Foto “fan tai ji quan, Anyang, China” by V.T. Polywoda – flickr
Scusatemi se sono assente e se soprattutto non ho risposto a tutti i commenti degli ultimi quattro articoli del blog. La scorsa settimana è stata piuttosto impegnativa perchè, oltre ai vari impegni familiar-lavorativi, ho dedicato tutto il week-end alla pratica del Daoyin e Taijiquan, grazie ai seminari tenuti a Firenze dal maestro cinese Zhang Jian. Come potete capire ho dovuto e dovrò incastrare gli altri impegni nei restanti giorni ma d’altra parte l’occasione era irrinunciabile…. Il maestro Zhang Jian è il maggior esponente mondiale del Daoyin, nipote ed continuatore dell’opera di Zhang Guangde, professore dell’Università di Pechino che ha studiato e raccolto le antiche tecniche daoyin dando origine al daoyin yangsheng gong (esercizi di nutrimento vitale daoyin).
Abbiate pazienza ma, per un principiante assoluto come me, è stata un occasionissima… E’ come se un ragazzino che pratica calcio o atletica avesse l’occasione di allenarsi con Leo Messi oppure con Usain Bolt. E siccome nei seminari c’era anche una bella fetta di teoria, è stato anche un po’ come andare a lezione di scienze direttamente da Einstein, a musica da Mozart, oppure al catechismo da Papa Francesco o dal Dalai Lama (a vostra scelta)…
Logicamente se oggi dovessi ripetere cosa ho capito o rifare da solo gli esercizi che abbiamo provato… sarei una frana assoluta! In ogni caso è stato molto bello e affascinante e, a parte il freddo patito ieri in palestra, sono tornato a casa con 27 pagine di appunti sulla mia Moleskine che dovrò riordinare al più presto… il che potrebbe aumentare ulteriormente la mia latitanza sul blog! Prometto comunque che prima di fare altri post risponderò a tutti i commenti!
Per i curiosi: questo è uno degli esercizi provati nel week-end… ma questi non siamo noi. Noi nell’abbigliamento eravamo molto più casual…
Un vecchio video del professore Zhang Guangde che spiega l’esercizio precedente al nipote Zhang Jian. So che a voi non interessa, ma faccio un uso personale del blog per avere il video a portata di mano (anche se avviso eventuali interessati che mancano delle parti intermedie)
In un periodo come questo credo che ci sia tanto bisogno di buone notizie. Purtroppo, mentre i media ci inondano a tutte le ore di quelle cattive, quelle buone vanno cercate col lanternino… Ad esempio, quanti sanno che lo scorso 7 Novembre Ebola è stata dichiarata completamente debellata in Sierra Leone? Io l’ho scoperto alcuni giorni fa da questo breve comunicato di Gino Strada su Facebook…
Giorno di festa in Sierra Leone: oggi il Paese é stato ufficialmente dichiarato “Ebola free”, questa epidemia è finita.EMERGENCY ha contribuito in modo determinante a questo risultato. Grazie a tutti coloro che lo hanno reso possibile, assumendosi responsabilità e rischi in un lavoro massacrante durato più di un anno.
E siccome in questi casi è giusto festeggiare, godetevi questo bel video fatto dalla BBC e dalla Smac, un consorzio di associazioni di volontariato inglesi e della Sierra Leone. Commuove e fa bene al cuore… e non è poco, soprattutto di questi tempi!
E’ difficile scrivere sugli attentati di Parigi, soprattutto da quando si è aperto in tv e sui giornali il circo degli opinionisti, di alcuni dei quali sinceramente ne avremmo fatto a meno: tanto per fare alcuni esempi D’Alema, Gasparri, Belpietro e perfino la D’Urso.
L’unico che mi è parso sincero è stato Papa Francesco quando, intervistato telefonicamente da Tv2000 Sabato mattina, non ha fatto che ripetere più volte la frase: «Non è umano». Non credo ci sia altro da aggiungere se non che sono ancora troppe le cose che «Non sono umane»… Non sono umani i terroristi che si fanno saltare in aria e uccidono tanti innocenti e non sono umani i droni americani che bombardano un ospedale di Medici senza Frontiere. Non è umano uccidere i bambini in Ucraina e nemmeno in Siria perchè le bombe non sono mai giuste. Non sono umane le guerre e guerriglie sparse per il mondo: dalla Somalia alla Cecenia, dalla Nigeria all’Iraq, dal Pakistan al Sudan. Insomma, non francesizzerò la mia foto su Facebook se non mi metteranno a disposizione anche le bandierine degli altri popoli che nel mondo sono sotto le bombe!
Mi sono chiesto più volte cosa fare in questi momenti. E’ inutile dire che tutto sarà come prima, perchè non è vero. Quante persone fino a pochi giorni fa sono state all’Expo? Ci ritornerebbero oggi se fosse ancora aperto? Mia figlia venti giorni fa è andata al Forum di Assago a vedere gli European Mtv Award. Se li rifacessero oggi non so se ce la manderei: forse si, ma poi non ci dormirei la notte… Immaginatevi dunque come sono contento che Firenze, i prossimi 26 e 27 Novembre 2015, ospiti il vertice Nato regalatoci dal nostro caro ex-sindaco…
Se il post finisse qui ne uscirebbe una tragedia totale e invece ho avuto la fortuna di imbattermi in un bell’articolo di Jacopo Fo, pubblicato su Cacao 4 giorni fa, intitolato “Servono più pacifisti sulle barricate!“. Dopo aver elencato tutti i mille motivi per essere tristi e preoccupati, Jacopo Fo riesce anche ad elencare pochi ma eccellenti motivi di speranza per gli anni a venire… Se avrete la pazienza di leggerlo tutto, scoprirete che perfino i nostri/vostri blog, se usati in modo intelligente, sono mezzi che portano verso un futuro di pace e sviluppo e che le barricate su cui i lavorano i nuovi pacifisti sono molto particolari. Hanno i nomi di migliaia di onlus, di gruppi d’acquisto solidali, di ciclofficine, di coloro che si occupano di fotovoltaico e ambiente, di bookcrossing, di wikipedia, di linux, di commercio e finanza equosolidali, dei contadini di genuinoclandestino e di molte altre piccole attività lavorative e/o di volontariato che vanno verso un’economia solidale e collaborativa…
Insomma, quando con i nostri/vostri blog condividete informazioni e buone pratiche per il bene comune (postare stupidi insulti o foto di gattini non vale) state lavorando per la pace e contro il terrorismo perché, come diceva Tiziano Terzani
[…] il problema del terrorismo non si risolverà uccidendo i terroristi, ma eliminando le ragioni che li rendono tali. […]
Per chi non lo conoscesse il Vernacoliere è un mensile satirico pubblicato a Livorno, noto ben oltre i confini regionali perchè è una specie di Charlie Hebdo che non le manda a dire, anzi spesso ci va giù bello pesante. Basti pensare che nel sottotitolo si definisce “mensile di satira, umorismo e mancanza di rispetto”. Inoltre pare che sia uno dei pochi giornali che fin dalla sua fondazione (1982) non ha mai ospitato nessuna pubblicità.
Dalle mie parti anche chi non lo legge, si sofferma davanti alle edicole per una sbirciatina alla locandina, giusto per farsi due risate… Ora, immaginatevi questa scena dei giorni scorsi. Edicola fiorentina con fuori le locandine dei giornali più famosi: La Nazione, La Repubblica, Il Corriere fiorentino. Tutte identiche: tutte con gli stessi titoloni e con le stesse fotografie di Papa Francesco in visita a Firenze… Per tre giorni il papa ha imperversato, scalzando dalle locandine perfino la Fiorentina in testa al campionato!
Nel bel mezzo di tutte quelle locandine “religiose”, sbucava lui: il dissacrante Vernacoliere che si presentava così… Mi sono buttato via dal ridere!!!!!
Locandina del numero di Novembre 2015 tratta dal sito de “Il Vernacoliere”.
Liberacompie Venti Anni e nel prossimo week-end aspetta tutti in molte piazze d’Italia per festeggiare con l’iniziativa “E tu di che pasta sei?“. Ai banchini, con un offerta di 8€, si potrà ricevere 1kg di spaghettoni artigianali fatti col grano coltivato nei terreni confiscati alle mafie, gestiti dalle cooperative di Libera Terra e dai produttori che ne condividono il progetto di riscatto da ogni forma d’illegalità. Tra l’altro, essendo la confezione degli spaghettoni molto carina, potrebbe essere un’idea per comprarne più di una e magari metterla da parte per regalare a qualcuno il prossimo Natale…
A questo link(in continuo aggiornamento) trovate tutte le piazze Italiane che ospiteranno i banchetti.
Se poi volete gustare gli spaghettoni in una cena particolare rimangono un paio di eventi nati dalla collaborazione fra Libera e il Social Eating di Gnammo i cui membri, nel mese di Ottobre hanno organizzato delle cene a favore di Libera. Rimangono una cena stasera a Pagani e una domenica prossima a Roma… (A questo link tutte le informazioni)
Locandina Trofeo Bruno Bertoletti dal sito dell’Avis – Firenze
Ho iniziato il mese di Novembre partecipando al Trofeo “Bruno Bertoletti” che si è tenuto nel giorno dei Santi. Adesso che non sono tesserato per nessuna società sportiva e non ho velleità di classifica ho il piacere di scegliere dove andare a correre nella massima libertà e se posso preferisco gare a scopo benefico, perchè mi piace scegliere a chi dare i miei soldini… In parole povere preferisco che le mie iscrizioni finiscano all’Avis (come in questo caso), a Emergency, al Telethon o a qualche missionario piuttosto che a grandi gruppi editoriali come la Gazzetta dello Sport della “Color run” o a Radio Deejay della “Deejay ten”… E poi il percorso era bellissimo: davvero uno dei più spettacolari che si trovino a Firenze. Partenza dal Piazzale Michelangelo, discesa per il Viale dei colli, risalita dal Viale di Poggio Imperiale e bel percorso sulle strade di Arcetri e Pian dei Giullari con scorci su Firenze da un lato e sulle prime colline del Chianti dall’altro. Basti pensare che si corre in uno dei luoghi più “in” di Firenze, fra ville che nei secoli hanno ospitato decine di personaggi famosi: da Galileo Galilei fino a Giovanni Spadolini…
Domenica scorsa invece mi sono voluto togliere uno sfizio e ho voluto provare un lungo, per vedere se e quanto riuscivo a stare sulle gambe. Ho preso la scusa di andare a cercare il numero di telefono di un produttore di kiwi biologici che si trova sul percorso e mi sono fatto la pista ciclopedonale dal Parco delle Cascine di Firenze al Parco dei Renai di Signa. Pur essendo freschino non mi sono vestito pesante perchè a Firenze c’era un bel sole… Peccato che a metà strada sono finito in un nebbione umido che mi ha accompagnato dalla Stazione di San Donnino fino ai Renai e viceversa, per poi ritrovare il sole nell’ultimo pezzo di strada. Nonostante ciò ho continuato, ho perfino scambiato due chiacchiere correndo a fianco di un amico che andava in bici e sono tornato a casa non particolarmente stanco… Alla fine sono venuti fuori 22 km corsi tranquillamente in 2 ore e 22 minuti. Chi lo racconta adesso a mia moglie che lo scopo non erano i kiwi ma un volantino di una mezza maratona che mi è capitato fra le mani e che si terrà più o meno fra un mese?
Una delle mie attività in ufficio è la manutenzione di tutti i pc dei miei colleghi e non c’è niente di meglio, per lavorare su un computer altrui, che il proprietario sia fuori dalle scatole, …meglio ancora se è in ferie. A tal fine il mio collega A. ha predisposto una query che, controllando le persone che non hanno timbrato il cartellino, ci fa l’elenco degli assenti in giornata e ci consente di programmare eventuali lavori…
Oggi abbiamo raddoppiato la RAM ai pc di una quindicina di colleghi che erano in ferie, quasi sicuramente a causa della visita di Papa Francesco a Firenze. Domani mattina, quando qualcuno si accorgerà che il suo computer va più veloce rispetto ai giorni passati, gli andrà spiegato che …non si tratta di un miracolo!
Alcuni mesi fa trovai in un outlet questa bella maglia da running invernale della Puma ad un prezzo davvero eccezionale. Rimasi meravigliato quando, girando l’etichetta, scoprii che era una maglia ufficiale della federazione d’atletica leggera svedese (Svensk Friidrott).
strana etichetta – by unpodimondo
Rimasi molto più esterrefatto quando lessi il retro dell’etichetta arancione: “Wash this when dirty“. Ne dedussi che a quel punto i casi non potevano che essere due: o gli svedesi non sono per niente amici delle saponette, oppure sono proprio permalosi… e questo spiegherebbe perché la maglia era in vendita in super offerta!
strana etichetta – by unpodimondo
Cercando su Google pare invece che si tratti di un’apposita strategia di marketing usata da molte ditte per non prendersi troppo sul serio e apparire più simpatiche. A me ricorda invece alcune battute che fanno certi capiufficio e alle quali, tu dipendente, devi ridere per forza… Spesso il confine tra simpatia e stupidità è proprio labile!
Foto “3th International Triennial of Ceramics Unicum 2015 – Ljubljana Slovenia” by unpodimondo – flickr
Nella precedente puntata eravamo rimasti alla visita del cardiologo dalla quale uscii col morale sotto terra! Dall’inizio di Ottobre eravamo già arrivati quasi a metà Dicembre 2014 e tutta la situazione mi aveva stressato parecchio, però avevo avuto anche il tempo per studiare e informarmi abbastanza sull’ipertensione. Delle prescrizioni del cardiologo alcune le avevo ampiamente previste (dimagrire e fare un sacco di controlli), altre me le immaginavo ma speravo di evitarle (smettere di correre sostituendo la corsa con le camminate), una proprio non l’accettavo (iniziare a prendere la pilloletta per la pressione).
Scarpe al chiodo.
Una settimana prima della visita della medicina dello sport che aveva scatenato tutto, mi ero comprato un paio di nuove e fiammanti scarpe da corsa Brooks Adrenaline. La prima cosa che feci le misi nella loro scatola e religiosamente le riposi nel ripostiglio con la promessa che le avrei usate solo se in futuro i medici mi avrebbero fatto correre di nuovo, altrimenti le avrei regalate a qualcuno. Per camminare nei successivi sei mesi sarebbero andate benissimo anche le vecchie scarpe: molto usate ma ancora portabili…
Pigliate ‘na pastiglia, siente a mme…
La questione della pastiglia era invece più seria. Avevo già studiato abbastanza per capire che la pillola sarebbe stata una strada senza ritorno, nel senso che quando inizi poi non puoi smettere più e che andando avanti nel tempo le pastiglie sarebbero aumentate fino ad arrivare all’età dei miei genitori e/o di mia suocera in cui diventano decine e potresti pranzare a pane e pasticche. Avevo anche capito che prima di cominciare con le pillole ci potevano essere diversi metodi per cambiare stile di vita e cercare di tenere sotto controllo la pressione senza farmaci e dentro di me sentivo che avevo dei margini sui lavorare. Però sia il cardiologo che il medico di base (soprattutto lui) non mi davano fiducia e insistevano che dovevo per forza iniziare con le pillole: d’altra parte la loro era la soluzione più veloce e banale che non implicava ne’ sacrifici ne’ il cambiamento dello stile di vita.
A livello familiare la vicenda fu alquanto dibattuta: c’eravamo da un lato io che non volevo prendere le pillole, dall’altro mia suocera e i miei genitori che in parole povere mi dicevano: «Non rompere le pa**e e prendi le pasticche come noi facciamo da una vita». Nel mezzo si piazzavano mia moglie e mia figlia che dovevano far fronte al mio stress e cercare un compromesso… Dopo diverse discussioni cedetti e iniziai a prendere la prima pillola: Atover. Al terzo giorno di pillola mi alzai e notai una macchia gialla all’indice destro: come uno scemo andai a lavarmi ma, struscia struscia, la macchia non veniva via. Tempo un’ora e avevo l’indice, il pollice e successivamente metà mano a chiazze di un bel giallo-ittero. I medici decretarono che ero allergico e mi cambiarono compresse. Per farla breve in quindici giorni me ne cambiarono tre tipi (Atover, Tareg e Triatec) tutte con esiti, almeno per me, devastanti: stanchezza, debolezza, nausea, giramenti di testa, senso di vuoto, agitazione. Insomma: con quelle pasticche io non ero più io. Ricordo che quando mi piegavo, che fossi in palestra a fare un esercizio di Daoyin o che mi stessi allaccando le scarpe, mi girava tutto e a volte faticavo a rialzarmi…
Alla fine mi presi le mie responsabilità e con l’appoggio di mia moglie, decisi di smettere le pastiglie e di comunicarlo al medico di base! Lui la prese proprio male e mi fece una paternale dove in sostanza mi disse che i miei sintomi non erano reali, ma tutti frutto della mia mente che rifiutava le pasticche…
Piano d’attacco all’ipertensione
Con mia moglie avevamo fatto questo ragionamento: visto che sarei dovuto tornare dal cardiologo dopo sei mesi dalla prima visita, tanto valeva provare per questo periodo a tenere bassa l’ipertensione senza farmaci! Se dopo sei mesi non ci fossi riuscito, sarei stato ancora in tempo a ricominciare con le pillole: in fondo se non avessi fatto la visita alla medicina dello sport sarei ancora all’oscuro di tutto!
E così mi misi in gioco e feci un piano d’attacco in quattro punti, accettando gli impegni e i sacrifici che tutto ciò avrebbe comportato. I punti, che analizzerò dettagliatamente uno per volta nelle prossime puntate, erano (e sono ancora) i seguenti: