, con un bastone, sulla Terra. Infatti questo metodo per prevedere il futuro prende il nome di geomanzia (da geo, terra, e manzia, previsione o qualcosa del genere).

    Il mio idolo Mariano Tomatis ne aveva tratto un bel gioco di prestigio eseguibile “a distanza”.

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    1. Il relatore alla serata spiegava che “Il libro dei mutamenti” è dato per scritto nel 1.000 avanti Cristo ma gli studiosi ipotizzano che i materiali che comprende siano più antichi, formatesi fra il 1.600 e il 1.000 avanti Cristo… Come vedi fra cinesi e greci se la giocano… più o meno sono contemporanei.
      Sulle modalità per consultare “I ching” sia il relatore che Wikipedia sostengono che i metodi storici tradizionali siano il lancio delle monetine e i 50 steli di Achillea millefoglie (non mi dilungo: su Wikipedia sono descritti con precisione e calcolo delle probabilità). Da nessuna parte ho trovato l’uso di unire i puntini stile “…trova il disegno della Settimana Enigmistica”.
      Il metodo del Susino in fiore, descritto dal relatore alla conferenza, invece si basa sulla numerologia: non saprei ne’ quando è nato ne’ descriverlo in dettaglio ma è trattato in questo libro (che io non ho e non ho letto): Da Liu “I King e la Numerologia” Astrolabio editore.
      Per il resto io sono molto ignorante: era la prima volta che imparavo qualcosa su “Iching”…

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  2. Molto interessante, il popolo cinese è sempre stato molto avnati rispetto a tutto il resto del mondo. Alcune tradizioni a noi molto strane, probabilmente hanno uno scopo molto elaborato e preciso che noi non possiamo comprendere.

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    1. Mi sono avvicinato un paio di anni fa alle tradizioni cinesi grazie alla pratica del daoyin e… mi si è aperto un mondo! Sono entrato in punta di piedi cercando di raccogliere solo delle bricioline di conoscenza. In effetti è tutto molto elaborato e difficile da capire per noi occidentali…

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